Scopro con stupore, parlando con Michele, un particolare che mi era sempre sfuggito pur dall’alto della mia decennale passione per il mondo dei motori: nel 1962, a 26 anni, un neolaureato di nome Mauro Forghieri (nella foto) venne chiamato a dirigere il reparto tecnico della Ferrari a seguito del licenziamento improvviso di quasi tutto lo staff precedente. Fu una scommessa vinta: le auto geniali progettate da quel giovane ingegnere avrebbero fruttato alla Ferrari i titoli mondiali di Surtees, Lauda e Scheckter e i “quasi-mondiali” di Amon, Ickx, Regazzoni, Villeneuve, Alboreto. Ripeto per chi non avesse capito: Forghieri quando entrò in Ferrari aveva solo 26 anni.
Enzo Ferrari però aveva fiuto, ebbe il coraggio di rischiare, e andò bene.
Non c’è bisogno di giocare a fare i Renziani per dire che una cosa di questo tipo, al giorno d’oggi, non sarebbe neanche lontanamente pensabile.
La gente continua a laurearsi col massimo dei voti a 26 anni, qualcuno lo fa anche prima, il problema è che non ci sono più gli Enzo Ferrari, ma quelli che lo assumono come stagista. A gratis e pedalare, spesso facendo cose che neanche hanno un legame con quello che ha studiato.
L’attaccamento al vecchio e la paura di rischiare, due mali non certo scoperti da Renzi che ha però avuto la capacità di sfruttarli come base del suo successo mediatico-politico, sono il blocco principale di un paese che non è un paese per giovani. Ovunque, in tutte le professioni, c’è un tappo. Non userò l’espressione “baroni” per definire personaggi ormai fuori dal tempo, che dovrebbero avere il buon cuore di mettersi da parte e restare a fare, al massimo, i consiglieri per i giovani che hanno voglia e numeri per costruire il futuro del paese.
Ho detto ovunque, perchè il problema non è solo nella politica. Lì i giovani sono diventati come le donne: ce li mettono per far vedere che ci sono, ma certo non gli affidano niente di importante.
Il nostro è comunque un paese vecchio che sa di vecchio, da tutte le parti lo si voglia guardare.
In questi giorni di crisi economica e ormai anche politica la speranza è una sola: che non si torni ancora indietro. Berlusconi, in fondo, una speranza di rinnovamento e svecchiamento ce l’aveva data. Non per la sua età anagrafica, ma per le sue proposte. Almeno quelle del ’94, che in 18 anni non è riuscito a realizzare neanche in parte. Adesso manovre e magheggi parlamentari si prospettano e la sensazione è che il governo “di responsabilità nazionale” sia solo un ritorno al passato, a vecchi personaggi e vecchie facce magari affidabili, una specie di usato sicuro che significherebbe restaurazione.
Sono davvero preoccupato.