Quando parliamo di vitigno freisa menzioniamo uno dei vitigni autoctoni piemontesi più importanti, basti pensare alla sua storia e alla sua qualità. Bisogna infatti tornare nel passato di alcuni secoli, nel 1500, quando era diffusa la sua coltivazione nell’area nord occidentale del Monferrato, tra le province di Asti e Torino, come attestano le citazioni del nome Freisa nei catasti del Comune di Chieri del secolo sedicesimo.
Una storia dunque di almeno 500 anni, così come appare dai documenti giunti ai giorni nostri. Per il vitigno freisa e altre uve di questo lembo di Piemonte racchiuso tra il fiume Po e il Monferrato si devono ringraziare i monaci Agostiniani dell’Abbazia di Vezzolano abili poi a diffonderne la coltivazione.
La sua diffusione si è poi allargata in tutta l’area astigiana, diventando nel tempo in molti comuni situati alla sinistra del fiume Tanaro il secondo vitigno coltivato dopo il barbera.
Oggi la superficie territoriale coltivata a freisa sul territorio piemontese è di circa 376 ettari, dai quali si producono i vini a denominazioni di origine controllata Freisa d’Asti, Freisa di Chieri, Piemonte Freisa, Colli Tortonesi Freisa, Pinerolese Freisa, Monferrato Freisa, Langhe Freisa. Parliamo di un totale complessivo di oltre 2 milioni di bottiglie prodotte da quasi 300 aziende vitivinicole.
Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione delle DOC Freisa di Chieri e Collina Torinese, la cui Presidente è Marina Zopegni è nato nel 2002 e ha, come molti Consorzi, l’obiettivo di tutelare, valorizzare e promuovere i vini della collina Torinese. Inoltre si occupa di informare il consumatore e di curare gli interessi delle due denominazioni Freisa di Chieri e Collina Torinese.
Le denominazioni sono due: Freisa di Chieri dal 1973 e Collina Torinese nelle sue varie declinazioni dal 1999.
Il Consorzio associa oggi 8 aziende nelle province di Torino e di Asti.
di Claudio Zeni