{rokbox title=| :: |}images/isaccointervista.jpg{/rokbox}A pochi giorni dai 90 anni dalla nascita del Partito Comunista Italiano (fondato a Livorno il 21 Gennaio del 1921 da una ‘costola’ del Partito Socialista) abbiamo deciso di dedicare un po’ di spazio a questa ricorrenza con interventi e interviste. Nessun intento celebrativo nè tantomeno denigratorio, solo la voce di chi nel PCI ha militato, sia i volti più noti che quelli meno noti.
Il primo appuntamento è una piacevole chiacchierata con uno storico militante del PCI a Cortona, Isacco Persici, classe 1929, per gli amici ‘Giacomino’, che come vedete dalla foto qui a fianco col suo inseparabile basco ci ha riassunto la sua esperienza nel partito e i motivi che lo spinsero, ormai più di 60 anni fa, a fare dell’impegno politico uno dei frangenti più importanti della sua vita.
Isacco, sono 90 anni dalla nascita del Partito Comunista…tu quand’è che hai ‘scoperto’ la politica?
Ero giovanissimo, era appena finita la guerra e con la mia famiglia abitavo nella montagna cortonese. Lavoravamo come braccianti e ci spostavamo spesso a seconda di dove c’era il lavoro: Poggioni, San Pietro a Dame, Seano…lì arrivavano i militanti del partito, portando materiali di propaganda. Li avvicinai diventando ben presto un punto di riferimento per la distribuzione del materiale e i contatti con la gente della montagna cortonese. Presi prima la tessera della CGIL, era mi pare il 1947, poi la tessera del partito nel 1949. Dopo poco, mentre distribuivo L’Unità ad un comizio una domenica mattina, fui fermato dai Carabinieri e portato in caserma. Mi accusavano di vendere abusivamente il giornale, anzichè di darlo gratuitamente, ma più che altro volevano informazioni sul PCI di Cortona. Già di mio sapevo poco, ma anche quel poco non lo dissi. Da quella volta non ebbi più dubbi e presi con ancora più convizione il mio impegno politico.
Ma come mai proprio il PCI?
Eravamo talmente poveri che essere comunisti, lottare per una società più giusta, con la gente che vivesse in pace senza sfruttati e sfruttatori, era il nostro primo naturale pensiero. Il PCI era l’unico partito che era presente ovunque e difendeva i poveri e i deboli di fronte ai padroni e alle ingiustizie. Poi essere comunisti significava essere contro il fascismo, che per tutti noi era stato miseria, abbandono, assenza di libertà. Negli anni della guerra in montagna avevamo sofferto la fame, eravamo andati avanti per mesi a sole castagne. I pochi animali che allevavamo, in particolar modo i polli, li barattavamo in cambio di sale e altri generi di prima necessità. Non c’era nessuna speranza, il PCI ce la dava.
Di cosa ti sei occupato nel corso degli anni passati nel partito?
Dopo un po’ di tempo iniziai a lavorare come manovale, e mi trasferii a Cortona. Mi sono sposato nel 1954. Sono stato delegato sindacale nell’azienda dove lavoravo. Nel PCI iniziai a sostituire sempre più spesso Dino Nocentini, che era il responsabile stampa a Cortona. Distribuivo L’Unità la domenica mattina e a tutti i comizi e mi occupavo del rendiconto. Presto fui nominato responsabile stampa. Poi sono stato anche membro del comitato di sezione di Cortona. Insomma: le battaglie le ho fatte tutte, da quella contro la ‘legge truffa’ a tante tante altre venute dopo.
I personaggi politici di spicco, sia nazionali che locali, che ricordi con più affetto?
Ho conosciuto, negli anni, tanti dirigenti che stimavo e che mi hanno lasciato un caro ricordo. Il primo fu Togliatti, che ricordo di aver ascoltato sia ad Arezzo che a Siena nelle campagne elettorali. Poi Luigi Longo, che venne per un comizio a Camucia; Berlinguer, anche lui venne in visita nel nostro comune, Terracini, Macaluso, Pajetta e tanti altri. Dei cortonesi ricordo con affetto tutti i compagni con i quali ho lavorato insieme.
Come ti sei sentito quando il PCI ha finito la sua storia, cambiando nome?
E’ stato un momento doloroso, ma sono stato d’accordo con quella scelta
Fai ancora attività politica?
Quando ci sono le riunioni del PD, qui a Cortona, ci vado volentieri. Ma ovviamente ascolto e basta. La politica la devono fare i giovani…. c’è da portare avanti tanto rinnovamento, e c’è anche da riportare tanta gente a votare, penso che la sinistra possa vincere solo se fa quello