Terminato il sodalizio con Umberto Lenzi, Maurizio Merli inizia a lavorare con Stelvio Massi. Il film di cui leggerete oggi sarà il terzo di sei girati assieme. In cosa si differenzia Il commissario di ferro dagli altri girati con Umberto Lenzi? In quelli di Lenzi, c’ erano molta più azione ed adrenalina con un Commissario molto più incline ad una violenza piuttosto sommaria ma sempre, ricordiamolo, indirizzata verso una sua personale giustizia; nel film di oggi, ci sono sì sparatorie, qualche scazzottata, ma il tutto sarà molto soft. Diciamo che per gli amanti di un “ Roma violenta “ o un “ Roma a mano armata “ questo film non resterà nella loro memoria ma, in ogni caso, resterà un film piuttosto godibile. Interpreti di questa pellicola sono il già citato Maurizio Merli, questa volta con la sua voce, nel ruolo del Commissario Mariani, un dignitoso Ettore Manni, alla sua quart’ ultima interpretazione prima della prematura scomparsa, il brigadiere Ingravallo il personaggio interpretato, una bella ma fredda Janet Agren, nel ruolo della moglie di Mariani, Vera, e Chris Avram, già apparso in altre pellicole quali “ Milano trema, la polizia vuole giustizia “, nel ruolo del Commissario Capo Crivelli. Le musiche, che non resteranno negli annali per la loro orecchiabilità, sono di Coriolano Gori.
Una giovane coppia viene aggredita e la ragazza, figlia dell’ Ingegner Minelli, rapita. Il padre non vuole l’ intervento della Polizia e vuole pagare il riscatto, ma Mariani, soprannominato bonariamente un po’ sì ed un po’ no da Crivelli “ il commissario di ferro “, come sempre, agisce di testa sua e riesce a liberare la ragazza insieme ad Ingravallo, uccidendo anche due sequestratori, ma facendosi scappare Bruno, detto “ il marocchino “, il capo della banda. Nel frattempo, nel tranquillo commissariato di Roma dove Mariani lavora insieme ai suoi colleghi, si presenta un ragazzo, Sergio Conforti il suo nome, dal fare un po’ strano che chiede di poter parlare in tutti i modi con Mariani, aspettandolo anche svariate ore.
Il Commissario, per cercare di distrarsi, si reca nella villa dove vive la moglie Vera, essendo i due separati, con la madre ed il figlio Claudio, il quale chiama il padre per nome ed è a lui legatissimo. Sergio Conforti, però, perde la pazienza in quella che sembrava una tranquilla domenica e prende in ostaggio la parte di Commissariato dove si trovano i colleghi di Mariani e “ spiegando “ a loro che vuole vedere Mariani per ucciderlo per vendicare il padre da lui arrestato due anni prima ed impiccatosi in carcere in attesa del processo.
Mariani è sulle tracce di Bruno “ il marocchino “ e, dopo un breve inseguimento, conclusosi in un magazzino, dopo avergli fatto sparare i sei colpi dalla pistola, con una serie di sani sganassoni riesce a riportarlo a più miti consigli e ad arrestarlo insieme alla compagna Rita. Vera e Claudio, messisi d’ accordo in precedenza con Mariani, si recano in Commissariato per andare a mangiare fuori assieme, ma li attende l’ amara sorpresa di trovare Conforti il quale, raffrontando la foto del bambino sulla scrivania del Commissario con il bambino arrivato in Commissariato, capisce che questi è il figlio di Mariani e lo rapisce, liberando tutti gli altri ostaggi. Mariani, ovviamente, vuole agire di testa sua, ma Crivelli cerca di riportare il Commissario a più miti consigli e di attendere una sicura telefonata di Conforti, che vuole parlare solo con lui, ma soprattutto vuole eliminarlo. Conforti telefona in commissariato, ma è Crivelli a rispondere, al quale il rapitore dice, se vuole rivedere il figlio, di andare dove il Commissario sa all’ ora che lui sa, stessa cosa che dirà quando riuscirà a parlargli per la prima volta. Mariani, parlando con Ingravallo, finalmente riesce a ricordare: l’ orario è quello delle 21e30, il posto è uno scalo ferroviario dove lui si recherà, sfuggendo agli uomini che Crivelli gli aveva messo alle costole.
Dopo aver rubato una macchina ad un ignaro passante ed essersi quasi cappottato, Mariani arriva al luogo dell’ appuntamento dove, ad aspettarlo, c’ è Conforti, il quale lo rimprovera di essere arrivato in ritardo di dieci minuti, dieci minuti che potrebbero essergli stati fatali per le sorti del figlio. Mariani, come impazzito, corre verso Conforti che gli spara, ma lo ferisce solamente ed il Commissario gli si getta addosso, disarmandolo. A breve distanza, si sente chiamare “ papà “, con il bambino, vicino ad Ingravallo, che esce da un vagone merci e che gli dice “ lo sapevo che saresti venuto “. E papà e bambino si allontanano, nel buio, mano nella mano e qui scorrono i titoli di coda.
Una doppia storia all’ interno del film abbastanza interessante, con qualche, anche se non in modo eccessivo, buon momento d’ azione, con un Maurizio Merli meno impulsivo e più ragionevole del solito che, cuore di padre, perde questa sua insolita calma solo, chiaramente, nel finale del film quando fa di tutto per salvare il figlio. Il finale è piuttosto scontato, ma non per questo risulta meno piacevole.