{rokbox title=| :: |}images/stories/cortona4.jpg{/rokbox}Sembra che a metà maggio si conoscerà se la centrale a biomasse potrà partire o meno .a Renaia
Nel caso la decisione della Provincia dovesse deludere le aspettative del Comitato Tutela Cortona (la centrale di Renaia sarà definitivamente libera di operare), incombe a tutti quelli che si sono impegnati, nel Comitato ed a fianco di esso, il dovere, morale prima che pratico, di trovare le forme perché la sensibilità collettiva dei seimila cittadini (una cosa impressionante ! ) che hanno apposto la propria firma a sostegno della comune battaglia, trovi espressioni sempre più concrete e trasparenti perché il senso di comunanza, così clamorosamente emerso, si consolidi nella realtà cortonese. Paradossalmente,la necessità del consolidamento sarà altrettanto forte anche nel caso di bocciatura della centrale di Renaia.
Intanto perché i troppi padri, che vorranno adottare la vittoria, finiranno per produrre una confusione pazzesca nella frenetica ricerca di visibilità.
Il passaggio fondamentale che intravvediamo per rispondere all’ esigenza, è quello dell’ adozione di uno statuto per il Comitato Tutela Cortona: non uno statuto qualsivoglia, ma un progetto che si cali con impegno e convinzione collettiva nella Costituzione della Repubblica Italiana (così anche la minoranza di quelli che ne agitano meccanicamente il testo, se non l’ hanno ancora fatto, andranno a leggerselo per cercare ispirazione dalle parti veramente vitali, che non mancano).
Una di tali parti modernamente positive è quella contenuta nell’ art. 118 u.c. (introdotto con la revisione del 2001) che questo dispone : “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” .
Tale norma ha una portata dirompente, benché sia trascorso quasi un decennio dalla sua comparsa nel diritto positivo: tuttora infatti è difficile rinvenire in altri ordinamenti giuridici che sia così esplicitamente riconosciuta l’ attitudine della cittadinanza attiva a svolgere attività non solo per interessi limitati e corporativi, ma addirittura nell’interesse generale.
Nella dinamica pubblico-privato della sussidiarietà c’è l’ esplicitazione diretta al massimo livello (quello costituzionale, appunto) dell’ accresciuta capacità di iniziativa e di realizzazione delle politiche sociali da parte di gruppi di cittadini, i quali concorrono (e competono) per questo con le politiche demandate alle istituzioni. Chiaro che il professionismo politico e le burocrazie pubbliche si allarmano, e difendono quelli che ritengono loro esclusivi spazi operativi .
Si torna sempre lì: la sostanziale impotenza, tanto è lo squilibrio dei mezzi a disposizione per far valere nelle sedi deputate le proprie ragioni, del singolo cittadino nei confronti di danni ingiustificati che possano derivargli dall’ operato di entità forti, private e/o pubbliche. Quando la politica ha inventato qualcosa in proposito, il rimedio è stato insignificante, se non dannoso: vedi i difensori civici .
L’ attivarsi di cittadini associati per realizzare l’ interesse generale configura assunzione di precisi oneri e responsabilità per fini non solo egoistici : i primi esempi che vengono alla mente sono quelli relativi a diritti relativamente nuovi : diritto all’ ambiente; all’ efficienza della pubblica amministrazione; all’ informazione (intesa nelle declinazioni tecnologiche più ampie: vedi il digital divide ) .
Il Comitato dovrebbe essere composto di soci iscritti . La qualità di socio, oltre che per decesso o dimissione, si perde per sentenza dichiarativa di fallimento, inabilitazione o interdizione dai pubblici uffici, condanna penale passata in giudicato, esclusione deliberata dal Consiglio dei Saggi in caso di comportamento palesemente contrastante con gli obiettivi del Comitato.
Il Consiglio dei Saggi dovrebbe essere presieduto da un magistrato designato dal Presidente del tribunale.
Con tali presupposti, si immagini il tasso di credibilità che contraddistinguerebbe tale Comitato .
Il concetto di interesse generale deve per noi rigorosamente limitarsi al territorio del comune di Cortona : il Comitato dovrebbe assurgere infatti a vero sindacato del territorio comunale, come sta già meritoriamente avvenendo per la vicenda delle biomasse di Renaia.
Annotazione di cronaca recente. Molto spazio mediatico è stato dedicato agli accordi di integrazione, anche nel campo della pianificazione energetica, che sarebbero stati prefigurati tra i Sindaci di Cortona e Castiglion Fiorentino: se venisse confermato che nel frattempo il Comune di Castiglion Fiorentino si sia dotato di una norma (che a chi scrive appare dissennata) che prevede che i pannelli fotovoltaici impiantati a terra debbano essere collocati ad almeno 150 metri dalle abitazioni, auspicheremmo che il Comune di Cortona si trattenga dall’ imitare gli amministratori castiglionesi