Gentile Redazione,
movimenti e partiti politici, soprattutto se conquistano il potere, tendono ad affermare e diffondere una storia delle proprie origini e dei propri valori che andrebbe accolta con beneficio di inventario. C’è chi è interessato e capace di farlo e chi meno. Quando si è giovani l’entusiasmo e la generosità sono le motivazioni prevalenti nell’adesione a questo o quel programma politico.
Fatte salve le eccezioni, naturalmente:specie in Italia. Iscritti dalla nascita al Comitato Centrale, o nipoti di personaggi accreditatissimi, destano più che legittimi sospetti. Più che mai, nell’esercitare una attiva militanza per realizzarlo. Ancor di più se,come in certe precise circostanze,la radicalità delle rispettive posizioni è tale da significare rischi e sacrifici personali gravissimi, per chi si impegni in politica.
Quando si invecchia,ed,augurabilmente,si è conservata una buona dose di entusiasmo, unita ad una più grande capacità di riflessione; si è meglio in grado di cogliere una maggiore verità sui contenuti ,i valori,gli errori e le colpe del proprio passato e di quello di movimenti e partiti nei quali si è militato. Credo che almeno una parte dei giovani che sceglie come meta Predappio, avrebbe preso altre strade; se il ripensamento della Nazione italiana sul fenomeno fascista avesse seguito l’ispirazione di un Ruggero Zangrandi o di un Antonio Delfini. C’erano, e restano, troppi cadaveri nell’armadio. Diamo tempo altempo. Forse da quei giovani,augurandoci che non commettano qualche fesseria,tra pochi anni verrà fuori qualche protagonista di una rinnovata vita politica della Nazione. I pellegrinaggi mi sembrano più raccomandabili delle Primarie,come strumento di selezione politica.
Felice De Lucia
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Bah, vede De Lucia...condivido pienamente l'idea che in Italia una valutazione storica del fascismo non condizionata dalle situazioni contingenti e quindi da altre visioni ideologiche vi sia stata e prosegua tuttora: prima era la scia delle morti e delle devastazioni causate dalle scelte sbagliate del regime, poi era la guerra fredda, poi l'anti-comunismo posto caduta del muro che non ha permesso di formulare giudizi sensati e utili per superare la questione, nè nell'immediato nè dopo, tant'è che ancora se ne discute al bar, dicendo ogni anno le stesse cose
Ad ogni modo sui ferventi giovani che se ne vanno a Predappio, poi magari cambieranno idea e un giorno si candideranno in qualche elezione selezionati con o senza primarie ho qualche perplessità. Per manifestare gli ardori giovanili e il sentirsi "contro" qualcosa c'è modo e modo. Io ascoltavo il punk rock dei Green day o il grunge dei Nirvana. Penso sia stato tanto meglio che fare i pellegrinaggi a Predappio, anche se un po' pittoresco anch'esso se riguardo la mia foto delle patente, di quand'ero diciottenne
Nel rischioso e complesso passaggio all’età adulta ,modelli ed ispirazioni possono essere sorprendentemente diversi.Lei offre amabilmente il racconto del Suo vissuto.Del modo in cui è diventato adulto; interiorizzando i valori culturali di una certa musica,e,immagino,costruendo un Suo linguaggio ed una Sua socializzazione a partire da quelli.Anche questo ha una storia che potremmo ricostruire.Lei conosce la storia sociale e culturale della musica pop molto meglio di me.Non avrà ,dunque, alcuna difficoltà a convenire sul fatto che determinati fenomeni hanno una prospettiva soggettiva :le ragioni ed i sentimenti che spingono Lupetti Michele ad andare al concerto dei Nirvana ,piuttosto che a Predappio o sulla Piazza Rossa, e De Lucia Felice a considerare Palmiro Togliatti un gigante della politica ed il P.C.I. un fattore decisivo di grande educazione civile e progresso sociale del nostro Paese.Ma c’è anche una prospettiva oggettiva.Uno spazio, il più possibile onesto e serio di riflessione, sui fenomeni sociali e culturali che ricomprendono le nostre esistenze e storie individuali.Cosa spinse Lupetti Michele a crescere attraverso la musica pop e cosa spinse De Lucia Felice a preferire la militanza politica:come rispettivi sentieri di maturazione emozionale ,intellettuale,relazionale?Il pane e le rose,il principio di realtà ed i desideri,le cose come sono e come potrebbero essere si arricchiscono nella consapevolezza della loro contraddittoria totalità.Purtroppo il problema non è di ordine logico.E’ di ordine storico e politico.Io e Lei potremmo benissimo amare la stessa musica:ma trovarci in campi risolutamente avversi ;se altri aspetti della nostra condizione sociale e civile diventassero antagonisti.La musica di “Lili Marlene” piaceva anche ai soldati inglesi ed americani.”Katiuscia” (da noi:”Fischia il vento”) piaceva anche ai soldati tedeschi.A pensarci bene sono segni confortanti che anche le pretese più totalitarie della politica non riescono ad irregimentare completamente gli esseri umani.Tuttavia la politica,il suo linguaggio,le sue responsabilità ed i suoi errori dovrebbero,a mio avviso ritrovare una maggiore importanza nella nostra vita comune.In questo senso i pellegrinaggi mi sembrano interessanti.Contengono un proposito di uscire allo scoperto;di rivendicare una identità non omologata;di interpretare la storia italiana cui bisognerebbe offrire prima di tutto una seria considerazione.Non una astratta tolleranza:che non significa nulla e che talvolta nasconde solo imbarazzo e disprezzo.Passioni negative che accrescono l’aggressività reciproca ed il silenzio di ogni reale confronto con la storia comune.La musica e la politica,come del resto ogni scienza arte o attività umana,non esauriscono ,nelle loro competenze ,tutti gli interrogativi e le responsabilità che un essere umano deve affrontare.Dividersi in fricchettoni ed impegnati non aveva,e non ha,alcun senso.Chiedersi perché molti giovani ritrovino,oggi, nella storia del fascismo un senso alla propria inquietudine dovrebbe essere, invece, una domanda molto sentita da tutti noi.In quanto eredi ,sia pure nostro malgrado,di tutto ciò che quella storia ci ha lasciato.
felice de lucia