{rokbox title=| :: : |}images/avignini.jpg{/rokbox}In apertura della seduta consiliare di ieri i Gruppi di opposizione hanno presentato richiesta di effettuare un Consiglio Comunale aperto sul tema del Consorzio di Bonifica. A questo punto, a norma di regolamento, spetta al Presidente del Consiglio Comunale convocare la Conferenza dei Capigruppo (presumibilmente nell’arco di 15-20 giorni) e decidere data e modalità di svolgimento. Per quanto mi riguarda ritengo che questa iniziativa (purchè non sia solo frutto di sterile strumentalizzazione politica) sia utile ed opportuna, se non altro per chiarire l’origine giuridica e le funzioni del Consorzio e per riflettere sul suo eventuale futuro.
Per questo, anticipo che invierò formale invito di partecipazione al Presidente del Consorzio Paolo Tamburini.
Vorrei però cogliere l’occasione per svolgere su questo tema alcune brevi riflessioni.
Innanzitutto bisogna dare atto al Consorzio di Bonifica di avere effettuato in Valdichiana e a Cortona numerosi importanti e onerosi interventi che hanno aumentato indubbiamente la sicurezza idraulica del territorio. Questo peraltro è stato ampiamente dimostrato in occasione delle ultime ingenti precipitazioni nevose e piovose che infatti non hanno provocato danni di sorta.
Peraltro sono consapevole che il contributo richiesto ai cittadini (specie in questo momento di generalizzata crisi economica) risulta essere pesante ed impopolare. Così come è evidente che la creazione di sempre nuovi enti ed istituzioni (anche se utili, come in questo caso) non trova l’approvazione di larghi strati dell’opinione pubblica.
Per questo la proposta, fatta dal Sindaco di Arezzo, di chiudere i Consorzi e di passare le relative competenze alle Province non mi trova contrario in linea di principio.
Bisogna però considerare alcuni fatti. Innanzitutto che la creazione dei Consorzi deriva da una precisa previsione di legge nazionale di cui poi la Regione Toscana ha dovuto prendere atto procedendo a sua volta ad apposita regolamentazione. Pertanto per eliminare i Consorzi bisogna preliminarmente modificare le norme che li hanno generati, processo comunque lungo e complesso. Se poi le relative competenze fossero effettivamente trasferite alle Province (come pare ragionevole) sorge legittimamente il dubbio se queste possano provvedervi adeguatamente, visti i tagli indiscriminati cui sono sottoposte (al pari dei Comuni) e l’incidenza negativa del Patto di Stabilità. In sintesi non si possono aumentare le competenze delle Province in un settore così delicato senza prevederne un’adeguata copertura finanziaria se non si vuole rischiare di sottoporre i territori ad un’incuria che porterebbe con sè rischi idrogeologici gravissimi.
Concludo con un auspicio di bon ton e con una proposta. Prima di tutto spero che tematiche così serie siano sottratte allo sterile bailamme polemico tipico dell’approssimarsi di ogni campagna elettorale e allo stesso tempo chiedo la convocazione di un’apposita conferenza con i rappresentanti della Provincia di Arezzo e dei Comuni coinvolti per discutere approfonditamente la questione e soprattutto per concordare strategia e iniziative da intraprendere.