Commissariare l’ATO Toscana Sud? Sbagliato!
In questi giorni, a seguito delle indagini svolte dalla Procura di Firenze, che ha visto indagati alcuni responsabili della parte tecnica dell’A.T.O. Toscana Sud (l’organo politico e tecnico che progetta e controlla in materia di rifiuti) oltre alle dimissioni dei membri del Consiglio di Amministrazione di SeiToscana (l’azienda che gestisce la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nei 109 Comuni del territorio compreso nell’ATO Toscana Sud).
Alcuni amministratori, a cominciare dal presidente dell’assemblea dei Sindaci Ghinelli (Sindaco del comune di Arezzo), hanno avanzato la richiesta di commissariare l’ATO Toscana Sud. Certo, dato quello che è avvenuto è legittimo proporlo ma, a mio parere, si dovrebbe riflettere sulle conseguenze che tale scelta procurerebbe al servizio ed ai cittadini. La presenza di un commissario porterebbe al blocco totale di tutti gli investimenti già concordati e programmati nel territorio dei 109 comuni (penso all’ampliamento del sistema di raccolta “porta a porta” in alcune zone popolose come il centro abitato di Camucia) scelte necessarie per lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti con evidenti ricadute negative per l’ambiente e per le tasche dei cittadini. Mi permetto pertanto di richiamare tutti i primi cittadini dei comuni dell’Ato Toscana Sud a battersi per evitare questa decisione e contemporaneamente vigilare con una maggiore presenza sull’operato del gruppo dirigente.
Efficienza, rinnovabili e importazioni elettriche: scenari al 2030
Alla luce del “Pacchetto Energia” presentato dalla Commissione europea e dei trend energetici vediamo cosa potrebbe accadere nell’ambito della produzione e dei consumi interni di elettricità entro il 2030. Il ruolo delle fonti rinnovabili e del termoelettrico. Ecco cosa afferma Gianni Silvestrini direttore di QualEnergia.it.
La proposta della Commissione UE di alzare dal 27 al 30% il taglio dei consumi energetici rispetto allo scenario tendenziale al 2030 contenuta nel “Pacchetto Energia” presentato il 30 novembre rappresenta un adeguamento necessario dopo l’Accordo di Parigi, anche se assolutamente insufficiente rispetto al percorso di decarbonizzazione.
Affinché essa venga formalmente adottata dovranno pronunciarsi sia il Parlamento europeo, che voleva un impegno del 40%, che i paesi europei divisi tra i sostenitori di target più ambiziosi e quelli che, viceversa, non vorrebbero alcun innalzamento. In conclusione, è probabile che si convergerà sulla riduzione del 30% proposta dalla Commissione.
Quali saranno le implicazioni di questa decisione per l’Italia? Chiaramente dovrà aumentare l’impegno per ridurre i consumi sia del comparto dei trasporti che di quello civile. Quindi occorre puntare sulla diffusione di veicoli più efficienti, trasporto pubblico, car sharing, piste ciclabili e sul passaggio alla riqualificazione spinta di interi edifici e quartieri.
Una spinta in questa direzione verrà dalla elettrificazione, che consentirà anche una decisa riduzione delle emissioni climalteranti, considerato che nel 2030 la metà dei chilowattora proverranno da fonti rinnovabili.
In questo quadro, la produzione interna di energia elettrica è destinata ad aumentare, malgrado gli interventi di efficientamento di elettrodomestici e dell’illuminazione. Oltre alla diffusione delle pompe di calore e al prevedibile boom della mobilità elettrica, si deve infatti considerare anche la probabile riduzione delle importazioni che oggi coprono il 13% della domanda.
Come è noto noi acquistiamo 45 TWh/anno generati a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli offerti dalle nostre centrali, in larga parte da impianti nucleari ammortizzati da tempo.
Sul medio periodo si assisterà però alla riduzione della potenza termoelettrica europea e all’aumento dei prezzi di generazione.
Da un lato, infatti, nei prossimi anni assisteremo alla chiusura di diversi impianti nucleari (Germania, Svizzera, Belgio, Francia, ecc.) e di molte centrali carbone (Francia, Olanda, Regno Unito e Finlandia vanno verso un phase-out completo, mentre la Germania intende dimezzare l’uso di questo combustibile entro il 2030).
Non solo. La differenza di competitività è destinata a ridursi fino a ribaltarsi, visto che gli impianti a carbone verranno penalizzati dal valore crescente della CO2 e da controlli più rigidi alle emissioni inquinanti, mentre i prezzi dell’elettricità da nucleare aumenteranno per la necessità di adeguare la sicurezza di un parco sempre più obsoleto, come la situazione “molto preoccupante” (dichiarazione dell’Autorità di Sicurezza francese) dei reattori d’oltralpe ci ricorda proprio in questi giorni.
