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Lori ha letto per voi… Enigma in un luogo di mare (di Fruttero e Lucentini)

Enigma in luogo di mare. In un’esclusiva località di villeggiatura, ma così esclusiva da essere anche residenza perpetua di taluni privilegiati che non hanno bisogno di lavorare, durante le vacanze di Natale si verificano strani eventi; gli enigmi sono più di uno, alcuni si risolvono con un sorriso, ma il quesito chiave del romanzo non troverà soluzione se non nelle ultime pagine.

Difficile risolvere da sé questi misteri e sarebbe complicato anche per il maresciallo Butti, se non ci fosse il signor Monforti, che abbandonato l’ozio depressivo (e deprimente) si lancia nelle indagini con arguto spirito deduttivo.

153 ville immerse in un contesto di 18300 pini; il libeccio che soffia forte, le pigne che come se avessero occhi, non colpiscono mai gli abitanti della Gualdana, così si chiama il posto, e la TV accesa sulle perenni repliche di Perry Mason, costantemente al telefono con la segretaria, accompagnano come una colonna sonora le pagine.

Il romanzo si apre con un antefatto, la scomparsa di un bimbo di venti mesi, che se non verrà ritrovato quanto prima morirà assiderato. I tarocchi rivelano il lieto fine dell’episodio e lo rivelo anch’io perché, confesso, da mamma di un bambino coetaneo, difficilmente sarei riuscita a terminare quel primo capitolo se non avessi (colpevolmente!) sbirciato nelle pagine successive.

Gli ingredienti del giallo della “ditta” F&L ci sono tutti: l’affresco graffiante della borghesia, l’investigatore ufficiale sornione e propenso all’ironia, un investigatore occasionale ma decisivo, un corteggiamento protratto per tutto il romanzo, oltre a varie altre occasioni di innamoramento tra i protagonisti; tutto in un’ambientazione efficace come in una sceneggiatura, con comprimari eclettici, a tratti angoscianti, a volte divertentissimi, sempre impareggiabili. La cartomante dipinta con ironica affettazione o lo stoico Ugo il Romito che vive di offerte ed è inviso al grezzo Baldacci Orfeo, la cui moglie intrattiene rapporti “culturali” con un giovane fricchettone vegetariano e le cui vicende daranno vita ad un equivoco godibilissimo. La domestica Milagros, filippina naturalizzata toscana, vanitosa ed impicciona. Il politico al quale non si può perdonare di aver guastato l’effetto floristico della pineta con delle piante esotiche e che prima subisce la vendetta di un misterioso sabotatore, che gli procura un’invasione di topi arboricoli, e successivamente la nemesi per mano dello stesso maresciallo, che gli concede spazio per esprimere sulla TV locale la propria teoria riguardo uno dei misteri, lasciando che si copra di ridicolo da sé. Faccio torto a tantissimi altri, ma non voglio togliere il gusto della scoperta ai lettori.

Il numero dei personaggi non deve spaventare: alla fine del libro c’è uno schema riassuntivo con le caratteristiche di ciascuno di essi, come promemoria per i meno attenti, ma in realtà è del tutto superfluo; infatti ognuno ha un carattere ed una personalità che difficilmente si potrebbero confondere con quelle di un altro, oppure ha delle caratteristiche marcate che lo accompagnano come un leitmotif o un epiteto che lo contraddistingue (ad esempio, la “bella” signora Neri, di cui il Monforti è innamorato); un tormentone, come nel caso dei due comici Max&Fortini. Ed un altro tormentone, stavolta del tutto toscano, o forse maremmano, è l’esclamazione ricorrente “ma meglio”, che di volta in volta assume un diverso significato, secondo il contesto e l’intonazione.

Un romanzo raffinato, godibile e colto, che offre spunti interessanti circa l’argomento della depressione, che in definitiva dà origine alla vicenda, affrontandola con competenza ma senza pesantezza ed inserendola nel contesto in una maniera del tutto naturale, senza forzature stilistiche. E, un’altra piccola digressione apprezzata da me, che sono una naturalista, è quella sulle specie “sinantropiche”, ovvero che vivono in vari modi in associazione con l’uomo.

Infine, si commentano da soli i manicaretti della signora Butti: dai bighelloni, stuzzichini di pastella fritta, alla pasta e ceci (mai sottovalutare un “piatto semplice”), verrà voglia di correre alla prima sagra toscana disponibile. Mammeglio!

Loredana Bruno

Naturalista per formazione, lettrice appassionata e scrittrice velleitaria, quando non veste i panni di WonderMamma alleva in casa millepiedi e blatte, con raccapriccio del consorte. Pronta a gettarsi in battaglie sanguinose (con esiti non sempre edificanti), aspira a diventare uno dei capipopolo della Magliana, quartiere della periferia di Roma, dove vive con marito e figli.

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