Curiosità Cortonesi

Quando a Cortona abitavamo quasi in 6mila…

Premessa: ringrazio Leonardo Angori per la fondamentale collaborazione per il materiale fotografico

Anno 1951: la Piazza della Repubblica a Cortona. Sarà stato un giorno di festa? Non direi. Le persone in piedi sui gradini dei negozi aperti suggeriscono invece che sia stato invece un qualsiasi giorno feriale.

Eppure, anche se il boom economico doveva ancora iniziare e il turismo di massa non era neanche nel più roseo dei sogni di chi aveva un’attività commerciale, la piazza era piena di gente.

Tutti abitanti del centro storico? Forse, ma non è detto

Se è vero infatti che all’epoca, i residenti dentro le mura erano molti più di tremila, è anche vero, e lo ricordano tuttora in molti, che fino ad allora la città era la sede di tutti gli uffici pubblici, degli studi dei professionisti, di quelli dei medici più stimati e, perché no, dei negozi ritenuti più “à la page”.

Era inevitabile perciò che gran parte degli abitanti del resto del territorio comunale gravitassero in Cortona per sbrigare pratiche, per fare acquisti o per vendere i loro prodotti.

E se consideriamo che proprio in quell’anno, alla data di riferimento fissata al 4 novembre 1951, la popolazione dell’intero territorio comunale aveva toccato il suoi picco storico positivo di 31. 910 residenti, il numero di coloro che quotidianamente si aggiravano tra uffici e negozi doveva creare veramente un bel via vai.

Una vitalità che era stata più che normale nei decenni precedenti quanto nel lontano o lontanissimo passato. Questo almeno sembrano indicare i dati dei censimenti relativi ai primi decenni del 1900 (vedi note 2-3-4) a fondo articolo) o di quelli di cui disponiamo dal 1500 alla fine dell’800 (vedi nota 1).

Perché perder tempo a controllare sterili dati legati ormai a un passato che è ormai il trapassato remoto della nostra città?

Perché questi numeri, oltre a togliere a ciascun lettore la curiosità di conoscere quanti abitanti vivessero nella propria frazione in epoche lontane, servono ad avvalorare la “morale della favola” che avrei l’ambiziosa pretesa di suggerire con il viaggio a ritroso nel tempo in cui la sottoscritta cercherà di trascinarli. Viaggio un po’ lungo, ma spero divertente.

Si poteva di notare un bel po’ di “movimento” nelle strade di Cortona quando erano ben 5.222 le persone che abitavano dentro le mura di Cortona o negli immediati sobborghi di essa.

Questo accadeva nel 1551 anno in cui la popolazione totale dell’intero territorio comunale ammontava invece a soli 15.301 residenti.

POPOLAZIONE FRAZIONE PER FRAZIONE NEL 1551:

CORTONA 5222
SODO 755
BOCENA 657
PIETRAIA 563
SAN MARCO (CAMPAGNA) 534
PERGO 487
FARNETA 471
OSSAIA 426
MONTALLA 377
RICCIO 352
MONTECCHIO 342
TERONTOLA 320
SAN PIETRO A DAME 311
CIGNANO 306
VALECCHIE 301
PIERLE 271
MONSIGLIOLO 256
FASCIANO 247
CASALE 244
FALZANO 216
FATTICCIOLA 210
SALCOTTO 194
TEVERINA 188
RUFFIGNANO 154
SANTA CATERINA 154
SEANO 148
MONTANARE 145
POGGIONI 137
BORGONUOVO 137
CENTOIA 132
CANTALENA 128
RONZANO 24
TORNIA 119
GABBIANO 114
CRETI 114
VAGLIE 96

E anche se in quel tempo in gran parte delle case la miseria la faceva da padrona, i commercianti e gli artigiani cortonesi potevano far affidamento nel sicuro afflusso nelle loro “botteghe” anche di coloro che di tanto in tanto, e soprattutto nei giorni di mercato, salivano a Cortona dal Sodo, da Bocena, da San Marco in Villa, da Pergo, le località del Comune più vicine alla città e anche le più popolose in assoluto del Comune.

