{rokbox title=| :: |}images/maurovalenti.jpg{/rokbox}Fa un po’ ridere, ma in fondo è consolante, la parabola di quel piccolo grande uomo partito dalla provincia che risponde al nome di Mauro Valenti. Dimostrazione di come nella vita, anche se si finisce a terra, c’è sempre modo di ritornare alle stelle, spesso senza bisogno neanche di fare nulla di particolare, ma limitandosi a tirare avanti ed aspettare. Da zero il buon Valenti, a metà degli anni 80, tirò su in una cittadina tradizionalmente restia a un certo spirito cosmopolita e aperto al mondo un festival musicale gratuito (dicasi Arezzo Wave) che raggiunse negli anni prima la fama nazionale, poi quella internazionale, con una serie infinita di artisti di livello pauroso.
Il tutto ‘a gratis’. Tanta fortuna, tanto impegno, tante idee buone e un successo in crescita costante.
Poi il suo festival, il casino che ne derivava in città con ben pochi ritorni per l’economia locale, l’indecenza di uno spazio-campeggio dominato dall’illegalità, un tragico episodio, la scarsa intelligenza di qualche politico al governo e la furbizia a breve termine di qualcuno all’opposizione lo costrinsero ad andarsene, proprio pochi mesi dopo alcune sue strane manovre politiche coincidenti con le elezioni amministrative del 2006, quelle che riportano il centro-sinistra al governo di Arezzo. Manovre difficili a capirsi che denotarono forse una sua qualche arroganza, o più semplicemente la volontà di salvarsi prima che fosse troppo tardi mettendosi a capo di tutto il mondo aretino legato alla cultura e all’associazionismo. Ma Valenti non si salvò, emigrò prima a Osmannoro (dove raccolse un totale disastro), salvo poi recuperare il suo spazio in quel di Livorno con la nuova sigla “Italia Wave”.
Adesso Valenti può togliersi la non piccola soddisfazione di essere ricercato da coloro che lo cacciarono. In effetti ad Arezzo l’aria che tira non è granchè, le politiche culturali recenti hanno combinato ben poco e il Play Art, la manifestazione nata per tappare il buco lasciato dalla cacciata di Valenti non decolla, non riesce a imporsi, non è riuscita a cancellare lo ‘spettro’ di Arezzo Wave nella memoria della città.
Ecco quindi che adesso il Valenti lo invocano tutti. Lo invocano a sinistra, sua area naturale di origine e di collocazione politica (una volta si candidò con Democrazia Proletaria), ma anche a destra dove si riesce nel miracolo di dimenticarsi di tutto quello che fu detto e scritto nel 2006. C’è poi la perla finale, ciliegina sulla torta di una città il cui scenario politico sembra arrivato davvero alla frutta: Alfio Nicotra (che è consigliere provinciale, ma di fatto è un leader dell’area della sinistra radicale) gli chiede di candidarsi alle prossime elezioni, perchè ‘Mauro Valenti sarebbe un ottimo ed innovativo assessore alla cultura di una giunta che voglia imprimere a questo settore fondamentale un vero impulso innovativo’.
Beh, che dire…ci manca che adesso qualcuno gli chieda di candidarsi alle primarie del centro-sinistra, magari in alternativa a Fanfani, e saremmo davvero al completo. Di solito non sono un tipo che invidia, ma stavolta vorrei davvero essere al posto del buon Mauro!