{rokbox title=| :: |}images/comitato3.jpg{/rokbox}In anteprima vi segnaliamo, traendolo dal Gruppo Facebook del Comitato Tutela Cortona, il testo completo di quella che dovrebbe essere la proposta di legge di iniziativa popolare per l’installazione e la messa in opera di impianti a biomasse che verrà sostenuta dal Comitato stesso. In allegato anche la relazione integrativa alla legge.
Proposta di Legge di iniziativa popolare
NORME PER L’INSTALLAZIONE E LA MESSA IN OPERA DI IMPIANTI A BIOMASSE
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA
VALUTATO CHE la Regione Toscana si pone come obiettivo di favorire un incremento dello sfruttamento delle biomasse per la produzione di energia elettrica e per l’utilizzazione dell’energia termica con sistemi di cogenerazione;
TENUTO CONTO che per ragioni di carattere economico (costo del trasporto) ed ambientale (emissioni da trasporto), le analisi di fattibilità tecnico-economica per gli impianti di produzione di energia da biomassa ribadiscono la necessità di utilizzare un comprensorio di approvvigionamento del combustibile non superiore ai 70-100 km di raggio medio dall’impianto stesso.
VALUTATO che tale sfruttamento andrà comunque realizzato in coerenza con le indicazioni del Piano Agricolo Forestale Regionale.
DELIBERA DI APPROVARE LA SEGUENTE LEGGE:
Art. 1 – La Regione toscana si impegna a favorire la valorizzazione energetica delle biomasse endogene, intese come biomasse legate al sistema agro-forestale comprendendo le colture dedicate, i residui della gestione del bosco e della produzione agricola, i residui dell’industria agro-alimentare e della zootecnia, per contribuire a limitare la dipendenza dagli idrocarburi, ridurre le emissioni responsabili dell’effetto serra, creare occasioni di occupazione stabile e di reddito nelle aree rurali e montane.
Art. 2 – Gli impianti a biomasse, se non realizzati per uso interno di una sola azienda agricola e/o forestale o per loro consorzi, potranno essere installati previo un accordo di filiera corta e, di norma, non potranno avere un bacino di raccolta delle materie prime superiore a 70 chilometri. Distanze immediatamente superiori e comunque fino ad massimo di 100 chilometri, dovranno essere opportunamente motivate.
Art. 3 – Gli impianti a biomasse potranno essere collocati in prossimità dell’utenza ed al servizio della stessa, in un rapporto di complementarietà e integrazione con la generazione centralizzata.
Art. 4 – I progetti per l´istallazione di impianti a biomasse di qualsiasi dimensione, dovranno prevedere processi di recupero del calore generato (tramite cogenerazione, trigenerazione o ogni altro processo migliore dei due precedenti), compreso il riutilizzo diretto per usi industriali o sanitari del vapore acqueo qualora ne venga prodotto.
Art. 5 – Gli impianti a biomasse di qualsiasi dimensione devono essere preventivamente sottoposti ad una commissione regionale che valuterà la complementarietà degli stessi alle produzioni agricole forestali endogene. Il parere di detta Commissione, nominata ad hoc dalla Giunta Regionale, è obbligatorio vincolante rispetto alle valutazione della conferenza provinciale dei servizi (Legge 387/2003 e LR 39/2005) che, in ogni modo, dovrà esprimere il proprio parere in merito alla domanda di installazione e di messa in opera dell’impianto.
Art. 6 – Gli impianti a biomasse devono essere sottoposti alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) così come previsto dalla direttiva n. 42/2001/CE del Parlamento Europeo.
Art. 7 – Entro 180 giorni dalla data di esecutività della presente legge, titolari degli impianti già installati ed autorizzati al funzionamento dovranno presentare, alla commissione individuata ai sensi del precedente all’art. 4, un piano industriale che preveda il progressivo adeguamento degli impianti alla presente normativa. Il limite massimo per l’adeguamento degli impianti già esistenti ed autorizzati alla presente normativa è fissato per il 31 dicembre 2012.
