Sei Toscana a Ecomondo, l’efficienza nella gestione dei rifiuti passa dall’aggregazione
Domani si chiuderà la 19esima edizione di Ecomondo, la più importante kermesse internazionale dedicata alla green economy che l’Italia ospiti, ed è già tempo di primi bilanci anche per la partecipazione toscana, che ha visto in Sei Toscana una delle realtà di punta portate alla ribalta del palcoscenico riminese.
Il gestore unico dei rifiuti della Toscana del sud, presente dalla prima giornata a Ecomondo, ha rappresentato un case history all’interno delle esperienze d’aggregazione nei servizi pubblici locali, da valorizzare quale occasione per raggiungere una maggiore efficienza nella gestione dei rifiuti. Durante il convegno dedicato, che si è svolto nello stand di Utilitalia, hanno partecipato Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia; Simone Viti, presidente di Sei Toscana; Fabrizio Vigni, presidente di Sienambiente e Renata Caselli, responsabile del Settore Servizi Pubblici locali e Bonifiche Regione Toscana. Il tema è stato riconosciuto come di particolare attualità, visto anche che di riforma del settore si parla nella recente legge di riordino della Pubblica amministrazione: la Toscana può già mettere in mostra un esempio virtuoso.
INIZIATIVA A MASSAROSA
Vai a lavorare in Bici? Il comune ti paga 25 centesimi di Euro al Chilometro. E’ l’iniziativa promossa dal comune di Massarosa, che dovrebbe partire a fine 2015. Il progetto, in fase sperimentale, coinvolgerà 50 persone. I chilometri saranno controllati tramite app gratuita e autocertificati dai partecipanti. Ogni ciclista potrà beneficiare di un rimborso di non più di 50 euro mensili. Con questa iniziativa, a detto l’assessore Stefano Natali, vogliamo diffondere la cultura della sostenibilità.
Vivere meglio
Quanti alberi ci sono sulla terra? Secondo una ricerca pubblicata su Nature sarebbero tre bilioni più o meno 422 a testa. I numeri arrivano dalla Università of Yale che, attraverso la combinazione di immagini satellitari e dati forestali, e grazie al calcolo di un supercomputer, è riuscita a mappare le popolazioni di alberi presenti in ogni Km2 del pianeta.
Un regalo sostenibile che aiuta l’ambiente
Immagina se gli alberi ci dessero il wi-fi gratis. Tutti si metterebbero a piantare come matti. E’ un peccato che ci diano solamente l’aria che respiriamo. Il gruppo californiano Republic of Change apre con questa citazione di Anon la campagna che ha lanciato su Indiegogo per dar vita a 100.000 nuovi alberi, che combatteranno il cambiamento climatico e renderanno il mondo un posto migliore. Comprando online biglietti per regalo in carta da piantare – una mistura di cellulosa e semi – le persone possono spronare i loro cari a fare qualcosa di pratico per ridurre la concentrazione nell’aria di CO2 e combattere il cambiamento climatico. Ogni albero che piantiamo, sottrae all’atmosfera 25 kg di CO2 ogni anno. Piantare 10 nuovi alberi vuol dire assorbire 250 kg di anidride carbonica ed ammortizzare le emissioni di un mese di riscaldamento di una casa o tre settimane di guida. Su ogni biglietto di carta da piantare appare la scritta: “Un albero è stato piantato con il tuo nome: Il tuo albero assorbirà circa 25 chili di CO2 dall’atmosfera ogni anno. Sorridi. Stai facendo del mondo un posto migliore”.
