Elezioni amministrative ed elezioni europee avranno luogo il prossimo maggio.Una circostanza che invita a ripensare la forte interdipendenza tra questioni cosiddette “locali” e tendenze più generali del sistema economico-finanziario e politico europeo.Forze politiche e candidati presenteranno all’opinione pubblica le rispettive piattaforme.Può darsi che esse contengano interpretazioni e proposte attente alle conseguenze di quella integrazione.
Può darsi che distinguano in modo troppo marcato il significato e le conseguenze delle due consultazioni.Ognivalutazione al riguardo dovrà attendere che tali posizioni vengano formulate.Elementare prudenza suggerirebbe di evitare scelte di contenuto e di comunicazione sostanziate da trombonismo e genericità.
L’Europa: economico-finanziaria e politica “realmente esistente”, è stata tagliata sulla misura di obiettivi e strategie, alla cui determinazione la classe dirigente italiana non è stata in grado di affermare alcun criterio di salvaguardiadi,almeno,qualche nostro essenziale interesse.
In politica estera gli obiettivi di contenimento e di riconquista dello spazio europeo conquistato dall’Armata Rossa e dal socialismo “reale” dopo il 1945,hanno trascurato ogni seria iniziativa mediterranea .Con il risultato di ritrovarci in prima linea nel contrasto dell’immigrazione da paesi ridotti alla fame ed alla disperazione.La riconquista di quegli spazi ha creato presupposti importanti alla delocalizzazione di molte attività produttive insediate sul territorio nazionale.Con il risultato di distruggere il tessuto industriale del paese senza avere niente di paragonabile per sostituirlo.Di fronte alle rapide e disastrose conseguenze di quelle scelte,l’europeismo della nostra classe dirigente ha scelto di rifiutare ogni serio ripensamento della nostra politica “europea” .Ed ha trasformato in articolo di fede un’appartenenza che meriterebbe soprattutto spregiudicata lucidità e fermezza.Se, ad esempio,continuerà l’incapacità di affermare indirizzi diversi di politica economica e finanziaria in grado di rilanciare occupazione e redditi da lavoro:da dove verranno le risorse per conservare o,addirittura,migliore la prestazioni dello stato sociale?I buoni propositi di un amministratore locale non basteranno certo allo scopo.Perchè temere di dire la verità?Oppure,peggio ancora,continuare ad illudersi,ed illudere,che ogni salvezza venga dalla cosiddetta “Europa”?