Presumo che stavolta Costoletta Cecilia non sarà pienamente d’ accordo, per usare un eufemismo, sulla scelta della pellicola da visionare e poi da analizzare in quanto rientra in un genere da lei più che non troppo amato, direi piuttosto poco conosciuto, il “ poliziesco all’ italiana “ più semplicemente detto “ poliziottesco “, un genere da me amato in maniera incondizionata, genere, lo ricordo per l’ ennesima volta, andato in grandissima voga negli anni ’70, dal 1972 per l’ esattezza, fino al 1981.

Il film di cui leggerete oggi è un grandissimo classico, è il film che personalmente definisco Il Poliziottesco, “ Roma a mano armata “, del regista toscano Umberto Lenzi che vede protagonisti Maurizio Merli, nel ruolo del Commissario Tanzi e Tomas Milian, nei panni dell’ acerrimo rivale “ Il gobbo “, Vincenzo Moretto. Oltre a loro, sono protagonisti Maria Rosaria Omaggio, Giampiero Albertini, Aldo Barberito, Biagio Pelligra, Arthur Kennedy, Ivan Rassimov e Luciano Catenacci. Il film è del 1976. Le musiche, coinvolgenti, sono di Franco Micalizzi.

Il Commissario Tanzi vuole mettere le mani su Ferrender, titolare di bische clandestine ed in mezzo ad altri loschi traffici, ma arriva sempre con un attimo di ritardo nonostante le soffiate dei suoi informatori. Arresta Savelli, Biagio Pelligra, un uomo di Ferrender, ma non avendo motivi per trattenerlo, è costretto a rilasciarlo ed il giorno successivo lo stesso Savelli, insieme ad altri complici, rapina una banca uccidendo una guardia con Tanzi che, in modo poco ironico e molto amaro, così dice: “ E’ morto un innocente, ma abbiamo fatto rispettare la legge, è questo che conta, no? “. Con uno stratagemma poco ortodosso ma efficace, il Commissario arresta Vincenzo Moretto insieme al Maresciallo Pogliana, Aldo Barberito, sottoponendolo ad un interrogatorio molto personalizzato, chiedendo al “ gobbo “ “ se gli fosse dispiaciuto tornare ai vecchi metodi “ ma quest’ ultimo, molto furbescamente, lo incastra procurandosi delle ferite in bagno e facendolo trasferire all’ Ufficio Licenze Pubblici Esercizi; Tanzi, inviso al Vice Questore Ruini, Arthur Kennedy, si sente come un leone in gabbia. Nel frattempo, due ragazzi minorenni, da lui arrestati in precedenza per scippo e fatti rilasciare dalla compagna Anna, Maria Rosaria Omaggio, che si occupa di minori con problemi alle spalle, dopo un altro scippo finiscono contro un camion, morendo sul colpo, causando una frattura piuttosto grossa fra Tanzi e la compagna la quale viene poi rapita dagli sgherri di Moretto che, dopo averla spaventata a morte, le lasciano un “ ricordo “ , per l’ esattezza una pallottola, per il suo Commissario. Tanzi si reca, allora, a casa della moglie di Savelli e lì incontra proprio il gobbo al quale fa ingoiare la pallottola, con il gobbo che, poi, risponderà, in modo molto “ proletario “. Nonostante sia stato degradato, Tanzi continua ad essere molto più operativo fuori dall’ ufficio e, dopo che una coppia viene aggredita con la ragazza che viene barbaramente stuprata stile “ Massacro del Circeo “, il Commissario inseguirà due degli aggressori uccidendo il ragazzo che era alla guida dopo che per due volte questi aveva tentato di investirlo. Ruini, amico del padre del ragazzo ucciso, confessa a Caputo, Giampiero Albertini, collega riflessivo di Tanzi, che lui sicuramente avrebbe agito in altro modo ma Caputo, molto francamente, gli fa intendere che, probabilmente “ ci avrei rimesso le penne “. Tanzi ha a che fare con Tony Parenzo, Ivan Rassimov, trafficante di droga ed altro uomo al soldo di Ferrender, il quale gli sfugge una prima volta, dopo aver ucciso con una letale dose di eroina Marta, una sua “ protetta “, ma non una seconda; quando però, dopo essere stato pestato e minacciato con la pistola, sta per confessare a Tanzi qualcosa su Ferrender, viene ucciso da un colpo di pistola sparato da Vincenzo Moretto da un’ auto in corsa. Savelli ed i suoi complici, interpretati da Petrazzi e Pigozzi, stanno compiendo l’ ennesima rapina ma questa volta Tanzi, entrando dal condotto dell’ aria condizionata insieme ad un tiratore scelto, li uccide tutti. Il “ gobbo “, però, è riuscito a scappare seminando ancora panico e sangue. Nelle scene finali, vediamo Tanzi mettere le manette a Gerace, Luciano Catenacci, intestatario di un capannone in cui Moretto e la sua banda trovano rifugio. Il Commissario, poi, ferma un complice del Gobbo, il quale, a sua volta, disarma Tanzi chiedendogli se “ non gli dispiaccia tornare ai vecchi metodi “ iniziando a pestarlo. Caputo lo disarma e fa per ucciderlo, ma Tanzi gli intima di non farlo, Caputo sta per mettergli le manette, ma il bandito tira fuori un’ altra pistola uccidendolo. Accecato dalla rabbia,Tanzi non si fa remore a sparare, uccidendolo, al “ gobbo “ in fuga, e qui scorrono i titoli di coda. Volete sapere di Ferrender? E’ un personaggio che non appare mai, se non alcune sue foto segnaletiche ed una sua mano sottoterra, in quanto il boss marsigliese era stato ucciso dal “ gobbo “.