L’Asia raddoppierà le rinnovabili nel mix energetico 2030
La regione si prepara alla COP 21 con un piano per raddoppiare le rinnovabili al 2030. Ma strizza ancora l’occhio a carbone e nucleare. La quota di rinnovabili nel mix energetico della regione Asia-Pacifico dovrà raddoppiare entro il 2030. Lo ha stabilito l’ultimo vertice dei ministri dell’Energia provenienti dai 21 Paesi APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), preparatorio alla COP 21 di Parigi. I Forum regionali tra Paesi sono terreno di dibattito in vista della prossima Conferenza ONU sul clima, nel tentativo di mettere a punto una strategia comune. I ministri hanno dichiarato che i loro governi hanno intenzione di accelerare e incoraggiare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Tuttavia, hanno anche riconosciuto che diversi Paesi membri dell’APEC sono ascrivibili ancora alla cerchia delle economie in via di sviluppo, legittimandoli ad adoperare tutte le tecnologie energetiche per favorire la loro crescita economica. Ecco perché, alla fine, la dichiarazione comune dei rappresentanti dei 21 dicasteri menziona anche l’uso del nucleare, il cosiddetto “carbone pulito” e il gas naturale.
E’ pronto il prototipo di Tritech Tennis,
Macchina che ricicla i tubi delle palline da tennis: un primo passo verso l’ecosostenibilità sulla terra rossa. A Milano, durante l’Aspria Tennis Cup, un torneo Atp che si svolge ogni anno alla fine di giugno, è stata inaugurata la prima macchina che ricicla e compatta i tubi usati per le palline da tennis. Si chiama Tritech Tennised è una grossa scatola alta 152 cm dal design coloratissimo: impossibile non notarla nella distesa monocromatica dei campi in terra rossa che caratterizza i circoli italiani. Il dispositivo, prodotto dalla Tritech, azienda leader nel settore della triturazione dei rifiuti, è in grado di comprimere i tubi di alluminio o di plastica riducendone il volume del 90%. Utilizzarlo è semplicissimo. Basta introdurre il tubo vuoto nell’apposito foro ed aspettare qualche secondo: la compressione è immediata, con tanto di ricevuta. Non è solo uno scontrino, ma un buono sconto per l’acquisto di un nuovo tubo di palle da tennis: perchè il riciclo va incentivato. Insomma Tritech Tennis è colorata, gentile ed intelligente. Per immaginarne le potenzialità, basta pensare che durante le partite di tennis ufficiali, viene scartato un nuovo tubo di palle ogni nove giochi. Un piccolo torneo come l’Aspria Tennis Cup può arrivare a consumare circa 180 tubi di palline. In un master 1000 come gli Internazionali di Italia, i tubi triturati sarebbero circa 600. Un piccolissimo gesto consentirebbe di ottenere innumerevoli vantaggi dal punto di vista ambientale: rifiuti più compatti richiedono un minore numero di trasporti per essere smaltiti, con una conseguente riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di CO2. La crescita esponenziale dell’ utilizzo di un sistema intelligente di smaltimento e riciclo delle attrezzature sportive potrebbe essere solo il primo passo per rendere completamente ecosostenibile uno sport come il tennis che ha già scritti nel proprio DNA i caratteri del rispetto dell’ambiente, come tutte le discipline che si praticano all’aria aperta senza lo spreco di fonti energetiche artificiali. Sistemi di recupero delle acque meteoriche per bagnare i campi ed illuminazioni a basso consumo alimentate da pannelli fotovoltaicicompleterebbero il quadro. Ed allora i campi da tennis sarebbero davvero green, anche quelli in terra rossa!
Legge di Stabilità, Ance: “detrazioni Iva su acquisto case efficienti”
L’associazione dei costruttori propone una detrazione del 50% dell’Iva pagata sugli acquisti di case nuove in classe energetica A e B effettuati fino al 2018; esenzione dall’IMU, dalla TASI o dalla futura “local tax” per l’acquirente di immobili non adibiti ad abitazione principale; revisione della tassazione sul ‘rent to buy’. È necessario utilizzare la leva fiscale per incidere fin da subito sulla capacità di investimento nel settore immobiliare sostenendo l’offerta di abitazioni di qualità e superando le sperequazioni esistenti che, nei fatti, privilegiano le compravendite di immobili usati, spesso inadeguati ed energivori. Questa è una delle principali richieste dell’ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili – presentate durante un’audizione, il 2 novembre scorso, presso le Commissioni Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato in seduta congiunta, nell’ambito dell’esame dei documenti di manovra economica 2016-2018, e in particolare, della Legge di stabilità 2016 (vedi allegato in basso). Nello specifico per incentivare il mercato indirizzando la domanda verso l’acquisto di abitazioni di nuova generazione l’ANCE propone al Governo di introdurre una detrazione del 50% dell’IVA pagata sugli acquisti di case nuove in classe energetica A e B, effettuati fino al 2018. Tale misura avrebbe secondo i costruttori il vantaggio di favorire l’avvio di un concreto rinnovamento dello stock abitativo esistente e al tempo stesso permetterebbe di correggere quel paradosso per cui è fiscalmente più conveniente acquistare un immobile energivoro piuttosto che un’abitazione “green” da un’impresa di costruzione. La proposta elaborata prevede per l’acquirente di immobili non adibiti ad abitazione principale anche l’esenzione triennale dall’IMU, dalla TASI o dalla futura “local tax”.
