E’ stata aperta ieri sera in occasione della visita ai 7 Sepolcri la chiesa di Santa Chiara nella sua rinnovata veste grazie all’opera di recupero da parte dell’Amministrazione Comunale. La Chiesa venne edificata, per volere delle monache Clarisse, tra il 1659 e il 1661, occupando l’area del fossato laterale della rocca di Monte San Savino, ad uso dell’attiguo monastero delle Clarisse istituito nel 1611.
Sulla facciata prospiciente la piazza compaiono nella parte superiore resti di affreschi prospettici ottocenteschi, dovuti forse all’artista figlinese Giuseppe Righi. Il resto della facciata risulta essere intonacata con malta di calce. L’edificio consta di un’aula unica con volte a crociera. Sulla controfacciata la cantoria ripete i modi di quella sansoviniana in Sant’Agostino.
All’interno la chiesa è divisa in tre porzioni: la prima delimitata dalla presenza della cantoria, sopra l’ingresso è impostata su tre campate con copertura a crocera, con archi a sesto ribassato su colonne, addossate alla controfacciata, le altre due parti a doppia altezza, separate dalla prima da 2 colonne, sono coperte sempre a crocera. Sul retro della chiesa il locale sacrestia, è coperto da una volta a botte lunettatta, da quest’ultimo si accede al vano scala che conduce alla torre campanaria.
Sopra alla chiesa è posto un ampio salone (ex dormitorio), con copertura lignea a doppia orditura a capanna;
All’interno si conservano molte opere d’arte: le più interessanti sono alcune pale di terracotta. Sulla parete destra troviamo la pala in terracotta raffigurante San Lorenzo tra Rocco e Sebastiano, da considerare opera autografa di Andrea Sansovino (1465-1529), quest’opera viene datata intorno al 1490 ca.
Sempre sulla destra troviamo una Natività uscita dalla bottega di Andrea della Robbia, attribuita aLuca Della Robbia il Giovane, databile al primo decennio del XVI secolo.
Nella parete dell’altare troviamo una statua lignea della Madonna dei Sette Dolori, della fine del XVIII secolo.
La grande tela dell’altar maggiore dipinta da Salvi Castellucci nel 1663 raffigura “La presentazione al tempio tra i santi Nicola, Savino e Chiara”, commissionato dalla famiglia Galletti il cui stemma ricorre sia nelle parti lignee della cornice che nel piviale della figura dipinta di san Nicola.
Nella parete sinistra troviamo ancora una terracotta invetriata di mano del Sansovino, raffigurante la Madonna in gloria con Bambino e santi: l’opera, è di poco successiva alla pala con il san Lorenzo (1490 ca.).
L’ultima grande opera in terracotta che troviamo è la statua con Sant’Antonio abate di scuola robbiana (fine XV – primi XVI secolo).
La chiesa è dotata inoltre di tre altari in legno intagliato, e di alcuni frammento di affreschi vasariani, provenienti dalla distrutta chiesa aretina di S. Rocco.
OPERA DI RESTAURO E CONSERVAZIONE
– realizzazione nella prima porzione della chiesa dell’intonaco a calce, nelle parti mancanti, lato ingresso e due laterali per una altezza di circa 2,00 mt.
– rifacimento nelle tre porzioni della tinteggiatura interna sia delle pareti che delle volte, con la stessa coloritura della parete di fondo, prevedendo la eliminazione della balza in finto marmo esistente, realizzata in epoca moderna.
– sistemazione l’impianto elettrico esistente, integrandolo con canalette esterne a battiscopa, piccole tubazioni in rame e prevedendo parte dell’impianto sottotraccia, con la sostituzione degli esistenti corpi illuminanti obsoleti.
– pulitura delle seguenti opere d’arte: Tabernacolo “Sant’Antonio Abate” della scuola di Andrea della Robbia; Rilievo in terracotta “Natività” di Luca della Robbia; Rilievo a robbiana “Madonna con bambino e santi” del Sansovino.
– ricollocazione dell’affresco di scuola Vasariana, recentemente restaurato dalla Soprintendenza B.A.A.A. di Arezzo e la messa in sicurezza in loco dell’altro.
– restauro conservativo del portone ligneo di ingresso alla Chiesa