Colin Firth a Cortona
“Za za za zaz! Za za za zaz! Za za za zazza, za za za za!” Inizio citando Paolo Conte e il suo pezzone su Bartali per riassumere la sottile e diabolica soddisfazione che anche quest’anno mi sono tolto nei giorni del Tuscan Sun, chiuso ieri sera, leggendo i giornali locali. Cortona, ancora una volta, è stata una spanna sopra tutti, è riuscita a fare notizia con una sfilata di big e un festival che vista anche la crisi di quest’anno e la desertificazione dell’offerta rappresenta uno dei momenti più importanti del cartellone nazionale. Altrove, invece, il vuoto. E gli aretini si incazzano, direbbe Paolo Conte.
D’altra parte Arezzo sta passando la sua estate peggiore da non so quanti anni, ignorata dai media e incassa colpi a nord e a sud. A Nord col premier inglese Cameron che, pedinato costantemente dagli instancabili segugi della nostra stampa, ha scelto il Valdarno per le sue vacanze ed ad Arezzo c’ha solo fatto una puntatina, fregandosene della Fiera Antiquaria; a Sud con le glorie di Cortona.
Pur restando molto critico verso il festival-astronave, definizione quanto mai geniale (e con questa, caro Michele Lupetti, stiamo 1 a 1 dopo la mia del Festival-Ferrari con l’impianto a metano dell’anno scorso), condividendo buona parte delle critiche che gli sono state mosse e conscio del fatto che i meriti dei cortonesi in tutto questo successo sono in realtà limitati, non posso fare a meno di sperare che resti ancora per un po’. Mi fa schifo l’idea del ChianaShire, cioè della Valdichiana “colonia” per turisti anglo-americani, ma il piacere di aver messo Ko un’altra volta il desaparecido (post-elezioni) Fanfani e soci è davvero piacevole.
Insomma: mi sento come il tifoso di una squadra che vince la Champions League con un rigore regalato dall’arbitro all’ultimo minuto. “S’è fatto gol, s’è vinto la coppa, ci importa una…“.
E poi in fondo almeno Colin Firth dall’astronave è sceso e s’è fatto un giro per Cortona.
Insomma: non potrei fare a meno di un altro anno o due così. Quindi, per favore, Tuscan Sun resta e facci sognare ancora. E magari se da astronave ti trasformi in qualcosa d’altro, un po’ più aperto e terrestre, è anche meglio.