L’annullamento delle importazioni al 2025 equivarrebbe ad un aumento annuo della domanda elettrica dell’1,5% (dell’1% se l’azzeramento dell’import avvenisse al 2030).
Ipotizzando poi che anche solo un 10% delle auto nel 2030 sia a trazione elettrica si avrebbe un’ulteriore domanda di 5 TWh/anno a cui si dovrà sommare quella connessa con la diffusione delle pompe di calore.
La nuova richiesta verrà coperta in larga parte dalle rinnovabili, che dovranno soddisfare alla fine del prossimo decennio circa la metà della domanda con un incremento di 55-60 TWh/anno, e per una quota dalla produzione delle nostre centrali termoelettriche.
Tutto questo se le regole del gioco non penalizzeranno le energie rinnovabili che saranno caratterizzate da prezzi calanti a fronte di un produzione termoelettrica più costosa sia a livello nazionale che su scala europea.
E qui torniamo al “Pacchetto energia” dell Commissione. Se i contenuti erano modesti sul versante dell’efficienza, come abbiamo visto, questi sono decisamente punitivi verso le rinnovabili, visto che prevedono l’eliminazione della priorità di dispacciamento per i nuovi impianti e sopra una determinata taglia.
Il quadro che si delinea non è dunque dei più semplici e occorrerà mobilitarsi a livello nazionale e su scala europea per modificare queste proposte e far riprendere con decisione la corsa dell’energia pulita e della decarbonizzazione.
Eolico, un drone che indica dove installare le turbine
Alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo hanno impiegato apparecchi con vari sensori speciali per misurare flussi d’aria e turbolenze nelle aree degli impianti. Punto di partenza per sviluppare programmi di simulazione per scegliere i siti migliori in cui vanno collocati gli aerogeneratori.
Quali sono i posti migliori in cui installare le turbine di un parco eolico? Può essere molto difficile rispondere a questa domanda, perché gli strumenti utilizzati finora hanno un margine di errore abbastanza ampio. Ne sono convinti alcuni ricercatori del Politecnico federale di Zurigo che di recente hanno presentato al meeting annuale dell’American Physical Society i risultati di un loro studio basato sull’utilizzo di droni innovativi …
In vigore Dlgs ‘Scia 2’: per le rinnovabili occorre la Scia?
Entrerà in vigore il prossimo 11 dicembre il provvedimento che individua le attività private soggette ai diversi regimi amministrativi e che passa in rassegna gli iter autorizzativi in campo edilizio.
Certificati bianchi a 250 euro: servirà l’intervento del MiSE?
Secondo quanto disposto dall’articolo 8 del Dm 28 dicembre 2012, il Ministero dello Sviluppo economico può intervenire a “bilanciare” il meccanismo in caso di squilibri di mercato.
Biomassa agricola, se non ben immagazzinata diventa rifiuto
Gli scarti vegetali utilizzati per produrre energia rinnovabile non rientrano nella disciplina dei rifiuti solo se ben stoccati e non dispersi nell’ambiente. In caso contrario, risultano materiale abbandonato e quindi classificabile come rifiuto.
Autorizzazione impianto eolico: no a procedimenti Soprintendenza contrastanti
La Soprintendenza non può dare il proprio assenso al progetto di un impianto eolico in sede di Conferenza dei servizi e, contestualmente, avviare un altro procedimento che di fatto ne impedisce la realizzazione.
Scarico industriale, superamento soglie integra sempre reato
Nell’ambito degli scarichi industriali, il superamento delle soglie tabellari individuate dalla Parte Terza del Codice ambientale integra sempre e in ogni caso il reato ex articolo 137, comma 5, Dlgs 152/2006.
Autorizzazione scarichi industriali, anche per officina riparazione gomme
Sono acque reflue industriali anche quelle prodotte dal lavaggio dei locali di un gommista, in quanto non attengono, come i reflui “domestici”, al prevalente metabolismo umano e alle attività domestiche.
Acque di vegetazione, stop all’utilizzo agronomico non è “urgente”
Annullata dal Tar Lazio un’ordinanza contingibile ed urgente con cui era stata sospesa l’attività di spargimento delle acque provenienti dal ciclo di lavorazione di un frantoio oleario sui fondi contigui allo stesso.
Cop21, Ue chiede riduzione gas serra per gestione rifiuti
Anche per il settore dei rifiuti l’Ue chiede agli Stati membri obiettivi annuali vincolanti di emissioni di gas serra, nel quadro degli obblighi assunti con la ratifica dell’Accordo di Parigi.
