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Amministrative ed Europee: chi paga?

Elezioni amministrative ed elezioni europee avranno luogo il prossimo maggio.Una circostanza che invita a ripensare la forte interdipendenza tra questioni cosiddette “locali” e tendenze più generali del sistema economico-finanziario e politico europeo.Forze politiche e candidati presenteranno all’opinione pubblica le rispettive piattaforme.Può darsi che esse contengano interpretazioni e proposte attente alle conseguenze di quella integrazione.

Può darsi che distinguano in modo troppo marcato il significato e le conseguenze delle due consultazioni.Ognivalutazione al riguardo dovrà attendere che tali posizioni vengano formulate.Elementare prudenza suggerirebbe di evitare scelte di contenuto e di comunicazione sostanziate da trombonismo e genericità.

L’Europa: economico-finanziaria e politica “realmente esistente”, è stata tagliata sulla misura di obiettivi e strategie, alla cui determinazione la classe dirigente italiana non è stata in grado di affermare alcun criterio di salvaguardiadi,almeno,qualche nostro essenziale interesse.

In politica estera gli obiettivi di contenimento e di riconquista dello spazio europeo conquistato dall’Armata Rossa e dal socialismo “reale” dopo il 1945,hanno trascurato ogni seria iniziativa mediterranea .Con il risultato di ritrovarci in prima linea nel contrasto dell’immigrazione da paesi ridotti alla fame ed alla disperazione.La riconquista di quegli spazi ha creato presupposti importanti alla delocalizzazione di molte attività produttive insediate sul territorio nazionale.Con il risultato di distruggere il tessuto industriale del paese senza avere niente di paragonabile per sostituirlo.Di fronte alle rapide e disastrose conseguenze di quelle scelte,l’europeismo della nostra classe dirigente ha scelto di rifiutare ogni serio ripensamento della nostra politica “europea” .Ed ha trasformato in articolo di fede un’appartenenza che meriterebbe soprattutto spregiudicata lucidità e fermezza.Se, ad esempio,continuerà l’incapacità di affermare indirizzi diversi di politica economica e finanziaria in grado di rilanciare occupazione e redditi da lavoro:da dove verranno le risorse per conservare o,addirittura,migliore la prestazioni dello stato sociale?I buoni propositi di un amministratore locale non basteranno certo allo scopo.Perchè temere di dire la verità?Oppure,peggio ancora,continuare ad illudersi,ed illudere,che ogni salvezza venga dalla cosiddetta “Europa”?

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • semplicemente per lo stesso motivo per cui 150 anni fa si ritenne giusto fare l'Italia, perché le ristrutturazioni geopolitiche in corso fanno capire che paesi della dimensione del nostro non avranno capacità di interloquire col mondo, come non l'avrebbe più avuta il Granducato di Toscana, anche se, come quest'ultimo pagò un prezzo alto, compresso come fu fra il peso del Mezzogiorno e le politiche economico-militari dei più sviluppati paesi del nordeuropa, anche l'Italia si sa che pagherà e molto. Ma l'alternativa?

  • Come certamente sai Giancarlo non sono d’accordo con te sulla visione europea o meglio sarebbe dire sui suoi sviluppi. Per non concentrarci però sullo stare dentro o meno all’UE che, per quanto possa far nascere un dibattito secondo me interessante, non porta soluzioni politiche a breve termine che siano tangibili e per questo efficaci, sarebbe opportuno si apra immediatamente un dibattito sul “come” ci si sta in questa Europa e “come la si cambia” nell’ottica di una prospettiva che va bene europeista a patto che non sia lesiva dei diritti dei lavoratori. A me pare che quanto avviene a livello nazionale con gli inciuci tra PD e Berlusconi si riletta limpidamente a Bruxelles con gli inciuci tra popolari e socialisti. In questo scenario il ruolo del compagno Alexis Tsipras (candidato alla presidenza della commissione europea per il Partito della Sinistra Europea di cui fa parte Rifondazione Comunista) è determinante per far si che i lavoratori prendano il potere strappandolo dalle mani della finanza e delle banche di cui tutti gli altri partiti si dimostrano ogni giorno più succubi. Questa Europa è profondamente sbagliata, non accorgersi che va radicalmente cambiata, Rivoluzionata, conferendo potere al mondo del lavoro, mi sembra davvero (questo si) anacronistico. Un saluto a tutti in particolare all’amico Giancarlo

  • Stabilire cosa siano,o siano stati , una grande Nazione o un grande Stato è un’impresa che Bellincampi affronta con un piglio troppo sbrigativo.Per non tediare troppo i lettori del: ”Pollo”,nella replica doverosa ai commenti suscitati dal mio intervento,mi limiterò a richiamare l’attenzione su un aspetto decisivo di politica estera che trovò ,a suo tempo,concordi una grande italiano:Gaetano Salvemini ed un grande americano:Bernard Berenson.La tendenza a rincorrere nel peggio gli esempi offerti dalle Nazioni europee di più antica formazione .Si pensi al delirio coloniale ed ai suoi costi immani :scaricati puntualmente sulle classi subalterne italiane.All’ingresso nella prima guerra mondiale: ispirato alle lusinghe abilissime di Francia ed Impero Britannico.Lucidissimi nel calcolare il vantaggio, per i loro interessi, dell’apertura di un terzo fronte contro gli Imperi Centrali. E che,dopo la vittoria,ebbero tutte le ragioni per argomentare quanto fossero impresentabili le rivendicazioni balcaniche,turche e coloniali italiane nel contesto mondiale uscito dal conflitto.Avremmo potuto trarne una saggia lezione.Rilanciammo invece l’avventurismo crispino ,sfogando, nell’incidente di Giannina e nelle conseguenti decisioni di Mussolini,una frustrazione che ci coprì di vergogna e di ridicolo a livello internazionale.Mandare una squadra navale a cannoneggiare Corfù,ammazzando dei poveri profughi greci dall’Asia Minore,e dando prova di un immane caos operativo (che risparmio ai lettori).Col risultato di rafforzare,nell’opinione pubblica mondiale,i peggiori pregiudizi nei nostri confronti.Se i lettori del:”Pollo”,manifesteranno interesse,potremo ripercorrere numerosi altri momenti, nei quali l’ignavia di una classe dirigente ha discreditato l’intera Nazione.Ci si poteva opporre,certo.Ai tempo di Mussolini si rischiava, quantomeno,qualche randellata.Ai tempi nostri,la cosiddetta classe dirigente tenta di sterilizzare la perdita di consenso con leggi elettorali lunari.Per questo l’Italia fu,e purtroppo resta,un paese “piccolo”.Perchè ,come diceva Francesco De Sanctis, a proposito di un rompiscatole del suo tempo:”Non ha alcun concetto di verace grandezza”.

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Michele Lupetti

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