I dati registrati dai sacerdoti negli “Stati delle Anime” (vedi nota 5) offrono la possibilità a noi cortonesi del XXI secolo di conoscere non solo i numeri dei residenti in ogni parrocchia del Comune, ma di scoprire addirittura i loro nomi e le loro età, di conoscere il mestiere esercitato da ognuno di loro e di curiosare nella composizione delle loro famiglie .

Da questi “censimenti” veniamo così a sapere che la popolazione delle zone esterne alla città era composta nella quasi perfetta totalità di coloni, braccianti, “operanti” fissi o giornalieri”. Difficilissimo trovare tra le persone censite in queste località qualcuno che svolgesse mestieri non strettamente legati alle attività agricole e rarissimi, se non addirittura inesistenti, erano i “bottegari”, i “mercanti” e simili.

In mancanza di negozi disseminati nel territorio, sarà stato quindi inevitabile che i nostri concittadini che vivevano nelle numerose case disseminate nel cono collinare, o in quelle delle frazioni che si estendevano ai piedi di esso, venissero di tanto in tanto a fornirsi in Cortona di ciò che non potevano produrre autonomamente.

E avranno senz’altro avuto necessità di venire a fare acquisti in paese anche gli abitanti delle località di montagna che, al contrario di quanto oggi si possa immaginare, vivevano in aree del territorio comunale che erano ben popolate e molto attive economicamente perché lì si riscuotevano i dazi dovuti dalle persone o dai carri di merci che da lì potevano attraversare i confini che li separavano da Città di Castello, Umbertide, città geograficamente vicinissime ma politicamente appartenenti allo Stato Pontificio.

E’ indubbio che gli abitanti della montagna venissero spesso in città: dovevano infatti commerciare il legname frutto del taglio dei boschi in cui vivevano immersi e vendere in gran quantità un prodotto di cui solo la montagna poteva esser ricca: le castagne, cibo poco costoso e molto utile a tutti coloro che non avendo di meglio cercavano di allentare con queste i morsi della fame.

E considerato che il ritorno a casa richiedeva loro alcune ore di viaggio perché non erano pochi i chilometri da percorre a piedi o col “baroccio” trainato dal somaro, il trattenersi in Cortona per rifocillarsi presso le “hostarie” sarà stato per loro sicuramente indispensabile.

E’ forse per questo che Via Dardano, la via che entrando da Porta Colonia permetteva ai nostri concittadini provenienti da Casale, da Teverina, da San Pietro a Dame, da Tornia o dalle case più sperdute nella montagna, di arrivare immediatamente nel centro della città e di uscirne poi facilmente, era ancora fino a pochi anni fa la strada di Cortona più costellata di trattorie.

Tutte a conduzione familiare, ciascuna di loro aveva da offrire ai viandanti il piatto della antica tradizione culinaria cortonese in cui si era specializzata, trippa, lumache, ranocchie… piatti della cucina povera ma talmente gustosi da garantire a ognuna di esse un sicuro numero di clienti abituali.

Ma se un’abitante di una qualsiasi delle frazioni cortonesi in un giorno di mercato del passato, per esempio un sabato dell’anno 1841, fosse venuto in città per affari, per sbrigare pratiche o anche soltanto per vendere ai “cittadini” le uova, gli animali da cortile o i prodotti del proprio orto, quante e quali persone avrebbe potuto incontrare?

Intanto, anche se fosse stato un giorno di pieno inverno, si sarebbe per forza imbattuto in sacco di gente: i residenti nella Parrocchia della Cattedrale erano, già da soli, ben 1.429 e altre 995 persone vivevano nelle case che facevano parte della Parrocchia di S.Andrea.

Se aggiungiamo a questi le “anime” censite dai Parroci della SS. Trinità, di San Cristoforo, di San Domenico e dell’ Ospedale, vediamo che almeno 3.775 persone risiedevano dentro le mura.

Tanti “consumatori”, tanta “offerta” dicono le leggi dell’economia.