Art. 8 – La presente legge integra la precedente legislazione ed in particolare il PIER di cui sostituisce i punti di competenza rispetto, in particolare, al paragrafo 3.3.7
RELAZIONE ALLEGATA ALLA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE:
NORME PER L’INSTALLAZIONE E LA MESSA IN OPERA DI IMPIANTI A BIOMASSE
Premessa
L’istanza sostanzialmente si pone l’obiettivo di trasformare in legge la mozione n. 447 approvata dal Consiglio Regionale nella seduta del 27 febbraio 2008 avente come oggetto: Sulla centrale di produzione di energia elettrica della potenza di 22 MW, alimentata da olio di palma, prevista a Piombino. Ne recepisce e condivide le motivazioni.
L’istanza inoltre, si pone l’obiettivo di evitare l’istallazione selvaggia di micro e mini impianti di produzione di energia elettrica tramite l’uso di oli vegetali provenienti dalle più svariati parti del mondo che, entrando nelle maglie di una legislazione che non tiene conto che molti piccoli impianti hanno lo stesso impatto di un impianto di medie o grosse dimensioni.
RELAZIONE
1) La provenienza degli oli. Il maggior rischio nell’uso di olio di palma (o oli simili) al fine di ottenere produzioni energetiche è la sua provenienza.
La distanza da coprire per la sua utilizzazione in Toscana incide in misura tale sulle emissioni che i vantaggi seguenti, rispetto ai combustibili fossili, vengono annullati se non aggravati.
Rispetto alla produzione di olio di palma (o oli simili) altro grosso rischio è rappresentato dalle enormi estensioni territoriali necessarie a produrre quantità rilevanti dell’olio stesso, e nel fatto che le aree delle grandi foreste pluviali, situate nelle fasce tropicali, presentano di gran lunga le maggiori capacità produttive e in generale i minori costi unitari di produzione. In base a quanto sopra illustrato, si è andata velocemente sviluppando, negli ultimi anni, la filiera della palma da olio, in particolare in Indonesia e in Malesia, da cui proviene circa l’85% dell’olio di palma, e la gran parte dell’olio vegetale utilizzato globalmente per la produzione di biodiesel e direttamente di energia elettrica e termica.
Considerato che l’ONU ha da poco pubblicato un rapporto secondo il quale il 98% della foresta pluviale in Indonesia sarà degradato o scomparso al 2022, mentre solo cinque anni fa, la stessa agenzia non prevedeva questo evento fino al 2032. Considerato che la deforestazione, che è causa del rilascio di una grande quantità di anidride carbonica, ha assegnato all’Indonesia il drammatico primato di terzo emettitore mondiale di anidride carbonica CO2, dopo USA e Cina, assegnando a questo Paese un ruolo di primissimo piano tra i responsabili del cambiamento climatico. Questa situazione è stata è stata così illustrata in un recente rapporto preparato dalla Banca Mondiale e dal Governo Britannico: “la deforestazione tropicale contribuisce già tra il 10% e il 30% delle emissioni globali clima-alteranti, e l’Indonesia è ancora sede del 10% delle foreste tropicali con un’area totale di oltre 90 milioni di ettari. Ai problemi legati alla deforestazione si deve aggiungere poi l’inquinamento del terreno e dell’acqua per i pesticidi, la perdita dell’acqua sia nel terreno che nell’atmosfera, essendo la palma da olio particolarmente idrovora, lo spostamento delle comunità locali, la perdita di terreni coltivabili per le necessità locali”.
Considerato che in questo quadro, un piccolo impianto di produzione di energia elettrica della potenza nominale di 2 MW, alimentato da olio di palma avrà necessità di importare oltre 5.400 tonnellate all’anno di olio di palma; ipotizzando ottimisticamente una resa agricola intorno a 10 tonnellate per ettaro, questo significa circa 600 ettari di coltivazione di palma da olio sottratti alla foresta pluviale e alle coltivazioni per le esigenze delle popolazioni residenti, a fronte della produzione di circa 16.500.000 kWh di energia elettrica, meno dello 0,09% del fabbisogno di energia elettrica della Toscana.
2) Le emissioni. La stessa dimensione dell’impianto (2 MW) è suscettibile di provocare importanti impatti ambientali a livello locale, in termini di emissioni in atmosfera di ossidi di azoto e di polveri che, anche se più limitate e meno tossiche rispetto a quanto prodotto dalla combustione dell’olio fossile, saranno causa di un ulteriore aggravio della qualità dell’aria e della situazione sanitaria.
