Comodamente seduto nella sua villa di Twickenham a Londra, un pomeriggio d’estate nel lontano 1754, Horace Walpole cominciò a sfogliare una raccolta di fiabe intitolataThe Three Princes of Serendip. Erano già trascorsi quasi duecento anni da quando un certo Cristoforo Armeno,originario di Tabriz, in Iran, era approdato a Venezia e lì, con l’aiuto di un amico italiano, aveva dato alle stampe la saga persiana Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del Re di Serendippo – un antico nome dello Sri Lanka.
La raccolta di novelle ebbe ben presto una vasta diffusione e venne tradotta in varie lingue tra cui, appunto, l’inglese, ma i racconti non incontrarono il gusto del Walpole, il quale, non riuscendo a trovare una parola per descrivere le continue scoperte, in gran parte fortuite e in parte dovute all’intelligenza e all’astuzia dei protagonisti, ne dovette coniare una nuova. Fu così che il termine ‘serendipity’, ancora di uso corrente, entrò a far parte del lessico inglese. Ed è stato proprio un caso esemplare di serendipità – parola adottata in italiano nel 1974 – a farmi imbattere in Above The Lake: Tuscany, The Artist’s Journey (CreateSpace: 2012), opera prima dell’artista scozzese Nino MacDonald.
Parte autobiografia, parte diario di viaggio, la storia ha inizio nel 1980 e si svolge per la maggior parte in Toscana dove MacDonald si trasferisce da Londra. Nonostante alcuni viaggi in vari paesi europei, in India, Africa e Australia, la narrativa rimane circoscritta a due luoghi, Cortona e Poggio Spinoso, una frazione di Lucignano e due figure femminili, Helen e Suzie punteggiano la narrativa. Non passa molto tempo dal suo arrivo a Cortona, che Nino MacDonald entra a far parte dell’ambiente che è solito osservare con grande attenzione; fa così la conoscenza di alcune persone del luogo e di molti ‘stranieri’ che, come lui, si sono trasferiti in Toscana. Ne escono dei ritratti puntuali, acuti, evocativi e bastano pochi aggettivi, un termine ben scelto, un avverbio calzante a tracciare le tante personalità che appaiono e scompaiono nel tessuto narrativo come in un affresco appena compiuto e contemporaneamente consunto dal tempo. L’autore usa le parole come colori: sa dove e come stenderle sulla carta e come infondere prospettiva e profondità allo svolgimento della storia. Sebbene alcuni nomi dei personaggi che animano il racconto siano stati cambiati, pur rimanendo in gran parte riconoscibili, Above the Lake non si può considerare un romanzo a chiave ma si tratta essenzialmente di un’opera autobiografica.
Con lo scorrere delle pagine, si ha l’impressione di guardare un film, in una sera d’estate, nel mezzo di una piccola piazza di paese dove un lenzuolo, per l’occasione, è stato trasformato in uno schermo di fortuna. Eppure le immagini, i suoni, i colori, risultano chiari e ben definiti: le raffiche di tramontana a Porta Montanina, i muri scuri come la lignite e soffici come le spore della muffa che vi alligna, il gelo delle lenzuola, il silenzio delle strade di Cortona in pieno inverno. Dallo studio o all’aria aperta, l’artista osserva il paesaggio e fa propria la luce naturale, inserendo in un taccuino immaginario, quasi fosse un ritaglio di giornale, la quotidianità di un paese: la legna che viene scaricata nei vicoli, i gradini della scalinata del Comune (24 a sinistra e 21 a destra), le dinamiche che costruiscono una comunità di persone, le riflessioni su un quadro di Fontana, un commento su Paul Nash, la passione e il fascino per Pompei. Su questo sfondo si intrecciano i ricordi personali: il padre adottivo, la madre tedesca, la Tante Eliette, Chantal, l’amica di sempre, i figli Toto e Cosmo che diventeranno i protagonisti di un delizioso video di stampo surrealista intitolato La bicicletta rossa (http://cosmomacdonald.blogspot.co.uk/2010/10/short-film-by-nino-macdonald-starring.html). L’autore racconta se stesso con onestà, con il necessario distacco e autocritica; lo fa in modo pacato, sobrio, e ricorre agli stessi criteri anche quando osserva chi gli sta attorno: gli amici, i conoscenti, la moglie Suzie, madre dei suoi figli, e Helen, la ex compagna. Su uno sfondo più lontano, risuonano i cambiamenti della vita in Toscana e in Italia – la discesa in campo di nuove forze politiche, i problemi economici che affliggono il paese – il terrorismo internazionale. In tutto questo, Nino sa di essere un ‘privilegiato’- una serie di fortunate circostanze personali gli permettono di dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura, ai propri interessi, alle letture che vanno formando e cambiando i suoi gusti estetici; tuttavia questo non lo allontana dalle cose di tutti i giorni. Anzi, al contrario, partecipa attivamente alla vita della comunità come quando si unisce, più di una volta, a un gruppo di volontari per combattere un incendio.
Di ritorno da un viaggio, si trasferisce a Poggio Spinoso, dove rimane per tredici anni prima di andare a vivere definitivamente in Australia. È a Poggio Spinoso che crescono i suoi figli, continua a dipingere, a organizzare mostre collettive e personali, e a sperimentare con la video-art; ed è proprio lì che si sentirà artista a tutti gli effetti – una tappa raggiunta dopo diciassette anni di lavoro e che permette ‘alla mano e alla mente di muoversi all’unisono, abbracciando il caos per creare un singolo tratto di impareggiabile maestria’ (mia traduzione). Le descrizioni, i ricordi di quasi vent’anni di vita non sono soffusi di malinconia o di rimpianti, né di recriminazioni per il successo che continua a eludere l’artista, ma a tratti mi sembra di avvertire un sottile desiderio che affiora e scompare per Cortona e, forse chissà, anche per Helen, per quelle notti stellate da riempire con fin troppi desideri, per quel breve tragitto in motorino mentre dalla campagna circostante Nino sale con Voss, il cane di Helen, tenuto stretto stretto fra le braccia. Above the Lake è un libro che permane come imbevuto nella memoria, il riflesso di una città e della vita di un artista che si riflettono e svaniscono nella lontananza del lago.
Nino MacDonald, Above the Lake: Tuscany, The Artist’s Journey (CreateSpace: 2012), 238pp. ISBN: 978-1480274150. Disponibile anche in formato elettronico tramite Amazon.
Recensione di Valentina Olivastri