“Passa il tempo sembra che non cambi niente” diceva in una delle sue prime canzoni Battiato, il documento del Consiglio Regionale sulla riconversione dell’ex zuccherificio di Castiglion Fiorentino da corpo a questa previsione. Al di là dei rulli di tamburi,che da destra e da sinistra hanno accompagnato quest’atto, di nuovo non c’è proprio nulla o meglio qualcosa ci sarebbe ma è un nuovo senza futuro. Dire che il progetto di riconversione deve tenere in conto le questioni occupazionali, la salvaguardia dell’ambiente, la bonifica dell’area è una banalissima ovvietà.
Non si è mai visto un imprenditore che dice “ Cari signori, vi presento un progetto che vuol ridurre l’occupazione, inquinare il territorio e distruggere il paesaggio!”. Le premesse dell’ordine del giorno sono dunque inutili, quella che conta è però la sostanza e qui si entra in un campo minato. Partiamo da alcuni dati certi: la Regione in maniera bipartisan, dalla Federazione della Sinistra al PDL passando per il PD, unica astensione quella dell’UDC, ha approvato un documento che sancisce che la centrale “sa da fare” tanto che il progetto verrà inserito nel nuovo Piano Energetico Toscano. Tradotto in italiano significa che la centrale a biomasse di Castiglion Fiorentino rientrerà dentro la programmazione regionale e quindi assumere valore di priorità strategica. Una cosa del genere dovrebbe far saltare sulla sedia, per motivi opposti, i lavoratori e i comitati anticentrale. State tranquilli, tutto questo avrebbe un senso se, dico se, vi fosse la reale volontà di mandare avanti il progetto. Da come si sono evoluti i fatti e dalle dichiarazioni a margine (il che non significa marginali) non mi sembra che questa sarà la via maestra verso la conclusione della vicenda. Istruttiva, in questo senso, è la lettura delle pagine di giornali degli ultimi mesi. Le cose non sono così piane come l’odg della Regione ed i suoi cantori vorrebbero far credere. La sintesi che era stata raggiunta, circa un anno fa tra Enti Locali, Azienda e Sindacati si fondava si di un progetto integrato che prendeva la costruzione della centrale in un luogo diverso da quello dell’ex zuccherificio, la realizzazione nell’area industriale dimessa di un campo da golf con annesso turistico/residenziale ed infine un’area produttiva che utilizzasse calore ed energia prodotti dalla centrale. Questa ipotesi ha subito nel corso del tempo una serie di attacchi all’arma bianca in particolare dall’IDV e dalla Sinistra radicale. Le motivazioni di una così netta ostilità? Ufficialmente le preoccupazioni per il consumo di suolo, il calcolo dei volumi da destinare al turistico/residenziale e meno ufficialmente gli ammiccamenti ai vari comitati di cittadini. La verità è che nessuno di questi partiti ha voglia di portare a conclusione il progetto, per cui si può votare tranquillamente un Ordine del Giorno sapendo già che parte con un piede zoppo. Non si può pensare diversamente quando per esempio l’IDV , dopo cinque anni di lunghe discussioni, chiede di tornare al sito originario (l’area della Nave) per realizzare la centrale. Si sa che questa eventualità non è gradita al Comune di Castiglion Fiorentino ed alla stragrande maggioranza dei castiglionesi, quindi è un modo surrettizio per mettere una pietra tombale sull’ipotesi centrale senza assumersene direttamente la responsabilità. Per non parlare della Sinistra radicale che attraverso i suoi esponenti provinciali ha sparato a palle incatenate contro biomasse e campi da golf, però in Consiglio Regionale vota un documento che, almeno formalmente, indica il progetto della centrale come strategico per la Toscana. Che zibaldone! Si tratta di capire se questa confusione sia subita, voluta o cercata. La verità è che fa comodo a parecchi non decidere.
Non si può dire no ad un progetto di centrale che rientra nei parametri che si è data l’Unione Europea per le rinnovabili, un progetto che riguarda una riconversione industriale e che bene o male porterebbe investimenti sul territorio. Ma al tempo stesso non si può dire di Si perché per un pugno di voti ormai si venderebbe la propria madre per farne pelle da tamburo, non si può dire di Si perchè per certe forze politiche una volta finito il mito dell’ideologia e per altre, in prospettiva esaurito l’antiberlusconismo, non rimane che cavalcare tutte le onde per giustificare la propria esistenza. Il problema è che fino a quando questa discussione si limita al dibattito nell’arena politica non vi sono danni collaterali, quando tutto questo si trasferisce nelle istituzioni e nel governo si arriva alla paralisi. La questione sia chiaro non è dire per forza si, anche un noi serio e motivato può aprire nuove prospettive. Purtroppo ancora una volta il vincitore è l’immobilismo, prevalgono quelli che qualcuno ha definito champagne environmentalists che ne stanno chiotti nelle loro ville in collina e vedono scorrere il destino delle persone come Giove dall’Olimpo. Gli stessi che oggi sponsorizzando la nuova conservazione, mascherata da progresso, condizionano una parte del destino della nostra regione, con un PD largamente maggioritario che non riesce a mettere un argine. Dalla vicenda SADAM rischiano di uscire parecchio penalizzati i lavoratori ma anche tutta la comunità regionale che mostra, sulle grandi scelte, dall’energia alle infrastrutture, di non essere in grado di prendere con risolutezza una strada. Vedremo se a Settembre, perché questo è il limite che si è data la Giunta per riferire in Consiglio Regionale, queste mie previsioni saranno confermate.
IL SANSEVERO