Ci doveva infatti essere un buon giro di affari per tutti se, tolti i numerosi sacerdoti, chierici, suore ecc…, una grandissima parte dei restanti cortonesi di città si dedicava al commercio (ne ho contati velocemente almeno 135) o all’artigianato (937).

E allora,visto che gli Stati delle Anime di quell’anno ci permettono di conoscere personalmente i nostri avi ad uno ad uno, fidando sui casi di omonimia che possono aiutarci a rivederli nei loro discendenti, con gli occhi della fantasia tentiamo calarci nell’atmosfera di quell’epoca, magari in un giorno di mercato, ad una data esatta dell’autunno inoltrato, quando la semina era già stata conclusa ma la raccolta delle olive non era ancora iniziata, e tentiamo di figurarceli tutti, gli artigiani e i commercianti cortonesi ai “loro posti di combattimento” .

Cortona Sabato 6 novembre 1841: al nostro arrivo in città il “macellaio” Domenico Mariotti, aveva senz’altro già esposto bene in vista sopra il suo banco di vendita i migliori tagli di carne di cui disponeva. Domenico si sforzava di battere la concorrenza degli altri 9 colleghi e dei 5 strascini che potevano smerciare carni meno costose, perché di scelte inferiori, anche in forma ambulante.

Una lotta dura certamente, ma mai ardua come quella a cui erano costretti i “cappellariDomenico Ulivelli ed il figlio Pietro. In città, oltre a loro c’erano altre 52 persone che producevano o vendevano copricapi.

Anche Lucrezia Lucarini, la merciaia, aveva cercato di mettere in mostra gli articoli del suo negozio usando al massimo la sua maestria. I suoi “generi” venivano venduti da altre 9 “rivali” di sesso femminile e 2 altri competitori del sesso forte. Bisognava pur inventarsi qualcosa per attirare clienti.

I 10 barbieri, i 6 caffettieri, i 5 farmacisti, il “libraioAnacleto Galletti e i suoi 2 colleghi, le 4 panivendole stavano sfoderando tutta la cortesia di cui erano capaci per attirare clienti nei loro esercizi e lo stesso stava facendo il Sig. Pietro Pinzauti anche se, per sua fortuna, era l’unico a commerciare di sale e tabacco dentro le mura.

La nastraia Teresa Allegri, dal canto suo, faceva di tutto perché le passanti si soffermassero ad ammirare i fiocchi di seta o di velluto esposti nel suo banco. Ne aveva per tutti i gusti e per tutte le tasche: da quelli più eleganti e raffinati che arrivavano dalla Francia o dall’Inghilterra quelli più economici prodotti in loco dalle 4 tessitrici di nastri che vivevano tutte lì vicino alla piazza nella “cura” del Duomo.

Avevano poi un bel da fare i 3 pesciaioli/pescivendoli, i 6venditori di vino”/“vinai”, i 3 bettolanti o bettolieri, la “paninocola” Violante Biondi ma anchela sig.ra Lucia, che vendeva le “bullette” prodotte dal marito Andrea Gnerucci, uno dei 6 “bullettai” censiti in città.

Merce molto richiesta le bullette: quale mezzo migliore avrebbe potuto usare la povera gente per proteggere dall’usura le calzature se non quello di inchiodare almeno nelle punte e nei tacchi di queste i rumorosi ma utilissimi chiodi?

Intanto Caterina, moglie del sottoispettore Dolci Antonio, e l’altra fioraia sua concorrente attendevano sorridenti l’arrivo di chi avrebbe chiesto loro di preparare un mazzo con cui intenerire il cuore dell’amata.

E che ressa c’era intorno ai banchi del mercato!

In vista del giorno festivo, infatti, già dalle prime ore del mattino gran parte delle madri di famiglia e delle “serve” (ben 141 censite dai parroci), si stavano certamente accalcando a far provviste di fronte ai banchi delle “rivendugliole” ( in tutte circa 20) di frutta, di legumi e ortaggi, di nastri e cappelli, di articoli coloniali, di “pannine” (forse i tagli di stoffa che noi definiremmo scampoli?) e di altre merci, le più disparate .

