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La psicologa… a teatro: ‘Tale madre, tale figlia’

La visione dello spettacolo teatrale “Tale madre, tale figlia” (con Amanda Sandrelli e Elena Ferri) mi ha spinto a dare corpo ad una riflessione sui risvolti di carattere psicologico delle relazioni che sono state tratteggiate all’interno della commedia rappresentata. La trama vede lo svolgersi di un lungo e incalzante dialogo tra madre e figlia nel luogo più intimo, indifeso e condiviso, il bagno, durante un periodo delicato di trasformazione delle loro vite: la madre torna al lavoro dopo cinque anni di inattività, la figlia adolescente cambia scuola.

Lo spettacolo vede presenti fisicamente solo due personaggi, una madre e una figlia adolescente, ma le “presenze” relazionali sono molte di più e influiscono in maniera determinante nello sviluppo e nella crescita delle protagoniste.

La prima “assenza presente” è la figura del marito-padre: di lui abbiamo solo la biancheria sporca da mettere in lavatrice, e un simbolico calzino blu che finisce nella lavatrice con gli indumenti bianchi.

La madre vive la “presenza assenza” del marito come portatrice di informazioni dolorose sul proprio fallimento come donna all’interno di un rapporto idealizzato e rigidamente complementare che non ha visto modificarsi nel tempo la propria posizione, che rimane quella dell’ “oggetto” che ha bisogno di essere desiderato e che non riceve questa conferma, senza mai divenire “soggetto” in grado di mettersi in un ruolo attivo di ricerca della realizzazione del proprio desiderio di donna.

La figlia vive la “presenza assenza” del padre in questo particolare momento della sua crescita come rifiuto affettivo, vissuto in maniera amplificata perchè condiviso con la madre, quasi come fossero due esseri fusi e sullo stesso piano, che la fa oscillare tra idealizzazione e rabbia.

L’assenza di confini emotivi tra le due protagoniste rappresenta la miscela esplosiva che porterà le due a fare un’esperienza di separazione madre-figlia molto dura e dolorosa, ma alla fine efficace.

La seconda “assenza presente” è la figura della madre-nonna: di lei sentiamo il rimbombo inquietante attraverso la tubatura del bagno.

È una “presenza assenza” in grado di mettere in crisi le protagoniste, soprattutto la madre, che nel tempo riesce, anche attraverso l’aiuto della figlia, ad evolvere e a crescere proprio attraverso la rivisitazione di quel rapporto primario irrisolto, costruito sull’impossibilità di avvicinarsi emotivamente e affettivamente e su una gratificazione narcisistica della relazione genitore-figlia, imbrigliata su temi del giudizio e della performance sociale in un mondo esterno descritto come cattivo e malevolo, in cui per esistere è necessario prevaricare e indossare una maschera di compiacenza verso il più forte.

La protagonista madre all’inizio sembra riproporre automaticamente, senza consapevolezza, questo schema appreso, ma poi con l’aiuto della figlia, che le ripropone dolorosamente la sua stessa immagine come in uno specchio, riesce prima a riconoscere quel copione, e poi a ricongiungersi con la figura fragile, ma reale di una madre sofferente.

La terza “presenza assenza” è il mondo sociale esterno, vissuto da entrambe come giudicante e minaccioso, la “giungla”, ma che nel corso della storia permette alle due protagoniste di sperimentare i propri schemi relazionali appresi e di poterli in seguito modificare alla luce di un più realistico sguardo su se stesse e sugli altri.

La commedia lascia agli spettatori la sensazione di essere stati di fronte ad un difficile percorso di avvicinamente alle proprie fragilità, che investe la vita di ognuno e che fa sentire vicine le protagoniste; allo stesso tempo, nonostante la sofferenza e il dolore del viaggio di crescita, è forte la percezione di una luce di speranza di cambiamento.

Elena Colzi

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta in formazione, mi occupo privatamente di Consulenza Psicologica Sistemico-Relazionale rivolta a famiglie, coppie e individui presso il centro FISIOFOR di Camucia. Attualmente collaboro anche con i servizi pubblici territoriali di Salute Mentale in qualità di Psicologa volontaria. Appassionata e perfezionista, difendo tenacemente il sogno di fare l'ingrato lavoro dello psicologo oggi nella mia amata Val di Chiana. cellulare: 3384157461 e-mail: elenacolzi@hotmail.it

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