Nella piccola realtà della Pievuccia, l’attività da lui promossa permise ai ragazzi respinti dalla scuola di stato di completare i loro studi fino alla età dell’obbligo scolastico, ma soprattutto insegnò il valore della cultura come fattore di libertà e di uguaglianza: è la parola che rende liberi e lo studio è un diritto e non un privilegio di pochi. E la cultura cresce nel confronto, nell’ascolto, nell’accettazione delle proprie debolezze e dei propri limiti e nel riconoscimento dell’altro diverso da me ma con la identica dignità di persona.
Nella didattica e nella organizzazione del doposcuola, mutuato certamente da Don Lorenzo Milani e dalla scuola di Barbiana, Don Enrico si rivelò prete che si è fatto maestro per compiere interamente la sua missione di sacerdote.Il libro “La nostra scuola è diversa”, curato dal professor Fabrizio Fabbrini dell’Università degli Studi di Siena, è ricco dei contributi di quanti hanno conosciuto e frequentato la realtà della Pievuccia (sia alunni che “docenti”), del materiale prodotto dai “ragazzi” del doposcuola e di alcuni scritti inediti di Don Enrico