Chissà cosa distingueva le “rivendugliole” dai circa 30 colleghi maschi che commerciavano più o meno merci di identici generi ma che venivano censiti con il termine di “trafficanti”, mestiere che in tempi moderni ha un’accezione ben poco rassicurante.

Nella piazza a comperare “erbaggi” quella mattina c’era di sicuro anche Maddalena Bianchi, la moglie di Paolo il calzolaio. Suo marito faceva parte della categoria di artigiani più rappresentata in Cortona.

I “calzolai” residenti in città erano infatti 126 e facevano loro compagnia 6 “ciabattini” ed “un ciabattiere”.

E c’erano 53 falegnami e anche 43 fabbri e tra questi ultimi anche Demetrio Alari che chissà perché, insieme al fratello Leopoldolanino”, avevano scelto un mestiere diverso da quello svolto dai componenti dei tre rami della famiglia Alari che risiedevano subito fuori dalle mura della città nei pressi del cosiddetto “Duomo Vecchio”, la soppressa chiesa di San Vincenzo.

Gli zii, i cugini di Demetrio e un altro dei suoi fratelli, infatti, erano proprietari di una antica fornace ed erano gli unici artigiani che all’interno di Cortona si dedicassero alla produzione di stoviglie, pignatti, pentole, catini, per uso quotidiano in terracotta. Vivevano tutti nella in quella parte della Parrocchia di San Domenico che si estendeva nei sobborghi più a sud della città, zona che rifacendosi a questa antica arte che lì veniva esercitata, viene a tutt’oggi chiamata “I cocciai”.

Grazie ai discendenti di Demetrio, anche loro artisti del coccio, la proprietà dell’antica fornace e il segreto della tecnica che permetteva la creazione del caratteristico vasellame giallo e verde con l’originle girasole sono pervenuti fino ai fratelli Marconi, loro dipendenti.

Uno di essi, Giuseppe, ancora vivo fino a pochi decenni fa, ha generosamente consegnato “la formula magica” della sua arte ad alcuni “adepti” che continuano tuttora, e con gran successo, a perpetuare l’unica tradizione artigianale arrivata a noi dal passato.

A tutti loro, cocciai antichi e moderni, dobbiamo un’arte ed un “logo” che caratterizza Cortona nel mondo

Sempre in quel sabato del 1841 sarebbero venute a far compere al mercato anche le sorelle Carlotta e Agata Grandi, entrambe “sarte” ma, come al solito, avrebbero cercato di farlo in gran fretta. Non potevano attardarsi troppo perché il loro mestiere richiedeva che entro quel giorno fossero ultimati e consegnati gli abiti che le signore della città attendevano, impazienti, di sfoggiare andando a messa il giorno dopo.

Agata e Carlotta dovevano salvaguardare la loro fama di serie professioniste: le clienti avrebbero potuto preferir loro una delle altre 105 colleghe. Ben 64 di queste vivevano nella Parrocchia della Cattedrale, molto vicine perciò alle abitazioni delle dame dell’alta società residenti in gran parte nelle due parrocchie più centrali: il Duomo e di Sant’Andrea.

La fretta di tornare a casa per riprendere il loro lavoro assillava sicuramente anche tutte le altre donne che svolgevano i lavori artigianali presso il loro domicilio. Erano tantissime. Solo nell’ambito dei tessuti e dell’abbigliamento lavoravano 131tessitrici” e 93 “cucitrici”, 89 eranole “filatrici” e 24 le calzettaie. Le “crestaie, le modiste dell’epoca, erano 14 e 4 le “tessitrici di nastri” , 2 le “ricamatrici”, 2 le “orlatrici” , e c’era anche un’ orlatrice di cappelli, Elisabetta la moglie di Niccola Poccetti, il “cappellaro ” e chissà quante altre sono sfuggite alla mia attenzione nel mio scorrere troppo velocemente gli “stati delle anime” delle 5 parrocchie cortonesi.

