di FABIO COMANDUCCI
Venerdi scorso, alle 16,30 , si è svolto presso il centro convegni di Agostino, un incontro organizzato dal comune di Cortona con la Regione Toscana per presentare agli operatori del settore e ai comuni cittadini la normativa regionale che ha lo scopo di salvaguardare il paesaggio della Valdichiana con particolare riferimento alle strutture edilizie denominate Leopoldine.
Ho voluto partecipare, non certo come operatore del settore, ma come cittadino amante del proprio territorio, avendo particolarmente a cuore tutto ciò che, almeno nelle intenzioni, tende non solo a preservare ma a migliorare il territorio stesso. Delle due relazioni tenute, una da un giurista della Regione e l’altra da un architetto sempre della Regione, non ho capito un gran che, probabilmente perché, credevo inizialmente, non avevo le giuste conoscenze per comprendere una serie di articoli sciorinati dall’avvocato e una serie di slides illeggibili, propinate dall’architetto, proiettate per dare maggiore chiarezza all’argomento riguardante l’importanza del territorio della Val di Chiana e la possibilità di far rientrare tale territorio tra le “bellezze” tutelate dall’UNESCO: così almeno ho capito.
Fortunatamente sono iniziati gli interventi di architetti, imprenditori cortonesi del settore, amministratori di comuni limitrofi a quello di Cortona e allora ho capito di aver capito… perché non avevo capito.
Ho capito infatti che, come troppe volte succede a livello amministrativo, i gestori della cosa pubblica non sono in grado di risolvere i problemi ( di per sé senz’altro complessi), ma di redigere zelanti compitini scolastici per dimostrare che qualcosa si fa, ma resta tutto nell’ambito del compito scolastico ben eseguito dallo studentello, 10 al compito e 4 alla fattibilità, almeno così come proposto e come mi pare di aver interpetrato.
Mi spiego meglio. Nella mia ignoranza pensavo che, dopo una breve premessa volta ad inquadrare l’argomento, due fossero le direttrici di ragionamento. Quali finanziamenti la Regione e l’Unione Europea hanno stanziato o potrebbe stanziare per invogliare gli investitori a spendere nella ristrutturazione e mantenimento del paesaggio e delle leopoldine, quali normative di vario livello sono state emanate o sono in intenzione della regione o dello stato emanare per permettere che venga modificata la destinazione d’uso di tali strutture, diminuendo considerevolmente i vincoli attuali, pur mantenendo quelli di conservazione della antica struttura e del paesaggio circostante. Ha senso, secondo voi, mantenere la tutela assoluta su dei ruderi che, tempo pochi decenni, diverranno macerie? La antica destinazione di questi edifici, voluti dall’illuminato Leopoldo, Granduca di Toscana, non ha più ragione di esistere oggigiorno: gli agricoltori vivono in altri tipi di residenza e le famiglie sono meno numerose. Inoltre l’attività agricola e zootecnica viene attuata in modalità e con normative specifiche, assenti prima. L’aia (zona antistante la casa utilizzata per svolgere vari lavori contadini, spesso in terra battuta e luogo principale dei giochi dei bambini) non può più essere considerata come descritto, ma deve essere adattata alle nuove esigenze di transito degli autoveicoli o adibita ad altra funzione; analoga considerazione può essere estesa, per esempio, alla “concimaia”, sempre presente in queste abitazioni, a cui deve essere trovata altra destinazione quale, per esempio, una piscina, come chiaramente detto da un imprenditore di Cortona che è intervenuto nel dibattito.
In concreto, oltre alle forme di finanziamento pubblico, per noi italiani doveroso in quanto in ossequio dell’articolo 9 della Costituzione Italiana che recita che la Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, principio fondamentale dimenticato e, se non erro, non ricordato nemmeno dal giurista di cui sopra, occorrerebbe trovare forme di finanziamento privato con istituti di credito garantiti dalla Regione e da una garanzia reale rappresentata dal valore dell’immobile, di volta in volta implementata in coerenza con il valore dell’immobile stesso a seguito dei miglioramenti e restauri effettuati.
Dal punto di vista normativo e regolamentare è necessario emanare norme che, pur nel rispetto architettonico delle strutture, dia la possibilità di cambiare l’uso da abitazione agricola (non so se è così definito ) ad altro come struttura alberghiera, uffici o multi appartamenti. O moderne e attrezzate aziende agricole che rispettino i vincoli normative europei e che facciano conoscere le grandi ricchezze enograstronomiche del nostro territorio.
Se ciò è già tutto previsto, scusatemi e fatelo … se non è previsto beh… fatelo e smettiamola di fare più convegni che ristrutturazioni, come giustamente denunciato dal sindaco di Castiglion Fiorentino.