Negli anni ‘ 70, molte sono state le città protagoniste del filone poliziottesco, da Genova a Milano, da Torino a Roma fino a Napoli e proprio Napoli, una delle città più gettonate, è oggi protagonista del poliziottesco che andrete a leggere per quest’ ultimo appuntamento del 2018: Napoli si ribella è un discreto film, anche con buoni sentimenti, del 1977, con la regia di Michele Massimo Tarantini, che aveva diretto l’ anno precedente il buon Poliziotti violenti, le musiche non straordinarie sono di Franco Campanino, mentre buoni protagonisti sono Luc Merenda, grande protagonista di quegli anni, nel ruolo del Commissario Dario Mauri, Enzo Cannavale, che interpreta il ruolo del Maresciallo Nicola Capece, detto “ La volpe di Forcella “, Forcella, storico quartiere di Napoli, così chiamato per il suo caratteristico bivio ad Y, che assume le fattezze di una forcella, Claudio Gora, Don Domenico Laurenzi il personaggio da lui ricoperto, più Sonia Viviani, Rosa il ruolo che ricopre, diventata poi famosa per una straordinaria somiglianza con Carolina di Monaco e protagonista di un documentario nel 1983 sulla sua attività cinematografica, prodotto da una casa cinematografica giapponese, ma poi rimasto inedito in Italia.
La trama di questa pellicola si incentra su un traffico di droga mai arrivato a destinazione, con numerosi colpi di scena, un discreto numero di sparatorie, qualche buon inseguimento, anche se ancora lontani da quelli degli inarrivabili Claudio Cassinelli e Maurizio Merli e l’ assenza di un Commissario giustiziere, perché Dario Mauri non è il Commissario sceso da Milano a Napoli per fare giustizia, ma è il Commissario che applica la giustizia e che riuscirà ad applicare anche grazie all’ aiuto di alcuni messaggi che gli arrivano in Commissariato da parte di una misteriosa informatrice che dalla lussuosa residenza di Don Domenico Laurenzi lo metteranno sulla giusta via. Nicola Capece accoglie con tutti gli onori Mauri, il quale, però, da buon “ polentone “, come viene da Capece simpaticamente ridefinito, non ricambia l’ entusiasmo, anche se poi i due diventeranno buoni collaboratori, conoscendo meglio delle proprie tasche Capece un po’ tutta Napoli. La prima sparatoria si ha dopo circa dopo otto minuti proprio a causa del traffico di droga che sarà l’ asse portante del film, con tre mariuoli che a bordo di un motoscafo vengono crivellati di colpi, carico di droga destinato a Don Domenico. Un primo messaggio, con un disegno abbastanza “ infantile “ arriva in commissariato, disegno che avvisa il Commissario di una rapina in banca che si compirà domenica. Capece, però, esclude che questo possa accadere proprio di domenica, ma Mauri si fida di questa soffiata che si rivela esatta: dalla banca vengono prelevati gioielli ed alcuni documenti e scatta un primo inseguimento che si protrae fin dentro una serra: due dei banditi vengono fermati ma, mentre stanno per parlare, vengono uccisi da Core ‘e cane, un bandito al servizio di Don Domenico, il quale appare “ irraggiungibile “, ma Dario e Nicola, travestiti da operai del telefoni, si recano nella sua villa e dopo aver immobilizzato una guardia del corpo entrano in possesso di un’ agenda preziosa che, però, senza l’ aiuto di qualcuno che sappia interpretarla, è pressoché indecifrabile. Al cimitero, Dario fa la conoscenza di una bambina, Luisa il suo nome, e capisce che è lei la sua preziosa informatrice e le fornisce un numero di telefono dove chiamarlo se dovesse avere informazioni o se dovesse essere in pericolo; Luisa è la figliastra di Don Domenico e di Carola, la donna del boss, boss che si scoprirà verso la fine del film essere l’ autore dell’ uccisione della madre della bambina, bambina che, in scene molto commoventi, si vede portare i fiori sulla tomba della mamma. L’ Avvocato Cerullo ha importanti rivelazioni da fare sull’ agenda sottratta in villa, ma mentre sta per parlare, da un tram in sosta viene lanciata una bomba che lo uccide sul colpo, mentre Mauri ne esce miracolosamente illeso, baciando il suo braccialetto portafortuna. Uno dei due banditi viene ucciso al porto, mentre l’ altro, core ‘e cane, la fa franca, risparmiando anche la vita al Commissario. Nicola Capece viene ferito in un agguato mentre cerca di carpire informazioni su Rosa, che lavora in un night, ma se la cava con una ferita al braccio. Rosa è la donna di un tossico che viene arrestato e, successivamente, ucciso mentre sta per essere trasferito in carcere quando, probabilmente, è al corrente di informazioni importanti, con la stessa Rosa che, nonostante venga messa da Dario in un luogo sicuro per sfuggire a possibili agguati e per potersi costruire un futuro differente, viene poi trovata morta sotto un cumulo di terra. In un incontro al porto, si sentono parlare core ‘e cane e Bonino, quest’ ultimo un uomo di Don Vincenzo. Mauri e Capece scattano all’ inseguimento, ma Bonino, dopo che la loro macchina si è cappottata, riesce a scappare, mentre core ‘e cane, Pasquale Donnaregina il suo vero nome, riesce a fuggire su un’ altra macchina, ma durante la fuga, dopo che Mauri gli spara, questa si cappotta e core ‘ cane, questa volta, ci lascia le penne.
E siamo alle scene finali: nella famiglia di Don Domenico si sospetta la presenza di un traditore e di una talpa. Il traditore è Bonino, il solo sopravvissuto, mentre la talpa, come scritto in precedenza, è la bambina Luisa che, vistasi scoperta, telefona a Dario, il quale si precipita da lei. Arrivati alla villa, Bonino prende in ostaggio la bambina ed uccide Don Domenico, ma dopo l’ ennesimo inseguimento nel traffico di Napoli, Bonino viene ucciso dal Commissario all’ interno della rimessa dei tram. Emblematica la scena finale in cui la bambina chiede all’ amico Commissario “ Dario, ma è giusto tutto questo? “, con il Commissario che, in silenzio, si allontana e se ne va, con i titoli di coda che iniziano a scorrere.
Un buon film, a mio parere non il numero uno fra quelli fino ad oggi da me analizzati, sicuramente con alcune buone scene, qualche simpatico dialogo, begli inseguimenti ma, forse, anche la mancanza di una colonna sonora non all’ altezza non lo rende quel poliziottesco pieno di pathos e di adrenalina al quale, forse, ci eravamo abituati.
Stefano Steve Bertini