Riparte la stagione di prosa del teatro Signorelli che giovedì 9 gennaio ospiterà una delle piece più attese dell’intero cartellone: Il discorso del Re (di David Seidler) con Luca Barbareschi e Filippo Dini Ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, Il discorso del Re si concentra sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del Re Giorgio V. Il Duca di York succede a Edoardo VIII, che ha abdicato per sposare la miliardaria americana Wallis Simpson. Albert Frederick Arthur George Windsor, affettuosamente chiamato Bertie, è riluttante all’idea, ma nel ’37 diventa sovrano.
Fu un re molto amato dal popolo, legato da un sincero amore per la moglie Elisabetta Bowes-Lyon, ma che portava con sé gli strascichi dell’anaffettività dei genitori. Un’insicurezza espressa anche dalla balbuzie impossibile da gestire nei discorsi pubblici, soprattutto alla vigilia del secondo conflitto mondiale.
Così il sovrano viene visitato da diversi dottori, fino ad arrivare al logopedista australiano Lionel Logue, uomo dai metodi anticonformisti, ma efficaci, capace di sondare le anime e di medicarle. Logue nel tempo insegnerà al Duca di York come superare l’incubo di parlare in pubblico e le proprie paure.
Il discorso del re (The King’s Speech) è una commedia umana, in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, che vede nei panni del logopedista un magistrale Luca Barbareschi affiancato, nel ruolo di Giorgio VI, da Filippo Dini. Un capolavoro dello sceneggiatore David Seidler, un testo nato per il teatro ma recentemente trasformato in una pluripremiata pellicola, diretta da nel 2010 da Tom Hoope:
«Il discorso del re – scrive Barbareschi nelle sue note di regia – si inserisce in quel filone in cui il teatro è soprattutto un inno alla voce e all’importanza delle parole.
La vicenda è ambientata nel XX secolo quando i mezzi di comunicazione di massa assumevano un’importanza capitale per il vivere quotidiano del cittadino, quando poche parole del Re via radio potevano donare un briciolo di rassicurazione alla povera gente, specie durante i conflitti bellici.
Tutta la vicenda è costituita da una incessante partitura dialettica che ricorda la necessità di adoperare le giuste parole da parte del potere, e forse proprio in questa epoca storica è una lezione che andrebbe ripetuta sovente, anche perché una storia acquista maggior valore se tramandata ai posteri attraverso un persuasivo impianto oratorio»