Che film è “ Uomini si nasce, poliziotti si muore “, anno di uscita 1975, con la regia di Ruggero Deodato, al suo unico poliziottesco girato, e poi regista del controverso, a dir poco, “ Cannibal Holocaust “? E’ un film crudo, forte, violento, molto giustizialista ed alla sua uscita accusato di essere qualunquista e, soprattutto, di stampo fascista, con poliziotti dall’ aspetto rassicurante, ma molto crudeli che non perdonavano chi commetteva reati. Gli interpreti di questa controversa pellicola sono il francese Marc Porel, attore che morirà prematuramente nel 1983, ufficialmente di meningite, ma più probabilmente di overdose, nel ruolo di Antonio, un poliziotto della Squadra Speciale, l’ americano di Roma Ray Lovelock, nel ruolo di Alfredo, l’altro poliziotto della Squadra Speciale, Adolfo Celi, che interpreta il loro capo, Renato Salvatori, nel ruolo di Roberto Pasquini, proprietario di una bisca clandestina e Silvia Dionisio, nel ruolo di Sonia, la segretaria del loro capo. Il film, inizialmente criticato, come tanti altri del genere, fu successivamente rivalutato ed è stato definito da Quentin Tarantino come “ uno dei più grandi titoli di tutti i tempi “.
Il film inizia con i due poliziotti in giro in moto a perlustrare le strade di Roma nel periodo del Natale. Una donna viene brutalmente scippata da due banditi in moto e trascinata per qualche centinaio di metri fino a quando non sbatte il cranio su un lampione, ovviamente morendo. Antonio ed Alfredo partono all’ inseguimento dei due per le strade di Roma, un inseguimento che dura più di cinque minuti, e per la periferia fintanto che non riescono a fermarli a modo loro: la moto dei banditi finisce dentro un camion, con uno dei banditi che muore trafitto dalla leva della frizione, mentre l’altro, morente, dopo che Antonio gli domanda ironicamente il suo nome e come stesse, viene ucciso dallo stesso Antonio che gli spezza l’ osso del collo. Prima di incontrare il loro capo, che farà finta di rimproverarli, hanno un colloquio piccante con Sonia, un colloquio molto diretto e con nessun doppio senso. Dopo la paternale del capo, Guido, un altro della Squadra Speciale, si appresta ad andare ad incontrare un informatore che gli farà trovare Pasquini, ma mentre si appresta ad andare alla macchina, viene crivellato di colpi davanti alla sua macchina da un uomo di Pasquini stesso che, poi, verrà ucciso in un’ altra scena abbastanza forte, da Antonio e Alfredo. Nella scena successiva, i due, vestiti da perfetti gentlemen, fanno visita ad una bisca di Pasquini, incendiandola, incendiando tutte le macchine presenti ed uccidendo, facendoli bruciare vivi, anche due sgherri di Pasquini, il quale, però, ha un suo informatore in un corrotto agente di polizia che gli rivela l’ esistenza di una Squadra Speciale. Antonio ed Alfredo continuano nelle loro scorribande poliziesche e, questa volta, devono liberare un’ anziana signora dalle grinfie di tre banditi, il cui capo è Ruggero Ruggerini, detto “ Er cane “, interpretato da Franco Citti, uno dei pupilli di Pasolini. I tre minacciano di uccidere la donna se non gli verrà consegnata un’ auto per la fuga: l’ auto arriva, ma su suggerimento dei due poliziotti, arriva anche un elicottero che distrae i tre banditi che sono costretti a tornare nella villa, dove Antonio fa irruzione con la moto ed insieme ad Alfredo uccide i tre, mettendo, però, a repentaglio, la vita della donna e, qui, scatta il solito rimbrotto scherzoso del loro capo che, pur non approvando i loro metodi, in qualche modo li giustifica, coprendoli continuamente. Intanto, Pasquini fa pestare a sangue Proietti, un giocatore, perché, messo alle strette dalla polizia, aveva fatto qualche nome di troppo. Una scena davvero cruenta, poi parzialmente tagliata, è quella in cui Pasquini leva l’ occhio a Proietti. Il regista, Deodato, avrebbe voluto trasmettere questa scena per intero con il tacco di Pasquini che schiacciava l’ occhio