Grande attesa, anche a Cortona, per la prima commedia teatrale dello scrittore, giallista napoletano Maurizio De Giovanni, “Il silenzio grande”, che raccoglie applausi entusiastici e commozione, tra il pubblico del Signorelli.
Due ore di buon teatro, in cui ci si ritrova a specchiarsi in una vicenda familiare che può essere quella di ognuno di noi. Che si consuma nel luogo sacro della famiglia, la casa, dove il tempo scorre tra parole taciute, le vite cambiano, a volte senza che ce ne accorgiamo e si finisce con l’ interrogarsi su come siamo e come saremmo potuti essere.
In un intreccio di dramma e commedia che richiama il teatro napoletano di Eduardo, si innestano il racconto delle difficoltà di una famiglia che vive all’ombra di un padre/marito “ingombrante” ma anche l’amara riflessione sulla caducità del successo.
Accade così che Valerio Primic, noto scrittore, tre volte Premio Strega, marito di Rose/Stefania Rocca e padre di Massimiliano/Jacopo Sorbini e Adele/Paola Senatore, dopo aver vissuto nella duplice illusione di aver creato un microcosmo felice tra le mura domestiche e di una fama che mai avrebbe smesso di “nutrire” il suo ego e la famiglia, venga bruscamente ricondotto a una realtà di vita, “cambiata” senza che lui se ne sia accorto.
Valerio non si è mai reso conto di quanto la sua “voluminosa” figura abbia condizionato la vita della famiglia Primic. Ma ora Massimiliano e Adele sono diventanti grandi e hanno trovato il coraggio di aprire la porta di quella biblioteca che li ha sempre tenuti separati dal padre, per confessare il dolore di troppe assenze, il fardello di essere “Primic” e confidargli, il primo la sua natura omosessuale e la seconda, l’attesa di un figlio. Anche Rose ha il suo vissuto di parole non dette di cui liberarsi, oltre quella porta.
E’ di dolore, sgomento, la prima reazione di Valerio, cui subentra la paura di non essere più tempo per porre rimedio a quei tanti, piccoli silenzi che sono diventati un “silenzio grande”.
Coni di luce illuminano i personaggi nei momenti del racconto più doloroso, mentre il resto del palcoscenico si oscura… Un escamotage per strappare una lacrimuccia agli spettatori o piuttosto volute esasperazioni caricaturali?
Di sicuro questa commedia non ha bisogno di trappole emozionali per arrivare al cuore.
Sarà Bettina/Monica Nappo, la cameriera fedele, con una “tazzulella ‘e cafè” e la sua filosofia “pragmatica”, ad aiutare Valerio a rimettere insieme i pezzi di un puzzle familiare in frantumi..
La famiglia Primic dovrà rinunciare, inevitabilmente, all’appartamento per salvarsi dai debiti ed è un “giardino dei ciliegi” a cui è difficile dire addio, quella biblioteca piena di scatoloni su cui si apre il secondo atto della piecè. Una stanza dove il “silenzio”, ora, parla e chi vuole riesce ad ascoltarlo.
“Il silenzio grande” è una commedia che spiazza. Che regala grandi risate e lascia senza parole. Intinta di quel tanto di mistero che solo un “giallista” del calibro di De Giovanni poteva riservarci.
Interpretazione magistrale di Massimiliano Gallo che resta in scena per l’intera durata dello spettacolo regalandoci la verità di un personaggio che potremmo essere ognuno di noi. Anche lui figlio d’arte, come il regista Alessandro Gassmann.
Non fanno mistero, Gassmann e Gallo, della fatica di “portare” un cognome importante ed il testo di De Giovanni è l’occasione per raccontarlo.
Impareggiabile Monica Nappo/Bettina è il suo alterego sul palcoscenico. Spicciola ma efficace nelle sue analisi quanto Valerio è ridondante nelle sue citazioni.
Primattore e spalla di grande effetto in scena. Eduardo e Pupella Maggio, se mi è concesso il confronto!
Bella l’interpretazione di Stefania Rocca.
I due giovani Sorbini e Senatori tengono testa a cotanto cast di attori. Inconfondibile la regia di Gassmann che costruisce uno spettacolo dal forte realismo scenico. Sul suo sipario trasparente proietta immagini evocative, “tipi” umani, regalandoci anche un simpatico, personale, cameo!
Si può morire tra silenzi piccoli che diventano “silenzi grandi”?
L’interrogativo resta sospeso per tutti quelli che non c’erano l’altra sera al Signorelli a godersi uno dei più belli spettacoli in cartellone quest’anno. “