Futuro per Cortona ha presentato il suo gruppo dirigente e la sua piattaforma politica ed elettorale per le prossime amministrative. E’ una cosa buona perché avvia il processo comunicativo che condurrà la città alla scelta della Giunta e del Sindaco, che succederanno all’amministrazione Vignini. Consenso, dissenso e riserve sulla piattaforma e sulla sua ispirazione culturale hanno già trovato occasioni di manifestarsi.
Ed è a questo riguardo che mi sembrano raccomandabili una maggiore pacatezza ed una più accurata utilizzazione di riferimenti ed analogie con precedenti e contesti storici; al fine di sottolineare le proprie convinzioni e di polemizzare, del tutto legittimamente, con quelle altrui.
Cuba, prima di Fidel Castro e di Che Guevara, apparteneva già da tempo agli Stati Uniti. Forse il lettore che polemizza con Bellincampi ritiene che l’isola fosse stata già conquistata dalle Forze aereo-navali sovietiche e concessa, poi, in gestione controllata ai fratelli Castro. Purtroppo la cronologia lo smentisce clamorosamente. Gli U.S.A. avevano sloggiato da Cuba gli spagnoli (che stavano lì dai tempi di Colombo) dopo uno strano incidente che aveva coinvolto la loro corazzata Maine. Siamo nel 1898. Lenin aveva 28 anni ed era occupato da tutt’altre faccende. Liquidati gli spagnoli, gli americani resero Cuba una propria colonia. Monocultura dello zucchero, produzione dei migliori sigari del mondo, luogo di svago e di piaceri per ricchi. Potere economico saldamente nelle mani delle grandi imprese agro-alimentari americane e della mafia. Potere “politico” affidato a personaggi ben disposti nei confronti degli interessi americani. Come “ultima ratio” la base di Guantanamo: testa di ponte e rada di prim’ordine per eventuali interventi di “normalizzazione”. Se il lettore è anticastrista: “a prescindere”, la sua opinione non cambierà. Sappia,però, che si regge come il barone di Munchausen, solo in virtù del suo codino. Allo stesso modo la rinnovata interpretazione del fascismo come restauratore di un ordine infranto o comunque posto in seria discussione dalla “sinistra”, dai “comunisti” , dagli “anarchici” etc.etc.
L’enorme malessere della società italiana, all’indomani della prima guerra mondiale, era vero e sacrosanto. Ma non esistevano le condizioni per rovesciare gli assetti politici ed istituzionali. Tanto sul piano teorico, quanto su quello organizzativo. Accreditare le chiacchiere ed i proclami massimalisti, come attendibili testimonianze di livelli programmatici ed organizzativi, capaci di mettere davvero alla prova l’ordine esistente,non regge ad alcuna seria ricostruzione storica. Mussolini ed il fascismo presero ben presto le distanze dal programma “sansepolcrista” delle origini e scelsero di diventare il ferro di lancia di una restaurazione dell’ordine . Minacciato soprattutto dall’enorme trauma subito dalla nazione e dalle istituzioni a causa della guerra. Erano il Re e l’esercito a tenere il pallino in mano. E si vide a Sarzana. Quando un capitano dei Carabinieri dal nome tedesco (Jurgens), con un pugno di militi , disperse un numero molto maggiore di squadristi che minacciavano sfracelli. Auguriamoci che la campagna elettorale non assuma una deriva troppo ideologica. Per polemizzare dovrebbero bastare gli argomenti ben fondati.