Come i lettori più assidui e attenti avranno notato mi sono astenuto, nel post elezioni in Valdichiana, da commenti sui risultati elettorali e analisi più o meno scientifiche e più o meno obiettive/indipendenti dell’esito delle urne. D’altronde il campo degli opinionisti era già abbastanza popolato e in un sito in cui mi trovo spesso, mio malgrado, a dover giocare la parte del mattatore, mi sembrava giusto che fosse dato spazio a tutti coloro che volessero dare la loro opinione. Per una volta, con mio estremo gaudio, c’erano tanti che volevano parlare e io, pur condividendo poco di quello che vedevo scritto, ho felicemente lasciato spazio.
Dopo il risultato dei ballottaggi, leggendo sui social molti accostamenti e paragoni fra i risultati di città come Livorno e Perugia con lo scenario cortonese, credo però sia il caso di scrivere qualcosa tanto per fornire qualche nuovo spunto di dibattito che non sia quello ormai di moda delle categorizzazioni infantili in buoni e cattivi, intelligenti e stupidi, onesti e disonesti, vincitori e vinti. Tutti schemi che inevitabilmente chi appartiene a una qualche fazione tende a usare finendo preda di paranoie, dietrologie e manie di persecuzione di vario genere che lo rendono un interlocutore assai poco stimolante
Ragionare su perchè a Perugia e Livorno “è successo” e a Cortona invece no può essere quindi utile non tanto per proseguire la bagarre, ma per capire meglio le cose e prepararsi alle scelte da fare in futuro.
Per prima cosa non credo che vi siano particolari differenze di intelligenza fra livornesi, perugini e cortonesi, come scrivono invece in tanti attribuendo a seconda delle convenienze circonferenze cerebrali minori o maggiori alle varie popolazioni. I cervelli sono gli stessi, le dinamiche politiche sono simili, i meccanismi per cui si arriva a fare una scelta sono accostabili e credo conti poco che a Livorno sia stato fondato il PCI o che Perugia sia una città in cui la tradizione massonica ha radici molto forti. Poche anche le differenze politiche: anche se forse Livorno potrebbe essere considerata una città tendenzialmente un filino più di sinistra e Perugia un po’ meno di sinistra rispetto a Cortona il risultato delle Europee, unico possibile metro di paragone, non evidenzia grosse differenze
Io mi atterrei quindi alle 3 variabili che da sempre ho individuato come quelle che avrebbero condizionato il risultato elettorale, generando l’eventuale cambio di rotta o quantomeno il verificarsi di un ballottaggio. Esse sono: il grado di insoddisfazione degli elettori, la qualità dell’offerta della parte abitualmente vincente, la qualità della controfferta.
Congetturando si potrebbe dire che evidentemente il grado di insoddisfazione presente era più alto a Livorno e a Perugia rispetto a Cortona (nel secondo caso le “sensazioni”, derivanti da frequentazioni e conoscenze del posto, mi confermano la tesi), che l’offerta del blocco PD e alleati vari era più debole (confermo su questo lo scarso entusiasmo che suscitava la riproposizione di Boccali) e che l’alternativa fosse nel complesso meglio posta (la soluzione vincente di Romizi, vedi foto, è un fenomeno da studiare e approfondire con grande attenzione)
E’ quindi logico ritenere che se a Cortona “non è successo”, cioè non si è arrivati al ballottaggio come invece accaduto altrove nè tantomeno si è riusciti a portare alla sconfitta il blocco che governava da decenni, queste tre variabili non pendevano sufficientemente dalla parte degli oppositori.
Ecco quindi che PD e suoi derivati, pur non brillando particolarmente e perdendo circa il 10% rispetto agli standard passati, sono riusciti comunque a vincere e le varie opposizioni hanno fatto molto meglio rispetto alle altre volte, ma non abbastanza per sovvertire le sorti della contesa.
A chi si è opposto alla candidatura dell’attuale Sindaca non resta altro che fare tesoro di questa esperienza, continuando a lavorare affinchè le proposte alternative trovino ancora più forza e spazio politico ed elettorale.
C’è da costruire un’alternativa. Dal mio punto di vista, forse datato e sicuramente poco alla moda, è sicuramente possibile che nei prossimi anni si possano creare almeno due vie, quella di centrodestra e quella di sinistra (ponendo il PD là dove ormai è, cioè al centro di democristiana memoria), per un cambiamento