Quando si parla di squadre che hanno segnato la storia dello sport, non si può non tornare indietro negli anni a un team, composto da sei giocatori più le riserve, che il 28 ottobre 1990, ha portato la Nazionale Italiana sul tetto del mondo. Vi dico qualche nome, così iniziate a capire? Zorzi, Cantagalli, Lucchetta, Bernardi, Tofoli, Gardini…bhe, praticamente ve li ho detti tutti: questi ” signori ” altri non erano che i componenti della Nazionale Italiana di volley che quel 28 ottobre 1990 riscrissero la storia della pallavolo italiana che, da troppi anni, viveva nell’ombra. Ma come si arrivò a questo successo, tanto imprevisto, e quindi ancora più straordinario?
Il tutto iniziò un anno prima, nel 1989, con la vittoria degli Europei in Svezia: l’Italvolley arrivò a quella competizione non con i favori del pronostico, ma passo dopo passo, nonostante una sconfitta nel girone eliminatorio con i francesi per 3 set a 2, e vi ricordo che allora non c’era l’attuale rally point system che ad ogni pallone a terra assegna un punto, la nazionale italiana arrivò in finale contro i padroni di casa svedesi, dopo aver surclassato in semifinale i favoriti olandesi. Anche in quel caso non ci fu quasi storia, con i padroni di casa che strapparono solo un set al sestetto allenato, lo ricordo, dall’argentino Julio Velasco. Questa fu la prima grande vittoria, dopo l’argento dei Mondiali disputati in Italia nel 1978 e l’argento olimpico del 1984 con le fortissime squadre dell’est che avevano rinunciato a partecipare a quell’edizione. Ma il bello, come detto, doveva ancora venire..
Brasile 1990, Mondiali di volley: Unione Sovietica, Stati Uniti, campioni mondiali ed olimpici in carica, Brasile padrone di casa ( ma ricordiamoci che i brasiliani, quando hanno giocato in casa, hanno sempre avuto la tremarella ), e soprattutto Cuba, la nazionale del ” diablo “ Joel Despaigne. L’Italia era lì, a giocarsi le sue carte da outsider, dopo l’Europeo in Svezia e la prima edizione vittoriosa della World League. Nel girone eliminatorio, vittorie agevoli nelle prime due partite contro i modestissimi camerunensi e i meno modesti bulgari. La terza partita del girone prevede lo scontro diretto per il primo posto con Cuba: ed è un massacro, 3 set a 0 per i caraibici e addio sogno di gloria, nonostante il passaggio del turno come secondi. Ma il bello, come detto, doveva ancora venire: superate molto facilmente Argentina e l’allora Cecoslovacchia, la semifinale è contro i padroni di casa brasiliani. In un palazzetto dello sport, stracolmo di tifo verdeoro, circa 27000 supporters urlanti, ballanti samba e suonanti tamburelli, avviene l’inimmaginabile: in un incontro interminabile, con vari capovolgimenti di fronte, si arriva al quinto set, questo sì con il rally point system, punto a punto, con il grandissimo Andrea ” Lucky “ Lucchetta che mette a terra, con una veloce, il pallone servito da Paolo Tofoli. E su questo episodio c’è un curioso aneddoto: durante il time – out sembrava stabilito che l’ultima palla dovesse essere servita a Cantagalli o a Zorzi, i nostri 2 ” cannonieri “, se vogliamo usare un termine calcistico, ma essendo anche prevedibile un muro brasiliano, ci fu la genialata di dare l’ultima palla a Lucchetta che, senza muro, mise l’ultima palla a terra, scavando ” una buca di tre metri “. Il delirio! Ma il bello, come detto, doveva ancora venire…
28 ottobre 1990: finale contro Cuba, che nel girone eliminatorio, come vi ricorderete, ci aveva surclassati e, difatti, il primo set, viene vinto dai sudamericani abbastanza agevolmente, viste anche, probabilmente, la tensione per un match importantissimo e vista anche la maratona disputata contro i brasiliani. Ma il bello doveva ancora venire…secondo e terzo set a nostro favore piuttosto facilmente, nel quarto i cubani ribattono colpo su colpo, e si arriva fino al 15 a 14 per noi e sembra non finire mai…cambi di palla continui fino a quando: ” Lucchetta, Paolo, Bernardiiiiiiiiiiiiiiiii, Bernardiiiiiiiiiiiiiii, campioni del mondooooooooooo “, il commento di uno strepitoso ed incredulo Jacopo Volpi.
Questa ” generazione di fenomeni “ ha vinto praticamente tutto, tranne, purtroppo le Olimpiadi che sono l’unico alloro ancora a mancarci, ma quel trionfo del 1990 rimarrà sempre impresso nelle nostre menti.
Stefano Steve Bertini