Soltanto le mogli e le figlie dei censiti come “proprietari” , o le “proprietarie”, non essendo costrette dalla necessità a lavorare, potevano permettersi di attardarsi a passeggio per le strade della città.

Una tale fortuna era toccata in sorte anche alle consorti dei professionisti più accreditati o dei funzionari pubblici molto agiati come il Vicario Regio Sig. Carloni Antonio, il Sig. Giannelli Luigi Vice Cancelliere Comunale, il Sig. Bufalini Baldassarre, il medico condotto, o il Sig. Galeazzi Domenico, il notaio pubbblico, l’ingegnere Veneziani Giovanni, i 2 nobili cittadini che avevano l’incarico di “gonfalonieri”e altri “notabili” della stessa stregua.

Tutte le gentildonne facevano parte della schiera di signore che i parroci censirono come “attendenti casa” anche se, molto probabilmente, chi veramente attendeva alla loro casa erano le 141serve” a cui ho già fattoaccenno, nonché le 8 cameriere, gli 8 tra servi e servitori e le 9 “prestatrici di servizio ad altre famiglie” censite/i in città. E perché no il cuoco Giuseppe Stolzoli.

Ma siccome le famiglie erano in generale molto numerose, quasi tutte le altre donne, le mogli di tutti coloro che non potevano contare su cospicue rendite, avevano invece un proprio lavoro che permetteva di rendere meno misere le economie familiari.

E così per fare soltanto qualche esempio, era merciaia Margherita la consorte di uno dei 3 ombrellai della città, Lorenzo Salvi mentre un’ altra Margherita, crestaia, era la moglie del fornaio Giuseppe Masi. Annunziata, era invece la moglie di Niccola Angori calzolaio.

Giuseppe Bigazzi, il lanino, aveva per consorte Assunta, una tessitrice.

Lavorava in casa anche Marianna moglie del muratore Federigo Rossi e facevano le sarte anche Caterina e Alfonsina rispettivamente moglie e figlia del del già citato Ulivelli Domenico mentre la moglie di Pietro Berti, un altro calzolaio, faceva la cucitrice. La rammendatrice Margherita doveva lavorare perché il marito Francesco Bistacci era probabilmente invalido. Pur avendo solo 45 anni venne infatti censito come “pensionato”.

Se questa mia intrusione nelle famiglie dei cortonesi del passato non rischiasse di diventare un infinito e noiso elenco di nomi e mestieri potrei continuare così per ore e potrei dirvi anche il mestiere del coniuge di Maria Grassi la lavoratrice di paglia e quello di Carolina Alunni l’ “astante della stanza mortuaria”, della levatrice Maria Topi, della maestra Caterina Meoni e della Sig.ra “Direttrice di SpedaleAdelaide Lorini ecc.. ecc.. ecc…

Di sicuro, tutte loro quel sabato mattina, prima o poi, sarebbero scese a far spese e un po’ di chiacchiere al mercato.

In piazza, poi, come sempre si aggiravano di certo un gran numero di fattori e coloni venuti ad acquistare o a far aggiustare attrezzi agricoli e utensili per la casae e si sarebbero aggirati nella zona del mercato in cui il “bigonciaio” Angiolo Caloni, con gli altri 2 suoi colleghi, e Antonio Lucattini il paiolaio, il ramaio, il bronzista Giovanni Locchi, l’ottonaio , il panieraio, il vagliatore avevano messo in mostra i frutti del loro lavoro.

C’era poi tra i frequentatori del mercato chi aveva necessità degli articoli prodotti dal “bastajo” o dal “sellaio” o di Angelo Mancini, l’arrotino maanche chi si soffermava a parlare con Francesco Bruni il pettinaio, col il materassaio Pietro Lucarini ocon i rappresentanti di un sacco di altri mestieri che noi neanche immaginiamo perché ormai scomparsi.