Consulta su inceneritori: legittimo iter statale su individuazione fabbisogno
La definizione della procedura sull’individuazione degli impianti di incenerimento rifiuti necessari per superare l’emergenza in materia rientra tra le politiche ambientali di esclusiva competenza statale.
Residui vegetali, restano rifiuti se stoccaggio non è funzionale a recupero
Se non funzionali alle finalità di recupero di materia o energia ex articolo 185 del Dlgs 152/2006, modalità e luogo di conduzione dello stoccaggio lasciano la biomassa nello status di rifiuto.
Abbandono rifiuti, ordinanza urgente competenza del Sindaco
In caso di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti l’ordinanza urgente di rimozione e ripristino dello stato dei luoghi ex articolo 192, Dlgs 152/2006, è di competenza del Sindaco anche in caso di Unione di Comuni.
Riciclo a km zero: oltre 3mila tonnellate di tetra pak raccolte e riciclate in Toscana
Che fine fanno i cartoni per alimenti e bevande – dei quali il tetra pak è il più noto e diffuso esempio – che ogni giorno utilizziamo e gettiamo tra i nostri rifiuti? Si parla di quantitativi ingenti: nell’ultimo anno, nella sola Toscana, sono state 3mila le tonnellate raccolte in modo differenziato. Materiali che sono finiti in buone mani.
Le 3.000 tonnellate di rifiuti toscani sono state infatti riciclate attraverso il Consorzio nazionale per il riciclo di carta e cartone Comieco, grazie agli impianti presenti sempre in Toscana: così una filiera industriale corta e funzionale, perfettamente in sintonia con lo spirito dell’economia circolare – di cui il padiglione di Toscana Ricicla, dal quale sono stati diffusi ieri questi dati (e che sarà presente fino a domenica prossima in piazza della Repubblica a Firenze), è testimone materiale.
Il padiglione stesso (nella foto) è infatti realizzato interamente in materiale da riciclo proveniente dalle raccolte differenziate della nostra Regione. Il progetto è stato curato da Toscana Ricicla, la piattaforma di comunicazione creata dalle aziende di igiene urbana della toscana coordinata da Revet; visitando il padiglione si toccano con mano i profili che Revet Recycling ha ottenuto dalla lavorazione del plasmix, gli imballaggi di plastiche miste raccolte dai cittadini toscani e riciclate nell’impianto di Pontedera. Tantissimi anche gli altri riprodotti della filiera di Revet Recycling: il ‘ghiaino’ ottenuto dal densificato, l’intaso del prato sintetico, la compostiera, le tegole la casetta per bambini, le fioriere… trovano ampio spazio insieme ai prodotti derivati anche dal riciclo di altri materiali, come la carta, il vetro, l’acciaio, l’alluminio e il compost.
Gestione rifiuti, la Regione Toscana va verso l’Ato unico e una modifica del Prb
I lavori del Consiglio regionale si sono aperti ieri con l’informativa dell’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni, relativa al Documento preliminare alla “Modifica del Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati per la razionalizzazione del sistema impiantistico di trattamento dei rifiuti”, per poi concludersi con il voto sulla proposta di risoluzione presentata dal Pd in via collegata alla comunicazione della Giunta, alla luce dell’attività giudiziaria sugli affidamenti operati dall’Ato Sud Toscana.
«Il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati (Prb) diviene – afferma Fratoni – l’unico riferimento di pianificazione in merito ai fabbisogni, la tipologia e il complesso degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti urbani da realizzare o di cui si prevede la chiusura/riconversione. Esigenze specifiche sopravvenute richiedono oggi una modifica mirata del Piano, con l’obiettivo di razionalizzare la dotazione impiantistica del sistema regionale di trattamento dei rifiuti urbani, assicurando al contempo l’autosufficienza regionale».
Precisando che «è necessario lavorare per invertire le percentuali dei rifiuti toscani che attualmente finiscono nei termovalorizzatori (10%) e di quelli che vanno in discarica (30%)», come del resto «succede ad esempio in Emilia Romagna», Fratoni ha dichiarato che «in particolare, si rende necessario prevedere: l’eliminazione dell’impianto di trattamento termico di Selvapiana e del suo ampliamento, previsto ma non realizzato; l’inserimento dell’impianto di trattamento meccanico biologico già realizzato presso la discarica di Legoli».
In attesa che si compiano gli ancora numerosi passaggi prima che la revisione del Prb sia completata, l’assessore all’Ambiente ha precisato che «la pianificazione unica consentirà di razionalizzare più facilmente la dotazione impiantistica». In altre parole, in analogia con quanto già fatto per il servizio idrico e la costituzione dell’Autorità regionale (Ait), il Consiglio conferma che si sta predisponendo la realizzazione di un unico Ato anche per la gestione dei rifiuti urbani a livello regionale.