Chi conosce Tommaso Palladino come attore nel genere poliziottesco, se lo ricorderà come uno dei cattivi per eccellenza, con i suoi folti baffoni neri, lo sguardo torvo, la bocca rivolta sempre all’ ingiù e sorrisi rari come le eclissi di sole. Io, che ho avuto il piacere e l’ onore di intervistarlo telefonicamente, posso affermare che Tommaso Palladino è una pasta d’ uomo, di una umiltà genuina e di una disponibilità unica dal momento in cui l’ ho contattato per sapere se fosse disponibile per farsi intervistare, al momento in cui ci siamo salutati. Ci siamo dati del tu come vecchi amici, un’ intervista di quelle vere, talmente vere che in un certo momento si è interrotta perché Tommaso doveva salutare un suo amico. Al contrario di tanti suoi illustri colleghi, che nemmeno si sono degnati di rispondere, lui non ha fatto una piega, raccontandomi tanti particolari della sua vita di attore che vi riporto qui di seguito.
_ Tommaso Palladino, quando hai iniziato la tua carriera di attore?
_ Ho iniziato nel lontano 1974 con la miniserie “ Il Marsigliese “, con la regia di Giacomo Battiato che quando mi vide mi disse: “ Tu con quella faccia non puoi fare altro che il cattivo e così ho iniziato con questo ruolo che non ho mai lasciato. Per dire, alla fine degli anni ’70 ho ricevuto un premio dalla critica come “ miglior cattivo “, quindi il mio destino era già segnato.
_ TU hai recitato in molte pellicole poliziottesche e di ambientazione camorristica. A quali di queste sei particolarmente legato?
_ Naso di cane, di Pasquale Squitieri, Napoli violenta, di Umberto Lenzi, I 5 della Squadra Speciale, dove svolgo il ruolo del protagonista. A proposito di “ Napoli violenta “ mi piace ricordare questo aneddoto: all’ anteprima del film ero presente nella sala cinematografica che poteva contenere tremila persone e ce ne erano più di quattromila. Insieme a me, fra gli altri, c’ erano Lenzi e Merli. Quando terminò il film, il pubblico in sala non mi trattò nel migliore dei modi, proprio per il ruolo da cattivo che avevo svolto specialmente per la scena in cui davo fuoco al garage del papà di Gennarino ( il bambino “ adottato “ dal Commissario Betti ndr )
_ Cosa ci puoi dire di Umbeto Lenzi?
_ Umberto Lenzi era un grande regista, con un carattere, è vero, non dei più facili, ma con lui sapevi sempre quello che dovevi fare, ti sapeva assegnare il ruolo giusto.
_ Tu hai lavorato spesso con Maisto e Capanna: cosa ci puoi dire di loro e di altri grandi caratteristi come Pazzafini?
_ Di loro non posso dire altro che bene, sono stati la fortuna del cinema di genere italiano. Se non ci fossero stati loro, questo genere non sarebbe esistito. Avevano la capacità di ricoprire nel migliore dei modi ogni ruolo che gli veniva assegnato.
_ Avevo letto, correggimi se sbaglio, che eri amico di Maurizio Merli. Che persona era l’ attore romano?
_ Di Merli, innanzitutto, voglio dire che mi dispiace che non sia più fra noi. Poi, aggiungo che era un ottimo attore. E’ vero che fosse impersonificato con il ruolo del Commissario, ma voglio ricordare che Maurizio, anni prima, aveva recitato anche nel “ Giovane Garibaldi “, quindi un ruolo totalmente differente da quelli in cui il grande pubblico l’ ha conosciuto successivamente. Sicuramente, per quanto riguarda il suo ruolo da Commissario, era il Commissario che tutti avrebbero voluto anche nella vita reale.
_ Hai qualche rimpianto nella tua carriera, c’ è un ruolo che avresti voluto fare?
_ Purtroppo, ho più di un rimpianto: avrei dovuto lavorare in una miniserie, “ Un bambino in fuga “, di Mario Caiano, il regista di “ Napoli spara “. Proprio da Caiano fui contattato, ma purtroppo, poi, non se ne fece nulla ne’ per la prima ne’ per la seconda serie. La stessa cosa accadde per “ La Piovra “, non mi ricordo se la quarta o la quinta serie, sempre con la regia di Luigi Perelli, ma anche in questo caso, preferirono prendere altri attori. Purtroppo, si sa come vanno certe cose.
_ Ultima domanda: cosa vuole fare Tommaso Palladino da grande?
_ Ho un difetto, che una volta era un pregio: l’ essere umile e questo, forse, mi ha un po’ precluso la carriera di attore. Cosa voglio fare da grande? Voglio continuare a fare quello che sto facendo dal 1974 ad oggi, l’ attore.
Aggiungo che se Tommaso Palladino ha lavorato con gente del calibro di Giannini, Lenzi, Fulci, Caiano, Risi, Stefano Sollima, regista della Serie Gomorra, Alberto Negri e Michele Massimo Tarantini, non avrà di certo difficoltà a continuare a realizzare questo suo sogno.
Stefano Steve Bertini