Gli anni ’60 e ’70, in Italia, sono stati famosi, da un punto di vista cinematografico, per i cosiddetti film di genere, dall’ ormai arcinoto poliziottesco al peplum allo spionaggio fino allo spaghetti western. Ecco, in questi tristi e grigi giorni di gennaio, in cui cinque metri cubi di riscaldamento ti costano più che una cena da Cracco, il sottoscritto, casualmente, ha visto una di queste pellicole: “ Indio Black sai che ti dico: Sei un gran figlio di … “, anno di realizzazione 1970, regista Gianfranco Parolini, musiche interessanti di Bruno Nicolai.
Come nel caso dei poliziotteschi, anche negli spaghetti western di, diciamo, più basso costo, primeggiavano i cosiddetti caratteristi ed, in qualche caso, anche star di fama internazionale, ed è proprio il caso di questa pellicola in cui troviamo il “ muto “ Sal Borgese, “ Septiembre “ che uccide tutti i suoi nemici con pallini di piombo tirati con una fionda legata agli stivali, Yul Brinner, nella parte di “ Indio Black “, colui che col fucile spara più veloce di una saetta, e poi Salvatore Billa e Franco Fantasia e poi il regista del fantomatico “ Buitres sobre la ciudad “, Gianni Siragusa che, però, non sono riuscito ad individuare, oltre agli immancabili Giuseppe Castellano, Bruno Corazzari, il cantante, e poi attore, Dean Reed che ad inizio carriera si ispirò ad Elvis Presley e che morì in circostanze misteriose nel 1986, a Pedro Sanchez, pseudonimo di Ignazio Spalla, molto presente in queste pellicole western e che usò spesso questo pseudonimo in quanto molti film da lui girati erano di ambientazione “ revolucionaria “. Quale era la caratteristica di molti spaghetti western? Un po’ come nel poliziottesco, c’ era l’ eroe solitario che uccideva i banditi che anni prima gli avevano sterminato la famiglia, oppure, come nella pellicola di oggi, cinque, in qualche modo “ desperados “, un po’ per la gloria, un po’ per liberare il popolo oppresso, un po’ per l’ oro, si trovavano costretti a “ lavorare “ assieme, cinque ” desperados “ in cerca della gloria, dell’ oro, della libertà dall’ oppressione, oppressione da cui si stava liberando il popolo messicano dall’ esercito austriaco.
Questi cinque personaggi vengono incaricati di rubare un ingente carico d’ oro agli austriaci, ci riusciranno seppur con qualche imprevisto, ma poi scopriranno che al posto dell’ oro si trova la sabbia, il tutto organizzato dal Colonnello austriaco Skimmel per far ricadere la colpa sui rivoluzionari messicani. I cinque a questo punto, mossi da desiderio di rivalsa e soprattutto dal desiderio dell’ oro, decidono di non lasciar perdere e tornare alla carica per l’ oro perduto. Ci riusciranno? Non vi svelo il finale, ma vi posso anticipare che, in qualche modo, assomiglia molto ad un finale di un celeberrimo film western di qualche anno prima.
Il film è indubbiamente piacevole e sorprende come una star internazionale come Brinner si sia ben amalgamato con Borgese, Fantasia e Billa. Diabolica, simpatica e furba la parte di Reed, convincente Pedro Sanchez, nel ruolo di Escudo, combattuto fra la “ revoluciòn “ ed il carico d’ oro. In definitiva, un film che consiglio di guardare.
Stefano Steve Bertini