Poi, anche se soltanto di passaggio, contribuivano a creare “movimento” nel centro della città anche Anacleto Guardiani l’“archibugere”, il “giovane di bottega” Niccolò Pasqui e il “campanaro” Andrea Antonini, così come il cocchiere Cristoforo del Santo e Gaetano Lorini che era contemporaneamente “donzello e sarto” e il “ragioniere dello SpedaleGaetano Ciulli, il “ministro esattore” Pietro Cocchi, il “maestro privato Pietro Manciati” e il “pittore di ornatiAntonio Mirri e perché no il “servitore delle monacheValerio Meucci.

Per parlar tra di loro di musica si erano soffermati in un angolo della piazza il “maestro di cappellaAntonio Cianchi e l’altro suo collega, il “maestro di musicaGiuseppe Pompucci, il “violinista” Luigi Valentini , e il giovanissimo “strumentistaGiuseppe Gili e Emidio Masi un musicante. E forse li guardava, ma solo da lontano, l’altra musicante Disma Grechi perchéla morale dell’epoca non permetteva di certo che una ragazza così o giovane si intrattenesse all’aperto con un gruppo di uomini…

Niente a che vedere insomma con un sabato del novembre dell’anno 2019, o 2018 o ancora alcuni anni indietro. Ma non poi così tanti..

Inutile pensare al passato, tanto indietro non si torna dirà chi ha capito l’antifona…

Indietro non si torna, e questo è pacifico. Ma non è detto che per andare avanti si debba scegliere una sola ed unica direzione, la solita. E men che meno se questa si è dimostrata, in certi casi, molto rischiosa.

I palazzi e le case di Cortona son gli stessi di quelli che esistevano negli anni ‘20, ‘30,.. ‘50,.. ‘90. Potrebbero ancora contenere un gran numero di famiglie.

Basterebbe che almeno un po’ di quei mini-mini-mini appartamenti ammobiliati nati all’interno di essi da una ventina di anni a questa parte, alloggi vuoti per gran parte dell’anno perché adatti a viverci al massimo per lo spazio di una settimana, ritornassero ad essere normali appartamenti per famiglie stanziali e che i monolocali al livello della strada ritornassero ad essere quello che erano: garages.

Il problema dello spopolamento del centro storico e della mancanza di parcheggi potrebbe esser in buona parte risolto. E ci sarebbero “consumatori” d’estate e…. d’inverno.

Alla barba di tutti i coronavirus presenti e futuri! O no?

NOTA 1) Tabelle residenti 1551 – 1881

Nel Censimento del 1551 S.Angiolo, Mitigliano, Montalla hanno il dato della popolazione aggregato. Pertanto i residenti delle 3 zone, assommati, risultano n. 349.

LOCALITA’Anno 1551Anno1754Anno 1833Anno1871Anno1881
Città di Cortona e sobborghi52223703503639733605
S. Domenico (campagna)


213205
S. Nuova


424389
Calcinaio


713749
Camucia


149144
Salcotto194335427498514
San Marco (campagna)534393524597556
Cegliolo
273548696713
Sodo755

192194
Sant’Eusebio
456610485519
Bocena657173356336382
Pergo487395578657685
Sant’Angiolo
279371379377
Mitigliano
86116139156
Montalla377266347384390
Valecchie301182270282299
Montanare145312496641627
Ossaia426383712485522
Riccio352194336316326
Terontola3203187178961055
Rinfrena


701726
Pietraia563
360537525
Fratta154270591825877
Santa Caterina
232505677719
Monsigliolo256255433521535
Fratticciola210295305380386
Montecchio342484990859956
Ronzano124149245273292
Creti114173404617639
Farneta47144586811521144
Centoia132214320411414
Cignano306393552710744
Borgonuovo137126189258257
Gabbiano114130192191188
Fasciano24796170211195
Tornia119200187221180
Torreone
438412548572
Cantalena128198226272246
Teverina188296318338335
Casale244207240298297
Falzano216182196232225
Ruffignano154155193217205
Poggioni137306321396392
Vaglie96120142142148
Seano148113266327296
San Pietro a Dame311141311368342
Mercatale


