Il 57% di votanti è stato un risultato inatteso. Non c’è TotoPollo che tenga, alla vigilia pensare che il quorum sarebbe stato superato e così largamente era roba per inguaribili ottimisti. Tutti, e proprio tutti, avevano pronosticato cose ben diverse e la storia certo non deponeva a favore di soluzioni di questo tipo, visto che dal 1996 in poi si erano visti solo colossali fallimenti referendari. Invece le urne hanno lasciato tutti un po’ stupefatti e adesso si parla di “riscossa civile”, “volontà popolare”, “partecipazione”, “democrazia dal basso” ecc ecc. Tutto vero? Forse, ma c’è dell’altro.
La prima cosa da far notare è che la battaglia referendaria era stata lanciata più che altro da soggetti non politici, con i partiti politici stessi inizialmente un po’ titubanti se non addirittura ambigui. Questi soggetti non prettamente politici sono però arrivati al successo anche perchè spalleggiati, da un certo punto in poi, dai partiti politici stessi. Un po’ del merito, quindi, va anche ai tanto deprecati “apparati” capaci di muovere uomini e mezzi, portando consensi e politicizzando un po’ il voto tanto da attrarre fette di partecipazione legate non solo ai singoli temi in ballo (comunque importanti e sentiti), ma anche ad altri fattori.
L’altra cosa da far notare è la straordinaria forza rivestita dal web, in particolar modo nel mondo giovanile, nel diffondere la reazione a catena del “vado a votare”. I referendum sono diventati una sorta di moda su Facebook e allo stesso tempo sostenere Berlusconi, roba gettonatissima nel post-2008, sta diventando demodè.
Ognuno di voi si sarà trovato sicuramente davanti scene che qualche mese fa neanche avrebbe immaginato, tipo l’amico o l’amica solitamente menefreghista che condivideva il manifesto “Vota 4 Sì” e addirittura lo trasformava in foto-profilo infilando slogan vari nei suoi status. Uno dei più gettonati, che tutti sicuramente avrete visto, è quello che vi proponiamo nell’immagine in alto a destra.
La voglia di votare e votare Sì, con questi strumenti nuovi e un linguaggio spesso anti-convenzionale proprio come piace ai ggiovani, si è diffusa a macchia d’olio, suscitando entusiasmi forti, non sempre fondati su una informazione totalmente corretta, ma comunque capaci di alimentare un risveglio positivo di interesse sociale e civile nelle nuove generazioni.
Tutto questo rappresenta, pur con tanti limiti, il lato migliore di tutta la vicenda. Ripartiamo da questo.