Strumentali e totalmente ingiustificate le proteste di alcune tra le principali associazioni venatorie riguardo alle modifiche a tutela della fauna introdotte dalla Provincia di Arezzo per la prossima stagione di caccia.
Ormai da decenni abbiamo a che fare con il mondo venatorio e ci confrontiamo con i suoi rappresentanti durante le riunioni che si tengono in provincia con tutti i soggetti interessati. Ma quanto sta accadendo in questi giorni precedenti l’apertura della stagione venatoria rasenta davvero l’assurdo.
Al fine di adeguarsi alle normative europee e per evitare possibili impugnazioni al TAR da parte del WWF e di altre associazioni ambientaliste, con il rischio di giungere a possibili sospensioni del calendario venatorio, l’Amministrazione Provinciale di Arezzo ha responsabilmente e noi diciamo “finalmente” adottato una serie di misure che recepiscono, ma solo in parte, dette normative.
L’unica novità davvero di rilievo riguarda, rispetto al passato, la riduzione ad una sola giornata di pre-apertura della stagione venatoria, che si svolgerà giovedì 1° settembre. Per il resto è stato introdotto il divieto di utilizzare munizioni con pallini di piombo nei laghi di caccia al fine di ridurre ed eliminare il fenomeno del saturnismo, ossia l’intossicazione per ingestione dei pallini, che può causare la morte di molte centinaia di uccelli acquatici, poi il divieto di cacciare il combattente e la marzaiola, specie minacciate e che nei nostri territori sono molto rare a vedersi, l’apertura della caccia a tordi, allodole e cesene il 1° ottobre (ma prima non se ne vedono da noi) e la conferma della chiusura anticipata della caccia alla beccaccia, già in vigore dalla stagione precedente.
Insomma, niente di assolutamente sconvolgente e rivoluzionario per un settore, quello venatorio, che è sempre stato tenuto in debita considerazione sia dagli amministratori regionali che da quelli locali.
Rimaniamo quindi assolutamente sconcertati nel vedere associazioni venatorie che, a nostro avviso in modo assolutamente strumentale e pretestuoso, in questi giorni si scagliano contro la Provincia, criticando aspramente le modifiche introdotte e chiedendone addirittura la revoca. In primo luogo perché tali modifiche, come abbiamo detto, non costituiscono niente di significativo, visto tra l’altro che anche in merito alla pre-apertura non si fa altro che accogliere solo in modo parziale il parere dell’ISPRA, l’organismo scientifico nazionale titolato a dare pareri vincolanti per la tutela e la gestione della fauna selvatica, il quale da anni ribadisce che le giornate di pre-apertura sono dannosissime per la fauna selvatica e che in merito il WWF da sempre chiede che non siano svolte. In secondo luogo non possiamo davvero credere che associazioni che si vantano di voler difendere i diritti dei cacciatori, lo facciano chiedendo alle istituzioni di non rispettare le normative, sapendo perfettamente poi che le sanzioni sul mancato rispetto delle normative comunitarie inflitte all’Italia ricadrebbero sulle spalle di tutti i cittadini e non dei soli loro iscritti. Questi atteggiamenti sono poco responsabili e dimostrano che talune associazioni sono davvero incontentabili dimostrando di non avere limiti alle proprie pretese.
La provincia di Arezzo non ha fatto altro che applicare nel minimo indispensabile l’adeguamento alle normative, per una maggiore tutela della fauna. Modifiche che recepiscono solo una modesta parte delle richieste presentate già a inizio anno dal WWF.