Oltre a essere stata la settimana delle chiacchiere sulla Costa Concordia quella appena conclusa è stata anche la settimana del “Movimento dei Forconi”, ribellione sicula che adesso (a quanto si legge nelle news) pare giunta al suo capolinea o quantomeno ad un momento di stallo in attesa dell’esito delle prime “trattative”. Vedremo. Quello che mi interessa non è tanto il movimento in sè, su cui non voglio esprimere giudizi, ma la percezione che a distanza, qui da noi, se n’è avuta, come esso è stato percepito, immaginato, usato e rappresentato, quali speranze vi sono state riposte, quali commenti sono stati fatti.
Mi viene incontro Facebook e quel gran girare di link e di opinioni. Fra una faccia di Schettino e una Costa Concordia a picco ogni tanto c’erano loro, quelli dei Forconi. Quelli che, nei link che frullavano qui in Chiana, stavano facendo il panico in Sicilia, ed erano arrivati in Calabria, e poi erano già in Basilicata, e poi stavano salendo ancora. Non s’è capito minimamente per cosa protestavano, contro chi e con chi, ma avevano in mano i forconi ed erano incazzati. Bastava questo a fare contenti molti nostri compaesani che li esaltavano: “Tremate, stanno arrivando!!!“
Quella sicula era diventata nell’immaginario qui da noi una “rivoluzione” evidentemente “oscurata dai media” ma ormai “inesorabile” perchè “ci siamo rotti le palle“.
Beh, che ci siamo rotti le palle è vero. E infatti la cosa positiva in questo grande fantasticare (perchè questo è stato) è il desiderio, certo sincero, di un cambiamento. Anche drastico.
Peccato vedere questo cambiamento idealizzato in dei forconi e in gente incazzata che risale l’Italia con camion e trattori spodestando il potere costituito. Sa un po’ di Garibaldi e dei mille, di idealismo, ma sa anche tanto di marcia su Roma e di violenza fine a sè stessa.
E poi io non posso farci niente, ma se si parla di Forconi mi tornano in mente quelli che penetrarono nelle carni di Pisacane e dei suoi, allorchè questi proto-patrioti scesero al Sud per cercare l’insurrezione anti-borbonica. I contadini del posto, opportunamente sobillati dal potere locale, gli riservano una “calda” accoglienza trucidandoli.
Non voglio fare il John Lennon della situazione, e manco il Gandhi, ma io credo di auspicare il cambiamento tanto e quanto gli ultras del Facebook chianino, solo che me lo immagino in modo radicalmente diverso. Immagino un cambiamento che sia progresso, non ritorno al medioevo. Io all’epoca dei forconi non ci voglio tornare, voglio andare avanti. Senza violenza, e soprattutto con dei contenuti e delle proposte. Forse le proposte le avevano i forconari siculi, di sicuro non i loro fan chianini.
E a furia di piccoli episodi facebookiani come questo quando mi dicono che l’anti-politica è anche qualunquismo e superficialità davvero inizio a crederci.