a terra, ma la censura vietò di trasmetterla. Prima di mandare Alfredo ed Antonio a casa della sorella di Pasquini, accudita da una donna, il capo riceve la segnalazione di una prossima rapina che sarà compiuta dai cugini Rico; ordina, tassativamente, ai due di non recarsi sul luogo della rapina, intenzionato a mandarci gli uomini della Mobile ma, “ casualmente” , su un taccuino riporta ora e luogo della rapina, come a far intendere “ se ci andate voi è meglio “, cosa che i nostri fanno, eliminando in un batter d’ occhio, con pistole munite di silenziatore, i cinque componenti la banda. Dopo aver compiuto questa ennesima impresa, i nostri vanno a far visita alla sorella di Pasquini, Lina, ottenendo poco come informazioni, ma “ divertendosi “ con la ragazza, interpretata da Sofia Dionisio, sorella di Silvia. Qualche perplessità inizia ad avanzarla il loro capo che li convoca in ufficio, domandandosi come due come loro possano fare i poliziotti e non affidandogli altre missioni se non quella di occuparsi del biscazziere. Antonio ed Alfredo si recano, così, alla bisca di Fregene dove, senza perdere il loro sadismo, torturano due uomini di Pasquini, ma senza, questa volta, ottenere informazioni. A bordo di un autobus di linea, poi, Pasquini si fa descrivere minuziosamente dalla donna che accudisce la sorella i due della squadra speciale; incontra, poi, il poliziotto corrotto che, però, non può più aiutarlo essendo stato trasferito a Iesolo, ma Pasquini gli dice che finchè non gli trova quei due, non può chiudere. Intanto, i nostri eroi si divertono a fare del tiro al bersaglio a delle lattine in un posto, probabilmente una ex cava, nota solo a loro, ma vengono rintracciati da quattro ceffi di Pasquini ma, ad uno ad uno, vengono fatti fuori. L’ importante, adesso, per il loro capo, è cambiare casa e non andare più in commissariato e poi prendere Pasquini prima che lui prenda loro, aggiunge Antonio. Ad un cinodromo, trovano una loro vecchia conoscenza che gli fornisce un po’ di informazioni, odiando lui Pasquini; così, Antonio ed Alfredo vanno a trovare Proietti, il giocatore a cui il biscazziere aveva levato un occhio e, dietro la ricompensa di un milione, si fanno dire dove Pasquini si trovi, tendendogli una trappola.
Scene finali: Proietti va a trovare Pasquini alla sua barca, dovendogli portare mezzo milione frutto di precedenti scommesse non pagate, ma un suo uomo gli dice di tornare più tardi, non trovandosi il boss sul posto, cosa non vera. Insospettendosi di una falsa giocata fatta da due siciliani fatta al Tufello, luogo dove Pasquini è proprietario di una bisca, quest’ ultimo fa convocare Proietti al molo a Fiumicino alle tre del pomeriggio dove lui si reca insieme ai due poliziotti, ma Pasquini non c’è ed i nostri aspettano in barca non sapendo, per la prima volta, quali pesci pigliare. Pasquini ed un suo sgherro sono nascosti in una baracca poco lontana, pronti a far saltare la barca ma, proprio quando per i due poliziotti sembra finita, dal nulla spunta il capo che fa fuori Pasquini ed il suo uomo. I due escono dalla barca, vanno verso la baracca e vedono il loro capo che gli intima di abbassare le pistole, avendo già risolto tutto lui. La barca viene fatta saltare in aria e qui scorrono i titoli di coda.
Nel complesso, nonostante l’ eccessiva violenza o forse proprio grazie a quella, una buona pellicola. Ottima l’ interpretazione di Renato Salvatori, eccellente quella di un ironico anche se poco credibile come severo capo della Squadra Speciale, Adolfo Celi; rivedibili, Marc Porel e Ray Lovelock, quest’ ultimo molto meglio in “ Milano odia la polizia non può sparare “. Notevole, la scena iniziale dell’ inseguimento in moto, un po’ troppa violenza in certe scene, soprattutto da parte dei poliziotti, e quindi per questo il film è stato accusato di fascismo, ma si sa che Deodato, ex marito di Silvia Dionisio, in questo è un maestro del genere.
Stefano Steve Bertini