Del 1975 è “ La polizia interviene: ordine di uccidere! “ , un poliziottesco con alcuni picchi di qualità in un contesto di medio livello, dove anche in questo caso, però solo verso la fine, ritroviamo la figura del poliziotto giustiziere che, colpito nei suoi affetti personali, non esiterà ad impugnare le armi al di fuori della legge. Protagonisti di questa pellicola sono Leonard Mann, il cui vero nome è Leonardo Manzella, protagonista di trentaquattro film di vario genere in carriera, nel ruolo del Capitano Mario Murri, James Mason, che interpreta il Senatore Leandri, Fausto Tozzi, nel ruolo del Brigadiere Costello, Stephen Boyd, nell’ ambiguo ruolo del finanziere e faccendiere Lanza, ed in due ruoli all’ apparenza secondari ma che tali non erano, Enrico Maria Salerno e Franco Interlenghi; regista, Giuseppe Rosati, musiche non banali di Paolo Vasile. Il film, visto il periodo in cui è stato girato, tratta, seppur non esplicitamente, di un colpo di stato volto a sovvertire l’ ordine democratico, come alcune delle pellicole dell’ epoca.
Il film, dopo qualche scena di contorno iniziale, inizia con il rapimento dell’ industriale Lombardi da parte di due finti Agenti della Guarda di Finanza, al cui inseguimento si portano due agenti di Murri ai quali, però, viene teso un agguato nel quale vengono barbaramente uccisi. Il Commissario sospetta fin da subito che dietro questo rapimento ci sia qualcosa di grosso ed espone la sua tesi al collega ed amico Costello, col quale si allena a karatè. La fidanzata di Murri, Laura, è stanca di questa vita, è preoccupata, vorrebbe fare una vita normale, ridere come fanno alcuni avventori di un ristorante dove si sono recati e dove Murri trae qualche informazione sul rapimento di Lombardi. All’ uscita dal ristorante, Murri si trova a dover fronteggiare quattro delinquenti che hanno appena rapinato e malmenato una coppia di turisti stranieri; la fidanzata Laura chiama la polizia mettendo in fuga i banditi, ma lamentandosi ancora col suo Commissario, avendo visto in lui, quando picchiava i quattro, quella cattiveria tipica dei banditi. Il giorno dopo, viene ricevuto dal Senatore Leandri, il quale promette un aiuto economico per le famiglie degli agenti uccisi raccomandando, altresì, a Murri, di non intraprendere iniziative personali. Pochi istanti dopo, fa la sua comparsa il bieco Lanza, il quale, si scoprirà poi, sembra avere una relazione con Leandri. Motivo della visita? Sicuramente, il rapimento di Lombardi. Intanto, Murri si incontra con una sua amica ed informatrice, Gloria, la quale sembra innamorata di lui ma, dopo che escono dalla garçonniere di lei, viene fatta esplodere la sua macchina, con i due che si salvano per miracolo e lei che lo manda a quel paese preoccupandosi di quello che dovrà dire al marito riguardo alla macchina esplosa. Uno degli attentatori è uno dei delinquenti che avevano ucciso i due agenti all’ inizio del film e che studia, si fa per dire, da seminarista. All’ interno di un locale, dove vede Lanza, Murri telefona alla fidanzata Laura nel cuore della notte dichiarandole, se mai ce ne fosse stato bisogno, il suo amore. Murri, la mattina dopo, riceve una telefonata in ufficio dal Brigadiere Colombo, Franco Interlenghi l’ attore che lo interpreta, che gli annuncia la liberazione di Lombardi a poco più di tre giorni dal suo rapimento: un rapimento, in verità, molto strano per il quale sembra che siano stati pagati tre miliardi, ma un rapimento che Lombardi stesso, su suggerimento del suo avvocato, smentisce anche davanti al Commissario ed al Brigadiere, con Lombardi che ha poi un moto di rabbia verso l’ avvocato per non aver potuto raccontare la verità. Murri torna in Commissariato dove Costello gli domanda come procedano le indagini. Intanto, Lanza convince Leandri a dare una “ promozione “ a Murri, trasferendolo lontano da Roma; Murri rifiuta la promozione dichiarando poi a Laura le sue dimissioni dalla Polizia, di cui dovrà, però, rendere conto al Ministro, di cui nel film non si sa il nome, interpretato da Enrico Maria Salerno, il quale vuole sapere la verità, ma quella di Murri che dopo aver affermato di dimettersi per non meglio precisati motivi di salute gli riporta la versione di un possibile colpo di stato finanziato da questo rapimento ma non solo. Al finto seminarista, gli agenti di Murri rubano la borsa dove si trova materiale interessante. Ormai si gioca a carte scoperte e Lanza ordina a Leandri di far uccidere il Commissario, Leandri si oppone, ma ormai non si può più tirare indietro. Murri si incontra con Laura ad un bar e dopo una discussione in cui lei gli manifesta la volontà di lasciarlo, i due escono a breve distanza l’ una dall’ altro, ma nel mentre arriva una macchina dalla quale vengono esplosi colpi di una mitraglietta che colpiscono, però, Laura, la quale muore dopo un intervento chirurgico; molto toccante la scena in cui lui entra in camera, lei fa per porgergli la mano ed un istante dopo muore. Da qui scatta la rabbia incontrollabile del Commissario che prima uccide Lanza con un colpo di pistola alla testa, poi incontra il falso seminarista dal quale si fa dire, con le dovute maniere, chi fossero stati i rapitori di Lombardi e gli assassini di Laura; recatosi sul posto, una casa isolata in campagna, compie una vera e propria strage. Avendo, poi, capito che anche il Senatore Leandri era coinvolto nell’ organizzazione, pur essendo una pedina minore, si fa rilasciare dallo stesso, quando questi stava per fuggire via, una dichiarazione scritta in cui riporta nomi e cognomi e, sorpresa, fra coloro che stavano preparando il colpo di stato, c’ era anche il suo amico Costello.
Scene finali: Murri, ormai fuori di sé, si reca da Costello, il quale, inizialmente, fa finta di niente, ma poi confessa che era pronto un golpe che distruggesse il sistema marcio che si era venuto a creare, dicendogli anche che l’ uccisione di Laura non era prevista, ma adesso si troverà costretto ad uccidere anche lui; ma, mentre sta per premere il grilletto, da fuori viene ucciso da Colombo. Murri depone pistola e tesserino da poliziotto ed il portafortuna che lo stesso Costello gli aveva regalato nelle mani di Costello stesso, e Colombo gli ricorda le parole che il Commissario aveva pronunciato qualche tempo prima: “ Meglio un brutto processo che un bel funerale “. E qui, dopo pochi istanti ,con il Commissario che si avvia nel buio con i suoi pensieri, si chiude questo, nonostante tutto, buon film, con un’ interpretazione breve ma intensa di Enrico Maria Salerno, non malvagia di Leonard Mann e sicuramente migliore di Fausto Tozzi, con un Interlenghi sì sul viale del tramonto ma ancora in grado di offrire una buona prova, come Mason e Boyd. La trama, in certi tratti, un po’ piatta, si rifà in un finale piuttosto amaro.
Stefano Steve Bertini