Le emissioni previste per un impianto di potenza nominale 2 MW sono state calcolate nei seguenti valori:
• Ossidi di azoto NOx (causa delle piogge acide) 68,026 tonnellate/anno
• Polveri (causa dell’inquinamento atmosferico) 1,035 tonnellate/anno
Va considerato, inoltre, che la direttiva n. 42/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, che introduce la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e si pone l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e individua nella valutazione ambientale strategica lo strumento per l’integrazione delle considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, anche espressamente in relazione alla componente energetica. La VAS, quindi, garantisce che gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi, siano presi in considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione.
Per questo limitare la Valutazione Ambientale Strategica ai soli impianti di media e grande dimensione favorisce la frammentazione degli stessi a parità di rischi per la popolazione e l’ambiente sia locale che dei paesi di origine delle materie prime.
Per questo motivo si propone che qualsiasi impianto debba ricadere in un più vasto ambito di applicazione della direttiva europea, e quindi della VAS, che consideri, in relazione all’impiego di biomasse provenienti da aree lontane e spesso economicamente marginali ma ambientalmente importantissime per il pianeta, gli impatti ambientali, sociali ed economici non soltanto a livello locale ma nel più vasto ambito del ciclo completo della materia prima destinata alla produzione energetica.
3) La dipendenza energetica. Va inoltre considerato che è completamente inefficace ai fini della autosufficienza energetica della Regione e del Paese il ricorso a materie prime energetiche provenienti da Paesi extra-comunitari che crea le stesse dipendenze che abbiamo attualmente per il petrolio e per il gas che, è bene ricordarlo, non sono nei confronti dei paesi di origine bensì di gruppi multinazionali d’affari.
4) Conclusioni. Si ritiene quindi opportuno limitare alle filiere corte l’approvvigionamento delle biomasse a uso energetico, tanto più che le recenti innovazioni tecnologiche, in particolare le tecnologie e gli impianti ricadenti nella classe della “dissociazione molecolare” consentono la trasformazione di biomasse di qualsiasi tipo, anche ligno-cellulosiche, in biocombustibili di particolare efficienza, in forma sia gassosa che liquida, adatti alla produzione energetica, elettrica e termica, distribuita, per mezzo di impianti anche di potenza relativamente piccola e per i quali il conferimento è caratterizzato da distanze limitate e quindi da processi con evidenti vantaggi non soltanto ambientali ma anche sociali ed economici per le comunità regionali e nazionali.
Nella relazione abbiamo fatto ricorso all’esempio di un impianto di potenza nominale di 2 MW non a caso ma perché corrisponde alla potenza nominale di una delle 10 pale già installate nel Parco Eolico di Poggi Alti nel Comune di Scansano in provincia di Grosseto che producono energia senza intaccare le produzioni, senza necessità di trasporto di sostanze combustibili e senza emissioni. “Le pale che producono energia eolica, se rappresentano in qualche modo un sacrificio per la skiline del paesaggio, sono da preferire rispetto ai tralicci dell’alta tensione, che sono certamente più brutti e in più producono anche inquinamento elettromagnetico” (Marino Artusa, Assessore all’ambiente della Regione Toscana legislazione 2005-2010).
Altre considerazioni.
• La giunta regionale della legislazione 2005-2010 ha condiviso i contenuti della citata mozione approvata dal Consiglio Regionale e l’allora (e attuale) assessore Anna Rita Bramerini all’occasione si è così espressa (testualmente) “Lo stop definitivo alle biomasse da oli importati, annuncia l’assessore all’Ambiente, Anna Rita Bramerini, sarà contenuto nel nuovo Piano energetico regionale. Già la Finanziaria 2008 ha previsto incentivi per gli impianti a biomasse agricole o forestali ottenute nel raggio di 70 km – spiega l’assessore -. Noi intendiamo proseguire su questa strada per sostenere la filiera corta, vietando del tutto gli impianti alimentati da oli importati”. Purtroppo, poi, questa determinazione non ha avuto adeguata corrispondenza nel PIER.
• Decisioni simili sono già state adottare nei Piani Energetici Regionali di moltissime regioni italiane fra cui l’Umbria e l’Emilia Romagna dai cui testi abbiamo parafrasato gli articoli di legge.
Cortona 15 maggio 2010