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“Dunque, dove eravamo rimasti?” In questi giorni s’è parlato tanto, in Tv e non solo, di Unità d’Italia e anche della vicenda umana e giudiziaria di Enzo Tortora. Superfluo ricostruire gli eventi (l’ha fatto egregiamente un film trasmesso da La7 e, subito dopo, uno ‘special’ condotto da Antonello Piroso… e sennò leggetevi wikipedia), inutile denunciare quello che fu un clamoroso errore giudiziario o peggio ancora cercare di strumentalizzare la vicenda spostandola su fatti attuali di nostre cariche pubbliche…. parliamo di giornalisti, e tiriamo un bilancio di quella vicenda.
Il bilancio è penoso. Proprio Piroso, nello special suddetto, ha elencato con crudele e certosina precisione l’elenco delle baggianate scritte, all’epoca dei fatti, da penne anche eminenti del nostro mondo giornalistico.
Questo è uno dei lati peggiori della storia. All’errore giudiziario si unì la distruzione mediatica, un accanimento senza pietà, un fantasticare fondato sul nulla di cui caddero vittima anche grandi professionisti.
Probabilmente, a conti fatti e dopo tanti anni, questa è la cosa che fa più male.
Quanti anni sono dovuti passare prima di una riabilitazione completa? Moltissimi, ma nel frattempo quell’uomo è morto, e non credo che serva chissà quale insigne luminare della medicina per dire che il carcere e la devastazione della sua immagine operata sulla stampa non gli abbiano certo dato una mano.
Mi auguro soltanto, e soltanto davvero, che quello di Tortora sia stato un caso limite, che non si ripeta mai più. Perchè, tornando all’Unità d’Italia, quando senti queste storie c’è davvero da vergognarsi di essere italiani.