Il punto di vista di Steve:

nonostante mi ritenga un buon conoscitore del genere, il film non è di facilissima interpretazione. Innanzitutto, vi voglio raccontare alcune curiosità relative a questa pellicola: 1_ durante la scena finale del pestaggio, Milian picchiò veramente Merli, mandandolo su tutte le furie e rimandando le riprese al giorno successivo. Si dice che i due non si potessero vedere anche se, curiosamente, fu proprio Milian a volere Merli come partner per questo film. 2_ alla prima del film, con Merli presente nella sala cinematografica, si narra come Milian fosse visto come l’ eroe e che alla scena in cui Milian picchia il Commissario il pubblico avesse applaudito, suscitando una crisi di pianto in Merli che uscì dalla sala. 3_ il film, come tanti dell’ epoca, per le molte scene di violenza da parte delle forze di Polizia, fu accusato di fascismo, come molti altri film polizi ( ott ) eschi dell’ epoca 4_ il personaggio del “ gobbo “ è realmente esistito e si chiamava Giuseppe Albano, detto il gobbo del Quarticciolo.

Soddisfatte, mi auguro, le curiosità, veniamo a cosa rappresenti e cosa significhi Roma a mano armata: in questo film sono presenti tutte le variabili anomale, impazzite, trepidanti e strepitose del filone del poliziesco all’ italiana, volgarmente detto poliziottesco. Veniamo proprio a quest’ ultimo punto: perché poliziottesco? Essendo film unici nel loro genere, nella maggior parte dei quali prevalevano stragi, sangue, vendette e giustizialismo,ma c’ era un suo perché visto che rispecchiavano la triste realtà degli anni ’70, i critici detrattori dell’ epoca li consideravano film di basso profilo, una sorta di b – movie, senza capo ne’ coda e che avevano come unico filo conduttore quello della giustizia sommaria salvo poi, nel corso degli anni essere, non tutti ma molti, ampiamente rivalutati, tanto che un regista come Quentin Tarantino, non un Mario Bianchi qualsiasi, per molte sue pellicole si è rifatto a questi film. Perché si arrivava alla giustizia solitaria del Commissario di turno? La risposta appare alquanto scontata: legge lassista che spediva il Commissario di turno all’ Ufficio Licenze Pubblici Esercizi mentre un Savelli qualsiasi poteva compiere le sue scorribande uccidendo una guardia, ma “ l’ importante è rispettare la legge “.

Perché ho scelto questo film quando avrei potuto scegliere fra molti altri del genere anche da un punto di vista puramente cinematografico di maggior livello? Perchè in questo film c’ è l’ essenza, senza se e senza ma, del poliziottesco: dal figlio di papà che pensa di farla franca ai rapinatori che uccidono indisturbati, dai cazzotti facili del Commissario agli inseguimenti senza fine, dalla violenza sulle donne al lassismo della legge, molti punti dei quali ritrovabili, purtroppo, anche nella società attuale. Tanzi o Moretto? Tanzi senza dubbio ma semplicemente perché si trovava a combattere non solo contro i fuorilegge, ma anche, suo malgrado, contro chi sarebbe dovuto stare dalla sua parte.

Il punto di vista di Costoletta:

Beh questa recensione l’ho sudata tanto per rimanere in tema estivo, ma dal momento che faccio parte di un ambito club di ossessionati di poliziotteschi non mi potevo esimere a lungo da dire la mia di Roma Mano Armata, classe 1976 e del suo protagonista Maurizio Merli, grande attore del genere di cui fino a poco tempo fa ignoravo completamente l’esistenza e di cui adesso invece sento costantemente parlare. Ho cercato di guardare il film con la mente più sgombra possibile dai miei soliti pregiudizi verso i film anni ’70 e dopo aver assistito alle riprese del film “Cortona 70’s Bischeri A Mano Armata. Il Manufatto” riesco a comprendere meglio il genere, la tipologia di dialoghi e la costruzione dei personaggi. Inseguimenti, scazzottate e l’eterna lotta tra bene e male, tra buoni e cattivi, tutti con la mano armata come in un Western. Il Commissario Tanzi (Maurizio Merli) capo della squadra anti crimine è lo sceriffo che si muove in una Roma malata, un Far West urbano dove i cattivi impuniti fanno da padrone e la legge e la giustizia si muovono troppo lentamente per lui che, furioso e con la capigliatura perfetta mi ricorda quasi un personaggio di Tarantino, un Brad Pitt di Bastardi senza Gloria per rimanere in tema di belli, belli in modo assurdo. Nonostante i pericoli, gli ostacoli e l’ostruzionismo dei piani alti non rinuncia mai al suo scopo, lo muove una morale interiore che è al di sopra della legge e la sua giustizia in alcuni casi assapora di vendetta, il suo non è un lavoro, ma una missione, arrestare i colpevoli, tutti i colpevoli. A causa della sua passione, del fuoco che gli brucia dentro rinuncia a tutto, amore compreso, ma riesce nel suo obiettivo e il film infatti finisce nel momento esatto in cui il nemico giurato muore, perché la caccia è ufficialmente finita. Anche se non rientra nei miei generi d’elezione e glissando l’immagine della donna come vittima assoluta, eterna donzella da salvare, la figura del poliziotto zero chiacchiere e paura ha il suo fascino proprio perché fantastico, irrealistico, così poco nostrano. Divertente e geniale quella pallottola ingoiata e “espulsa”, simbolo di una polizia indigesta, difficile da digerire proprio perché non molla mai.

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