Chi non segue il calcio, non sa cosa possa voler dire questa data…chi invece lo segue, ne conosce perfettamente il significato, in particolar modo tifosi laziali e, ahimè, juventini. Quel 14 maggio del 2000 fu il giorno dell’alluvione, penso che nemmeno Noè con la sua arca sarebbe riuscito a sopravvivere a cotanta acqua!!!!!!! Quel giorno, con un mio amico, ex compagno liceale, avemmo la brillante idea di andare allo stadio Renato Curi per festeggiare lo scudetto in quella che avrebbe dovuto essere una mera formalità.
A dire il vero, i biglietti ce li eravamo procurati già da qualche giorno…e maledetto sia quel giorno!!!!!!! La partita si giocava alle 15, se non ricordo male, e terminò alle 18, più o meno…penso nemmeno una partita di basket con i tempi supplementari sarebbe potuta durare più a lungo.
La nostra avventura, quel giorno, iniziò verso le 10e30. Partimmo da Piazza Signorelli con la mitica Panda, mi pare, 750, color verdolino. C’era un sole che spaccava le pietre, finestrini abbassati e radio a tutto volume con gli 883, pensate un po’!!!!!! Non riuscivamo a contenere ottimismo ed entusiasmo, l’emozione di vedere la nostra squadra dal vivo vincere lo scudetto superava qualsiasi altro sentimento.
Ce la prendemmo con calma, arrivammo dopo circa un’oretta, parcheggiammo nei pressi dello stadio e ci incamminammo verso una delle tante biglietterie. Superati senza problemi i controlli di rito, anche perchè non avevamo e non abbiamo un aspetto delinquenziale, entrammo allo stadio, curva sud, quella riservata ai tifosi ospiti, verso le 12e30. Il sole, ripeto, spaccava le pietre, c’erano ragazzi a torso nudo, c’erano i soliti gruppi organizzati che chiedevano soldi, a dir loro, per la nostra squadra, c’erano padri con figli, gente di tutti i tipi. Quando mancava circa un’ora e poco più all’inizio della partita, vennero i bianconeri sotto la nostra curva…mi ricordo ancora il saluto di quel maledetto pippone di Van der Sar…avessi avuto qualsiasi cosa fra le mani, avrei mirato e sarei stato più preciso di un cecchino, almeno lui non ci sarebbe stato in porta!
Alle 15 iniziò la partita, mentre minacciose nubi si erano già addensate sullo stadio Renato Curi e, mi pare di ricordare, come Collina fischiò l’inizio della partita, incominciò a piovere…una pioggerellina passeggera…come no!!!!!!! Da quel momento iniziò l’inferno, piovve sempre più forte e gli spalti dello stadio divennero multicolori causa vendita e compera affrettate di impermeabili.Il primo tempo si concluse sotto la pioggia sempre più insistente accompagnata anche da qualche simpatica sventagliata di grandine! Io ed il mio compagno di sventura di quel giorno eravamo già alquanto molli! Il panico serpeggiava fra la gente, strane voci sulla sospensione della partita si rincorrevano e molti tifosi, quasi presagendo la malparata, abbandonarono lo stadio, ma noi no! Imperterriti e anche un po’ coglioni (!) rimanemmo al nostro posto in attesa di notizie, e le notizie arrivarono! La partita si gioca, il secondo tempo inizia dopo circa un’ora di sospensione e noi, incuranti del freddo, dei cellulari guasti e dell’acqua dentro le scarpe dove saltellava allegramente qualche ranocchietto, riprendemmo a tifare. Al settimo della ripresa il dramma! Su una respinta corta della difesa, il difensore Calori, aretino e tifoso juventino (!), con un destro di chirurgica precisione fece secco l’olandese non certo volante. Manco si mosse il numero 1 bianconero, vide questo pallone infilarsi in rete senza nemmeno provare un tuffo…e sì che se si buttava neanche si faceva male, vista l’acqua che c’era! Vani risultarono gli sforzi bianconeri, con un Inzaghi che non toccava un pallone, con un Pessotto vero signore del calcio che restituiva una rimessa laterale che non gli apparteneva, con un Esnaider ed un Kovacevic…e non dico altro!!!!!! E mentre sotto le nubi di Perugia si consumava il dramma sportivo bianconero, sotto un sole cocente, in quel di Roma, il simpatico Inzaghino, fratello di SuperpippA, festeggiava, insieme a tutti i suoi compagni ed al popolo biancoceleste, il tricolore.
E noi due, compagni di sventura, ce ne andammo con la coda fra le gambe e senza ranocchietti nelle scarpe, visto che, insieme ai vestiti, si erano ristrette pure quelle.
Stefano ” Steve Bookie ” Bertini