AATO SI AATO NO
Molto tempo prima dell’attuale manovra del governo, e cioè a Novembre 2007, la Regione Toscana ha emanato la Legge n°61 che imponeva la riduzione degli Ato da 10 a 3 e con il conseguente passaggio da 39 a 3 gestori. Tale manovra, voluta fortemente dal Presidente Rossi, ha portato un taglio di crica 110 poltrone. Ebbene oggi, purtroppo, devo registrare che rispetto ad altre Regioni in Toscana i sistemi di aggregazione dei servizi pubblici locali sono in ritardo anche se il percorso intrappreso sembra ben cadenzato da scelte ormai non rinviabili sia sul piano industriale che sul piano politico.
Nel settore dei Rifiuti dei tre Aato soltanto quello della Toscana Sud (Arezzo-Siena- Grosseto) è riuscito a preparare il Bando di partecipazione alla gara per la scelta del gestore unico in modo da facilitare l’efficacia, l’economicità e l’efficienza del servizio che dovrà anche avere un costo ridotto a quello attuale in modo da incidere in positivo sulle tariffe a vantaggio dei cittadini. Oltre che ottenere anche una omogenità nell’organizzazione dei servizi di raccolta, trasporto e smaltimento in tutti i 107 Comuni incidendo concretamente nell’aumento della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti prodotti in modo da limitare le spese per la costruzione di imòpianti di smaltimento degli stessi (meno inceneritori e meno discariche).
UN ESEMPIO DA SEGUIRE
Quasi quattromila aziende in Provincia di Prato hanno il cassonetto personale per la raccolta dei rifiuti porta a porta. Il meccanismo di raccolta porta a porta introdotto alcuni anni fa ha due obbiettivi, il primo intercettare qualsiasi tipo di rifiuto riciclabile, il secondo migliorare la qualità e aumentare la quantità di raccolta differenziata attraverso la responsabilizzazione dell’utente che utilizza un cassonetto personale dotato di trsponder un particolare dispositivo che permette di identificare l’utenza a cui è stato assegnato.I rifiuti differenziati (pancali, plastica, certa, cartone, ferro, legno, scartio tessili ecc.) vengono ritirati attraverso un servizio personalizzato: l’utente chiama per il ritiro quando ne ha la necessità e concorda il giorno e l’orario direttamente con il gestore.
MULTE, SUPERMULTE O SOLI SANZIONI AMMINISTRATIVE?
In questi giorni stiamo leggendo articoli nei quali si scrive di “multe” e “supermulte” che il decreto sui reati ambientali (n°121/2011) avrebbe previsto per le persone giuridiche, le società, aziende ecc. che commettono ecoreati. Altri sostengono che adesso le persone giuridiche hanno una responsabilità penale, che sarebbe una grande innovazione del decreto in questione. Ma quali Supermulte? Ricordo che la “multa” è una sanzione penale, peraltro per un Reato/Delitto (e neppure reato/contravvenzione), che può essere irrogata solo da un giudice penale e che -dunque- presuppone che il fatto si apenalmente rilevante. Qui si tratta di SANZIONE AMMINISTRATIVA che è cosa ben diversa. Si continua, sulla base di questi equivoci terminologici che confondono i termini di suo comune (il vigile urbano mi ha fatto una multa per divieto di sosta, come si dice quotidianamente) con i termini giuridici e -di conseguenza- sta passando il messaggio (del tutto errato) che le aziende hanno oggi una responsabilità penale in materia ambientale il che non è vero e non può essere e non può essere vero. La realta è molto semplice e banal. Il Decreto di recepimento della direttiva sui reati ambientali, oltre a non aver creato in pratica nessun reato ambientale nuovo in materia di rifiuti ed acqua, non ha neppure certamente creato una responsabilità penale per le persone giuridiche (né poteva farlo). Ha semplicemente previsto che se sussistono alcuni reati specifici in materia di rifiuti tra qualli che non si trovano nello stesso decreto ma nel Testo Unico ambientale, allora, se ne sussistono i presuppposti, per l’azienda scatta una sanzione amministrativa pecunaria (non penale) per uan certa somma. Tutto qui e niente di nuovo. Ed ollora a chi fa comodo questa cattiva informazione?
