Trovo sempre interessanti le analisi politiche che, partendo dall’esistente, tentano di prefigurare strategie future e nella fattispecie (anche se ovviamente non concordo) apprezzo lo sforzo fatto in questo senso da Daniele Monacchini. La sua riflessione è stimolante e mi piace perciò farne il punto di partenza per sviluppare alcune mie considerazioni necessariamente parziali, visto che io posso solo parlare dal punto di vista dell’Amministrazione che ho l’onore di guidare e del partito a cui appartengo.
Monacchini dispiega un ragionamento fatto da una pars destruens e da una pars construens.
Nella prima parte, seppur con alcune forzature, cerca di spiegare come sarebbe necessario dare uno scossone al partito egemone a Cortona (ovviamente si tratta del Partito Democratico) per poter dare il via ad un cambiamento di prospettiva che egli ovviamente ritiene sarebbe positivo e addirittura salvifico. E’ una tesi che, anche a livello nazionale, molti partiti e movimenti portano avanti con un’acredine ed un astio degni certo di miglior causa (e a onor del vero assenti nel linguaggio di Monacchini, ciò che va ascritto a suo merito). Le forzature stanno nel concetto e nei fatti che egli cita a supporto. Innanzitutto bisogna ricordare che il PD è egemone a Cortona semplicemente perché, almeno finora, ha raccolto una evidente e netta maggioranza di consensi da parte degli elettori in libere e democratiche elezioni. Il suo ruolo dunque non è frutto di chissà quale prepotenza, ma è una conseguenza di politiche che evidentemente sono state considerate in maniera positiva dai cittadini. In secondo luogo egli cita voci di palazzo su fantomatici contrasti tra il sottoscritto e il vicesindaco (espressione del PRC) che non mi risultano e che smentisco categoricamente. In terzo luogo egli individua nella pratica dei granai a Fratta l’origine di un dissenso politico inesistente e dimentica che quella pratica è stata approvata in Consiglio Comunale addirittura all’unanimità e dunque con il voto compatto del PD e di PRC (oltre che di tutti gli altri, compreso lo stesso Monacchini). Il fatto che, successivamente all’adozione, siano sorte riflessioni aggiuntive ed in parte diversificate e, questo è fondamentale, trasversali a tutti i partiti rappresentati in Consiglio, non è la prova di un contrasto politico, ma semmai della complessità della questione specifica, con tutta una serie di pro e contro che dovranno essere opportunamente valutati prima di giungere alla decisione finale. In sintesi Monacchini trasporta sul piano politico un problema che è meramente amministrativo. Ancora, c’è la questione della nomina di Cateni nel CdA di Nuove Acque e del contrasto che ha generato tra PRC e PdCI. Su una cosa qui Monacchini ha ragione: sono stato io a caldeggiare quella nomina, ma l’ho fatto con l’intenzione di garantire una sorta di diritto di tribuna proprio a quelle forze politiche “che invocano il rispetto dei quesiti referendari del giugno 2011 e che sostengono il mantenimento alla sfera pubblica dei servizi locali”. Mai mi sarei immaginato che questa nomina avrebbe creato un simile contrasto tra i due partiti comunisti. Poiché si tratta comunque di questioni che afferiscono appunto ad altri soggetti politici, mi astengo dal commentare ulteriormente, anche se personalmente ritengo che la strada dell’Aventino (scelta dal PRC), come peraltro la storia ci insegna, non sia la più idonea per giungere ad alcun risultato apprezzabile. Resta il fatto che, anche in questo caso, non c’è ragione del contendere col PD, ma semmai, appunto, tra PRC e PdCI (e io mi auguro che sappiano giungere presto ad una sintesi condivisa, qualunque essa sia). Infine sul tema della raccolta differenziata, dopo aver ringraziato Monacchini per l’apprezzamento espresso nei riguardi della mia recente presa di posizione, voglio dire due cose: che il PD è intenzionato a votare la mozione del capogruppo consiliare del PRC (ribadendo dunque le ragioni dell’alleanza e il rinnovato impegno specifico della Giunta sull’argomento) e che, al contrario di Monacchini, io sono certo che i dati del 2013 evidenzieranno un significativo miglioramento nelle percentuali.
Resta da analizzare la pars construens, tendente a prefigurare una specie di “santa alleanza” tra M5S, comitati di tutela e partiti della sinistra. Su questo punto sarò più breve, poiché, senza offesa per nessuno, la proposta mi pare oggettivamente debole. Ovviamente ognuno di questi soggetti, se vorrà, esprimerà autonomamente la propria posizione sull’argomento. Io mi limito a dire la mia e cioè che credo alquanto improbabile, per non dire addirittura impossibile, l’unione tra l’ultimo partito orgogliosamente ideologico (comunista) rimasto in campo e il movimento ideologicamente più destrutturato (“né di destra né di sinistra” così afferma Beppe Grillo) presente in questo ultimo scorcio della seconda repubblica. Non per niente, i grillini hanno, almeno finora, respinto con sdegno ogni alleanza o apparentamento con chicchessia. Quale programma amministrativo potrebbe sorgere da questa ipotetica e stravagante alleanza? E quale progetto politico? La risposta mi pare facile e scontata in entrambi i casi: nessuno.