Via libera all’eolico galleggiante più grande al mondo
Il Governo scozzese concede la licenza per la realizzazione del primo parco eolico marino galleggiante del Regno Unito. Con 5 turbine e una produzione di 135 GWh sarà il più potente al mondo. L’aerogeneratore flottante più potente mai istallato sarà pure del Giappone, ma il parco eolico galleggiante più grande al mondo avrà un accento decisamente british. La Scozia ha, infatti, dato il via libera proprio in questi giorni ad Hywind, progetto che porterà la realizzazione al largo della costa di Peterhead di una wind farm da record. La licenza marina concessa alla norvegese Statoil, la società che si occuperà dei lavori di realizzazione, permetterà di istallare ad una distanza di 25 km dalla costa scozzese, cinque turbine di eolico galleggiante, in grado di soddisfare le esigenze di quasi 20mila famiglie britanniche.Come il nome lascia facilmente intuire, questo tipo di aerogeneratori non hanno fondamenta vere e proprie, ma sono montati su di una chiatte galleggianti, a loro volta ancorate al fondale marino attraverso delle funi. Nel dettaglio la turbina Hywind usata per il progetto scozzese possiede un galleggiante in acciaio riempito con una zavorra, che si estende per 100 metri sotto la superficie ed è fissato al fondo del mare mediante tre cavi di ancoraggio. Nata dalla collaborazione tra Siemens e StatoilHydro, l’unità è stata appositamente pensata può essere installata in acque con una profondità dai 120 ai 700 metri, valori difficilmente raggiungibile dai razionali parchi eolici offshore che già a a profondità superiori a 30-50 metri risultano essere molto costosi.
Denuncia di Greenpeace
Bruciano le foreste per piantare olio di palma Greenpeace chiede al governo indonesiano di impedire che si possa trarre profitto dalla distruzione delle foreste e dalla conseguente emergenza ambientale e sanitaria provocata dagli incendi, dal fumo e dalle ceneri che soffocano la regione. Grave il rifiuto del governo di rendere pubbliche le mappe aggiornate che mostrino i siti di produzione di olio di palma e le concessioni forestali a norma. Negli ultimi dieci anni, la deforestazione illegale è costata all’Indonesia nove miliardi di dollari in royalty del legno perdute
Per gli ulivi serve un’indagine scientifica seria
Ancora molti sono i dubbi e si allarga l’alea di incertezza sugli interventi a cominciare dalla fascia di 100 metri che coinvolge piante sane. Va bene per le piante colpite ma ora gli interventi vanno ponderati ed esaminati scientificamente i «casi di guarigione». Basta con gli interventi non qualificati che ci fanno ripiombare nel Medioevo. Il caso Xylella che si è abbattuto sugli ulivi del Salento sta colpendo al cuore la cultura pugliese. Non si può restare insensibili di fronte ai video che mostrano i social, che scorrono sul dolore di agricoltori e su quanto rappresentano per loro quelle piante antichissime.