MA LO SANNO CHE C’E’ STATO IL REFERENDUM?
La Regione Toscana non vuole perdere tempo: con una lettera l’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini, ha informato il ministro Raffaele Fitto che la nostra regione è disposta ad ospitare la nascente Agenzia per l’acqua. La seconda lettera è stata invece rivolta a tutte le altre regioni, affinchè chiedano al governo cosa intende fare per la riorganizzazione ed erogazione dei servizi pubblici essenziali dopo l’emanazione dei Decreti Attuativi da parte del Presidente della Repubblica, degli esiti dei referendum. La preoccupazione maggiore è per il quesito sulla “adeguata remunerazione del capitale investito” nella tariffa idrica perchè apre una fase di incertezza normativa che rischia di paralizzare sia gli aspetti gestionali che lo sviluppo di piani di investimento.
POGGIO TRE VESCOVI …….COME GINEZZO?
Sembrava tutto pronto per il via definitivo alla costruzione del nuovo parco eolico della Provincia di Arezzo, quello di “Poggio Tre Vescovi” posto nel territorio della provincia di Arezzo a confine con le Regioni Emilia Romagna e Marche. Invece dopo l’ultimo parere favorevole espresso dalla locale sezione Italia Nostra di Sestino, arriva il “Niet” da parte della sezione nazionale della stessa organizzazione.
E ANCORA…
La LIPU-BIRDLLIFE ITALIA si rivolge alle Regioni ed al governo sui temi come gli impianti energetici ed il consumo di suolo per chiedere una maggiore regolamentazione. Alle Regioni viene chiesto di intervenire con urgenza adottando le linee guida per la programmazione di impianti energetici (eolico e fotovoltaico) che secondo l’associazione sono indispensabili per salvare ambiente, paesaggio e biodiversità. Il governo è invitato a rimodulare gli incentivi, dall’eolico industriale al fotovoltaico sui tetti urbani e all’efficienza energetica. Il governo deve urgentemente rilanciare la dimensione rurale e valorizzare l’agricoltura per i servizi ecosistemici che è in grado di offire, evitando così di considerarla un contenitore in cui realizzare ogni tipo di insediamento.
CONCLUDO CON UNA BRUTTA…..O BUONA NOTIZIA?
Dal 2005 le vittime dell’amianto hanno una giornata mondiale a loro dedicata che si celebra il 28 Aprile. La patologia è quindi riconosciuta da tutti i punti di vista ma in Italia a quasi 20 anni dall’emanazione della Legge (257 del 1992) che lo metteva al bando, sull’amianto rimangono ancora aperti molti problemi, intanto è ancora diffuso in ambito civile ed industriale, i costi di prelievo e smaltimento sono elevati, le bonifiche anche dei grandi siti sono in ritardo, sono scarsi i luoghi (discariche) destinati ad accoglierli. Una interessante riflessione sul problema amianto è proposta da Stefano Silvestri dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica toscana riportato su “Epidemiologia e Prevenzione”. Per l’autore è necessario uno stretto dialogo e una forte collaborazione tra sanità e ambiente, in particolaree tra i ministri ed i rispettivi assessorati regionali per studiare forme più efficaci di raggiungimento di opbbiettivi intermedi e strategici a lungo termine. Secondo l’Ispesl l’amianto provoca circa 4000 decessi all’anno e considerato che la malattia può manifestarsi anche quarant’anni dopo l’esposizione, gli epidemiologi prevedono che la mortalità per mesotellioma da amianto aumenterà ancora. Troveremo i denari necessari vista la grave crisi economica che investe il nostro paese?(caso comunque non unico fra i nostri comuni)