Se una preoccupazione debba pervadere la classe politica sia quella di finirla con ‘ste continue cambiarelle, da un sistema elettorale all’altro senza requie: Mattarellum, Porcellum, Italicum, ..solo per dire i più recenti, e, fissarne uno da conservare il più a lungo possibile. Così da evitare almeno, com’è successo ultimamente, di avere un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale.
Giusta la discussione se sia meglio un sistema maggioritario o proporzionale, con qualche aggiustamento per garantire la governabilità. In quanto, storicamente, è dimostrato che nessuno dei due sistemi di per se dà certezze assolute di funzionare l’uno meglio dell’altro.
Infatti, nei settanta anni di Repubblica né l’uno né l’altro hanno garantito continuità agli esecutivi, anche se nei governi succeduti si può dire che ci sia stata continuità di indirizzo.
Col proporzionale – vado a mente – fu Craxi a durare un triennio, come a Renzi è accaduto col maggioritario. Nonostante si sia trattato di un maggioritario anticostituzionale e di una maggioranza di larghe intese PD-FI – sulla cui efficacia e sulle cui prospettive future è tuttora aperto il dibattito -, il suo regista politico Giorgio Napolitano è salito di nuovo in cattedra a bacchettare pure il pupillo Renzi: “il nuovo proporzionale è un accordo extra costituzionale frutto di interessi dei suoi protagonisti” e qualora si arrivasse ad elezioni anticipate “sarebbe un danno per il Paese”.
Affermazioni, del vetusto politico, fatte pure con voce alterata, incazzato. Si potrebbe facilmente obbiettare che è stato proprio lui a “inventare” il governo Monti, approfittando della paura del default italiano a causa di pressione sui titoli di Stato che caratterizzarono l’ultimo periodo del governo Berlusconi. E su tale vicenda fiorì una concorde pubblicistica, a partire da “L’inverno di Monti” di Giulio Sapelli, mai smentito, in cui si dimostra che ci furono pressioni tedesche a indurre Napolitano a quella svolta, definita da Berlusconi un mezzo golpe.
Perciò, riflettendo sulla “abnorme” reazione di Napolitano a un dibattito sulla nuova legge elettorale, e vista la piega che pare stia prendendo verso un rapido accordo, viene spontaneo chiedersi: ma non sarà che Napolitano tema il risveglio delle masse invitate a votare quanto prima? E gli interessi di un Paese è bene che li gestiscano pochi eletti, come lui, in segrete stanze senza il coinvolgimento del corpo elettorale?
E’ pur vero che l’anziano senatore a vita spesso rimarca il timore dei “populismi”, ma, finché esisterà una costituzione, è richiesto l’interpello degli elettori, quando è necessario e, comunque, ogni cinque anni. Mese più o mese meno, a quella scadenza ci siamo arrivati. Non solo. E’ preferibile che siano regie occulte a costringere i partiti agli accordi, o non sarebbe meglio che intese di governo e di maggioranza siano il frutto di discussioni in faccia agli elettori durante una campagna elettorale?
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