Accanto a scene strazianti, però, vanno in onda anche una serie di post su interventi miracolosi che aprono alla speranza ma creano un baratro fra realtà, possibilità e certezze scientifiche. Si alimentano così anche siti che vedono complotti dietro ogni disgrazia e che, se fossero veri, sarebbe un abdicare al nostro futuro, alla nostra razionalità, alla speranza di migliorare le nostre società. Tutto è male, tutto è pilotato, anche le cose buone hanno un secondo fine… veramente un mondo di una tristezza infinita. Non è la prima volta che interveniamo sull’argomento Xylella. Francamente, sono molte le domande che restano inevase, in tutta questa vicenda. Ci sembra di notare un silenzioso «passa parola» per cui gli specialisti sono assenti. Come un non voler disturbare il manovratore (ma chi? L’Europa? la Regione?). Una sorta di muro di gomma che dà fiato a mille sospetti. Anche perché coloro che vedono complotti non mostrano prove, non partono denunce, e neanche coloro che postano miglioramenti portano prove, al di là di foto e video che non sono prove. Perché al posto di sposare il fai-da-te non si seguono scientificamente i casi di «miglioramento» con l’aiuto di ricercatori?
Volontari nelle piazze contro i pesticidi
Travestiti da dottori, con tanto di camice e stetoscopio, hanno attualizzato il famoso detto «una mela al giorno leva il medico di torno», portando con sé mele biologiche (le sole che di norma non contengono pesticidi) e mostrando lo striscione «leva il pesticida di torno» Oggi volontari e attivisti di Greenpeace sono scesi in piazza in 26 città italiane, da Milano a Palermo, per informare le persone sui danni ambientali causati dall’agricoltura industriale e dall’impiego massiccio di pesticidi. Ma anche per promuovere con gesti concreti la necessità di passare al più presto a un modello agricolo sostenibile. Travestiti da dottori, con tanto di camice e stetoscopio, i volontari hanno attualizzato il famoso detto «una mela al giorno leva il medico di torno», portando con sé mele biologiche (le sole che di norma non contengono pesticidi) e mostrando lo striscione «leva il pesticida di torno». Pochi giorni fa, infatti, Greenpeace ha diffuso i risultati di un’analisi sulle mele acquistate nei supermercati di 11 Paesi europei, Italia compresa. Ben l’83 per cento delle mele prodotte in modo convenzionale sono risultate contaminate da residui di pesticidi, e nel 60 per cento di questi campioni sono state trovate due o più sostanze chimiche. Solo le mele biologiche sono risultate libere da sostanze chimiche di sintesi.Vent’anni di Ogm: solo vuote promesse e rischi per salute e biodiversità. Quasi 20 anni fa negli Usa degli agricoltori seminarono il primo Ogm, la prima soia geneticamente modificata per utilizzo commerciale. Da allora l’industria dell’ingegneria genetica ha investito milioni di dollari nella commercializzazione dei suoi progetti “miracolosi” e da allora ha fatto regolarmente nuove promesse al mercato. E non si tratta di promesse da poco: varietà ad alto rendimento, fine del la fame mondo, piante che tollerano la siccità e i cambiamenti climatici… Ma secondo il nuovo rapporto “Zwei Jahrzehnte des Versagens” di Greenpeace Germania «Dopo 20 anni di coltivazione commerciale di piante geneticamente modificate si è rotto l’equilibrio». Per l’associazione ambientalista l’industria degli OGM può essre riassunta come «Due decenni di fallimento» anche per il grande rifiuto del mais geneticamente modificato in Europa. «La Germania e altri 10 Stati membri dell’Ue e 4 regioni hanno impedito la coltivazione di sei linee di mais geneticamente modificato sul loro territorio, altri 6 Paesi li seguiranno – sottolineano a Greenpeace Deutschland – Il rapporto mostra le buone ragioni contro le colture geneticamente modificate: dalle false speranze di nutrire il mondo, al non ottenimento delle innovazioni promesse». Dirk Zimmermann, un esperto di ingegneria genetica di Greenpeace, sottolinea che «20 anni di coltivazione commerciale dimostrano che è saggio evitare la coltivazione di colture geneticamente modificate. Ma il divieto per alcune varietà è solo un primo passo importante. Ma la respingere singole varo ietà non è sufficiente. Se l ministro dell’agricoltura della Germania Schmidt vuole davvero mantenere i terreni agricoli privi di ingegneria genetica in modo permanente, deve imporre un divieto generale delle coltivazioni OGM»