Nel 1977, l’ interesse dello spettatore per il cinema poliziottesco stava iniziando a scemare, le sale cinematografiche si stavano svuotando ed anche la qualità delle pellicole non era di qualità eccelsa. Non si sottrae da questo clichè, se non in rarissimi momenti, Torino Violenta, un mediocre poliziottesco per la regia di Carlo Ausino, autore di poche altre pellicole, alcune delle quali nemmeno visibili al pubblico, con le musiche di Stelvio Cipriani, anche in questo caso non entusiasmanti ed in alcuni momenti riprese da un’ altra pellicola ben più interessante, con l’ interpretazione di George Hilton, all’ anagrafe Jorge Hill Acosta Y Lara, di nascita uruguagia ed interprete di moltissime pellicole del filone spaghetti western e qualche thriller, ed Emmanuel Cannarsa, rispettivamente nel ruolo del Commissario Moretti e del poliziotto Danieli, quest’ ultimo doppiato dall’ inconfondibile Ferruccio Amendola.
Torino è diventata la capitale della violenza, tanto che nelle prime due scene si assiste subito a due uccisioni: un vigilante del cinema ed una ragazza che veniva ricattata per delle foto compromettenti. Un poliziotto di pattuglia con Danieli si compiace del fatto che in giro per Torino ci sia un giustiziere che sta ripulendo la città, ma Danieli mostra di non gradire. Torino è “ spartita “ fra delinquenti della mala italiana, siciliani, ed esponenti della mala francese. Rapine e sfruttamento della prostituzione minorile sono la loro fonte principale di guadagno, ma battagliano anche fra di loro, volendo il potere assoluto; difatti, molte saranno le morti, molte delle quali causate dal misterioso giustiziere.
Due ragazze parlano fra di loro in palestra, ed una di loro dice all’ amica di voler uscire dal giro perché ha paura e fisserà un appuntamento con quelli che poi saranno i suoi carnefici; infatti, la ragazza sarà trovata morta in fondo ad un dirupo strangolata da un fil di ferro.
Tre ragazzi compiono una rapina ad un supermercato, ma durante l’ inseguimento, dopo aver fatto uscire di strada una macchina della Polizia, che finisce in fondo ad una scarpata ( abbastanza inconsueta trovandoci a Torino ), finiscono addosso ad una pompa di benzina, con la loro macchina che esplode senza dar loro scampo. Un quarto ragazzo, che aveva partecipato alla rapina al cinema, non nasconde la sua soddisfazione. Nel frattempo, il misterioso giustiziere che, se vedrete il film, scoprirete non essere così misterioso, continua a mietere senza pietà alcuna le sue vittime. Poche sono, in verità, le scene degne di nota: una di queste è quella in cui Danieli si complimenta con Moretti per aver svolto sempre bene il suo lavoro, con l’ unico neo di non essere riuscito ad arrestare il “ misterioso giustiziere “. Un’ altra è quella fra uno dei cattivi italiani ed il Commissario – Giustiziere che, però, nonostante tutta la buona volontà, niente ha a che vedere con i vari Maurizio Merli o Luc Merenda o Henry Silva, mancando quasi totalmente di mordente, scena in cui il bandito dimostra di non avere paura di Moretti e di conoscere la sua reale identità, ma il Commissario gli promette che quando gli si presenterà l’ occasione di farlo fuori, non se la lascerà sfuggire.
Una delle ragazze coinvolte nel giro di prostituzione minorile viene interrogata in commissariato e racconta come lei e la sua amica trovata morta in fondo al dirupo fossero state invitate ad una festa, fossero poi state drogate e costrette ad avere rapporti sessuali, durante i quali venivano fotografate con la minaccia di divulgare le foto se non avessero pagato grosse cifre. Moretti, intanto, continua a fare giustizia e questa volta tocca al quarto rapinatore del cinema, un ragazzo che conosceva il Commissario, ragazzo freddato dal Commissario – Giustiziere mentre stava scappando. Il ragazzo, però, non era morto subito ed aveva fatto il nome del Commissario a Danieli, il quale, però, aveva taciuto per vedere fin dove sarebbe arrivato il suo Superiore.
Nelle scene finali vediamo come i due sfruttatori italiani, uno dei quali era il bandito al quale Moretti le aveva promesse, cerchino di scappare dopo aver mietuto numerose vittime anche nella banda rivale, ma non la faranno franca, il secondo suicidandosi, mentre il primo viene giustiziato con un colpo alla testa da Moretti che aveva mantenuto la promessa se gli si fosse presentata l’ occasione. Tutto sembra finire per il meglio, ma Danieli dice a Moretti come avesse scoperto che era lui il fantomatico giustiziere, con Moretti che già era a conoscenza del fatto che il suo collega sapesse. Moretti dà appuntamento al suo collega il giorno dopo in Commissariato, ma nel frattempo mette la mano dentro l’ impermeabile per tirare fuori la pistola, Danieli lo vede dallo specchietto della macchina e, più veloce di lui, lo uccide con Moretti che, prima di morire, dice che lui ha fatto tutto questo per difendersi. E qui, scorrono i titoli di coda.
In definitiva, un film non sufficiente, con una trama piuttosto scontata, dialoghi banali ed interpretazioni non all’ altezza. Poca suspense, con il ruolo del Giustiziere già noto dopo pochi minuti. Da salvare, un paio di inseguimenti e qualche dialogo fra Hilton e Cannarsa che, comunque, raramente escono dalla mediocrità. Sicuramente, c’ è di peggio, ma c’ è anche di tanto meglio. Diciamo che questa pellicola è per coloro che amano, a prescindere, tutto il filone poliziottesco.
Stefano Steve Bertini