340354
Pierle271295498587591
TOTALE1530113661208782506425187

NOTA 2: POPOLAZIONE ANNO 1901

ANNO 1901PARROCCHIEFAMIGABITANTI
CORTONACATTEDRALE SAN FILIPPO SAN MARCO SAN CRISTOFORO BORGO S. DOMENICO BORGO S. VINCENZO387 280 158 68 61 251362 981 659 298 244 123 TOT 3667
CAMUCIACAMUCIA SAN DOMENICO CALCINAIO SALCOTTO SAN MARCO75 37 128 105 105329 233 736 598 656
CEGLIOLOCEGLIOLO SANTA MARIA NUOVA SODO SANT’EUSEBIO BUOCENA145 81 33 103 70785 432 183 554 415
FRATTAFRATTA SANTA CATERINA MONSIGLIOLO FRATTICCIOLA179 75 98 59937 807 576 447
PERGOPERGO SANT’ANGIOLO METELLIANO MONTALLA VALECCHIE MONTANARE138 81 29 75 53 115752 446 157 440 335 713
OSSAIAOSSAIA RICCIO TERONTOLA RINFRENA PIETRAIA93 63 206 161 118559 361 1246 889 678
MONTECCHIOMONTECCHIO RONZANO CRETI FARNETA176 43 91 1691126 276 747 1336
CENTOIA
CENTOIA CIGNANO BORGONUOVO GABBIANO FASCIANO87 110 41 32 24624 834 320 232 273
TORNIATORNIA TORREONE CANTALENA35 103 33184 574 249
TEVERINATEVERINA CASALE FALZANO RUFFIGNANO POGGIONI VAGLIE SEANO SAN PIETRO A DAME63 42 38 31 73 27 58 65354 260 235 212 394 163 327 359
MERCATALEMERCATALE PIERLE S.DONNINO SORBELLO LEONCINI NERANO RESCHIO BIBBIANA69 96 110 17 21 14 4 18386 631 732 142 172 119 58 101

TOTALE
5.09429.351

NOTA 3: POPOLAZIONE 1911

ANNO 1911PARROCCHIEFAMIGABITANT
CORTONACATTEDRALE SAN FILIPPO SAN MARCO SAN CRISTOFORO BORGO SAN DOMENICO BORGO SAN VINCENZO366 275 157 62 52 261350 1024 646 328 207 346 TOT 3901
CAMUCIACAMUCIA CALCINAIO SALCOTTO SAN MARCO116 117 107 103536 715 635 686
CEGLIOLOCEGLIOLO SANTA MARIA NUOVA SANT’EUSEBIO BUOCENA146 85 125 83786 458 716 447
FRATTAFRATTA SANTA CATERINA MONSIGLIOLO FRATTICCIOLA169 76 106 59895 803 634 467
PERGOPERGO SANT’ANGIOLO METELLIANO MONTALLA VALECCHIE MONTANARE132 95 30 71 52 116769 510 130 440 339 704
OSSAIAOSSAIA RICCIO TERONTOLA RINFRENA PIETRAIA93 70 222 164 114547 389 1368 935 688
MONTECCHIOMONTECCHIO RONZANO CRETI FARNETA164 48 841136 328 481 1301
CENTOIA
CENTOIA CIGNANO BORGONUOVO GABBIANO FASCIANO87 119 39 31 26598 904 319 234 254
TORNIATORNIA TORREONE CANTALENA30 99 31159 571 249
TEVERINATEVERINA CASALE FALZANO RUFFIGNANO POGGIONI VAGLIE SEANO SAN PIETRO A DAME61 45 36 29 58 32 57 54358 324 248 208 345 182 343 345
MERCATALEMERCATALE PIERLE SAN DONNINO SORBELLO LEONCINI NERANO RESCHIO BIBBIANA69 87 109 17 22 13 5 13377 604 723 132 186 130 44 90
TOTALE
5.05329.871

