Il cosiddetto ‘Decreto Minniti’ sulla sicurezza, in discussione in Parlamento, ha già suscitato ampie polemiche politiche, ma può essere interessante andare a capire se potrà avere qualche effetto nelle piccole realtà locali per il contenimento degli episodi di micro-deliquenza e di tutte le varie fattispecie riconducibili all’abusatissimo termine “degrado”, che ormai dalle grandi città si è esteso anche nella propaganda politico / elettorale dei paesi, Valdichiana compresa. I nostri Sindaci davvero avranno qualche potere in più?
A un’analisi attenta il testo non introduce nuovi reati, come è ovvio che sia, ma attraverso particolari espressioni configura un ampio spettro di possibilità di azione, che ha il suo fulcro soprattutto nelle ordinanze del Sindaco il cui raggio è esteso, specialmente sul fronte della quiete pubblica (es: a contrasto della ‘movida selvaggia’, con limitazioni anche sui pubblici esercizi), ma anche nella prevenzione di fenomeni quali la vendita di prodotti contraffatti o gli episodi delinquenziali legati a particolari eventi o insistenti in determinati luoghi (es: spaccio in luoghi pubblici).
Introducendo concetti quali il ‘decoro urbano’ e ‘la libera fruizione degli spazi pubblici’ si configurano quindi, in una interpretazione estensiva, nuovi strumenti per sanzionare (e allontanare anche coattamente per 48 ore) chi deturpa beni pubblici e chi compie atti di vandalismo, o si dedica all’accattonaggio molesto o alla prostituzione esercitata “in modo ostentato”.
Definendo meglio il rapporto fra Sindaci e Prefetti il Decreto dovrebbe poi implicitamente autorizzare al Sindaco a pretendere con più forza l’intervento e il sostegno delle forze dell’Ordine in una moltitudine di casi specifici, individuati grazie alla profonda conoscenza del territorio, delle situazioni e dei soggetti potenzialmente pericolosi che chi amministra un piccolo territorio può avere.
E’ però evidente che, come con ogni altro nuovo potere, starà nella coscienza e nella capacità di chi ne dispone di usarlo in modo intelligente, utile e non a scopi di propaganda o per creare uno ‘stato di terrore’ che rischi di diventare una repressione delle situazioni di marginalità, povertà e indigenza.
Non abbiamo infatti bisogno di Sindaci “Sceriffi” in cerca di paginate sui giornali, ma di Sindaci coscienti delle situazioni più rischiose presenti nei loro territori e capaci, grazie anche a qusti nuovi strumenti, di agire per migliorare la situazione.
Il dilemma più grosso resta poi sempre lo stesso: le forze a disposizione. Se i Sindaci, come detto, per certi versi potranno disporre più direttamente di prima delle forze di polizia dovranno comunque fare i conti con organici limitati e con una Polizia Municipale anch’essa a ranghi sempre più ridotti e senza fondi per sostenere turni sulle 24 ore.
Insomma: il rischio, se non si agisce con intelligenza a tutti i livelli, è di fermarsi alle giornalate elettorali, e poco più.