Domani si vota per la Provincia, o meglio… votano quelli che siedono nei Consigli Comunali, i ‘grandi elettori’ chiamati a scegliere il nuovo Presidente e i 12 componenti del Consiglio Provinciale col bislacco metodo del voto ponderato in base alla dimensione di popolazione del comune che rappresentano. Vista la certa rielezione del candidato del PD, il presidente uscente Roberto Vasai, l’unico dubbio riguarda la composizione del nuovo consiglio che dovrebbe finire per essere composto da 7 o 8 componenti della lista PD, 3 o 4 della lista ‘civica’ legata alle forze di centrodestra che appoggia la candidatura del Sindaco di Bibbiena Bernardini, 0 o 1 della lista di centrosinistra non prettamente PD collegata a Vasai
Chi entrerà in consiglio?
Tutto sta a come votano i consiglieri comunali, i quali hanno la possibilità di esprimere una sola preferenza. Per la Valdichiana sono sei i nomi in lizza (due per ciascuna delle liste), ma sulla carta solo un paio dovrebbero avere delle chances: il vicesindaco di Castiglion Fiorentino Gianni Turchi, capolista della ‘civica’, e il foianese del PD Gabriele Corei
Il sistema del voto ponderato ovviamente premia il Comune di Arezzo, tant’è che se volessero gli aretini potrebbero monopolizzare il nuovo consesso (speriamo non lo facciano). Se non penalizza in modo grave Cortona e Castiglion Fiorentino (un voto di quei comuni vale un quinto di un voto aretino), massacra i comuni più piccoli (il cui voto vale fra un ottavo e un dodicesimo) e rende comunque incerta la presenza di un elemento della nostra vallata, eventualità che sarebbe auspicabile visto che le Province dovevano essere abolite, ma ancora esistono e hanno per ora conservate intatte le loro deleghe.
Sembra incredibile, ma a guardare bene tutto sarà quasi come prima, fatta eccezione per lo stipendio del Presidente. Alcuni dei nuovi consiglieri saranno infatti delegati come dei veri e propri assessori e gestiranno determinati settori con annesso ‘portafoglio’. Il loro ruolo, quindi, avrà una rilevanza notevole negli equilibri amministrativi locali
In assenza di elezioni democratiche l’unica speranza è che le segreterie di partito abbiano ragionato con logica e fatto bene i loro conti. C’è quindi da augurarsi che dentro al PD si siano messi d’accordo per dividere i voti in modo da offrire una rappresentanza equa di tutte le realtà locali e che se si è definito un qualche ‘patto’ di equità questo venga rispettato senza che nessuno, nel segreto dell’urna, preferisca abbandonarsi a logiche diverse, personalistiche o di corrente