CELIBI 8.839

NUBILI 7.426

CONIUGATI 11.131

VEDOVI 1.880

SEPARATI LEGALM. 18

ALFABETI 9.165

ANALFABETI (compresi i bambini fino a 6 anni) 20.129

CATTOLICI 29.101

ACATTOLICI 193

NOTA 4: POPOLAZIONE 1921

ANNO 1921PARROCCHIEFAMIGLIEABITANTI
CORTONACATTEDRALE SAN FILIPPO SAN MARCO SAN CRISTOFORO S. S S.DOMENICO sobborghi S. DOMENICO campagna379 254 164 62 76 401389 1021 632 304 338 150 TOT 3834
CAMUCIACAMUCIA CALCINAIO SALCOTTO SAN MARCO in Villa108 151 104 108515 850 633 615
CEGLIOLOCEGLIOLO SANTA MARIA NUOVA SANT’EUSEBIO BUOCENA140 87 134 81817 470 753 468
FRATTAFRATTA SANTA CATERINA MONSIGLIOLO FRATTICCIOLA160 83 102 58904 829 671 515
PERGOPERGO SANT’ANGIOLO METELLIANO MONTALLA VALECCHIE MONTANARE133 81 30 62 51 106
754 427 106 301 306 796
OSSAIAOSSAIA RICCIO TERONTOLA RINFRENA PIETRAIA102 82 261 159 110624 455 1496 953 793
MONTECCHIOMONTECCHIO RONZANO CRETI FARNETA170 50 83 1561159 351 696 1360
CENTOIA
CENTOIA CIGNANO BORGONUOVO GABBIANO FASCIANO88 120 40 32 31534 975 360 245 264
TORNIATORNIA TORREONE CANTALENA22 102 29119 550 238
TEVERINATEVERINA CASALE FALZANO RUFFIGNANO POGGIONI VAGLIE SEANO SAN PIETRO A DAME69 44 36 27 58 27 51 49365 335 250 216 358 174 303 325
MERCATALEMERCATALE PIERLE S.DONNINO SORBELLO LEONCINI NERANO RESCHIO BIBBIANA70 83 116 17 21 12 5 14370 540 690 141 188 123 60 88
TOTALE
FAMIGLIE 5090ABITANTI 30262

Rispetto al 1901 non c’è più Borgo San Vincenzo mentre San Domenico è diviso in San Domenico Sobborghi e San Domenico Campagna (zona cosiddetto Muraglione) mentre San Domenico non è più compreso in Camucia . Nella Circoscr. Di Cegliolo non c’è più IL SODO

NOTA 5) http://dl.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/

Gli “Stati delle Anime” redatti dai sacerdoti nei secoli scorsi e i Censimenti della popolazione effettuati dai Comuni dopo la nascita dello Stato Unitario dimostrano che fino a quasi la metà del 1900 la densità di popolazione della Cortona Centro era ancora molto alta (vedi tabelle censimenti pubbblicate a fine articolo) e che le famiglie che vivevano nelle zone di campagna o di montagna erano quasi totalmente composte di coloni, braccianti, “operanti giornalieri” o di persone dedite ad altre attività comunque legate all’agricoltura sarà stato inevitabile, credo, che tutti loro, magari anche soltanto sporadicamente, facessero riferimento ai negozi della città per fornirsi delle merci o dei manufatti artigianali che non potevano produrre in autonomia.

Antonella Scaramucci

Vi chiederete il perchè di questa foto. Beh, prima di tutto perchè crescendo sono peggiorata. E poi perchè, dovendo parlare di Pinocchio e delle origini cortonesi di Collodi, è bene tornare ai tempi in cui il mio babbo Folco me lo leggeva alla sera, facendosi (pure lui) delle grosse risate

Share
Published by
Antonella Scaramucci

Recent Posts

Omaggio a Benny Goodman ed Artie Shaw

Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…

2 anni ago

La Valle del Gigante Bianco 2023

Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…

2 anni ago

Cortona e l’inflazione… qualche decennio fa (“Anche oggi broccoletti e patate”)

“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…

2 anni ago

LUXURY SPAS 2023 VIAGGIO TRA BENESSERE E LUSSO

È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…

2 anni ago

I Cattivi del Poliziottesco

Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…

3 anni ago

<strong>Libri Top Ten e Lo Scaffale</strong>

TOP TEN   Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo         di Aldo Cazzullo,…

3 anni ago