Essendo in questi giorni ricorso il trentennale della scomparsa di uno dei maggiori interpreti del genere poliziottesco, il mai troppo apprezzato Maurizio Merli, oggi non potete non leggere di questo film, l’ ultimo della trilogia del Commissario Betti, “ Italia a mano armata “, anno di uscita 1976, con la regia di Franco Martinelli, alias Marino Girolami e le musiche super coinvolgenti di Franco Micalizzi. Italia a mano armata completa la trilogia, come scritto, del Commissario Betti, dopo Roma Violenta e Napoli Violenta. Oltre al già citato Maurizio Merli, protagonisti di questa pellicola sono Raymond Pellegrin, nel ruolo del Commissario Arpino, John Saxon, nel ruolo del cattivo di turno, ossia Jean Albertelli, un cattivissimo e psicopatico Sergio Fiorentini, nel ruolo del bandito Mancuso ed una bella Mirella D’ Angelo, Luisa il personaggio da lei interpretato.
Torino, Milano e Genova sono le tre città in cui hanno luogo le vicende di questa interessante pellicola poliziottesca, con almeno un paio di inseguimenti da antologia, alcune morti efferate ed anche un po’ di sentimento che non guasta mai.
Il Commissario Betti si trova a Torino e poco dopo aver giocato a calcio con alcuni ragazzini, si trova a dover fronteggiare due casi quasi in contemporanea: una rapina in banca ed il rapimento, da parte di quattro banditi, di sei bambini, rapimento dietro al quale sembra ci sia Jean Albertelli, nemico giurato di Betti. Per quanto riguarda la rapina in banca, i banditi avevano una complice che si era finta ostaggio e, così, riescono a farla franca. Grazie, successivamente, ad una telefonata intercettata di uno dei rapitori, Betti riesce a risalire al loro nascondiglio, nella periferia di Milano, in una casa abbandonata. In più, uno dei rapitori, Mancuso, una scheggia impazzita, violenta una ragazza la quale, però, riesce a scappare e a denunciare l’ accaduto. Betti, con il suo fedelissimo Ferrari, ed Arpino, arrivano sul luogo dove i bambini sono tenuti prigionieri, ma i banditi non cedono ed anzi, per dimostrare che fanno sul serio, buttano fuori il corpo esanime di uno dei bambini dopo aver esploso dei colpi, anche se il bambino era già morto, ma la Polizia questo non lo sa, bambino che era il fratello di Luisa, ora rimasta sola e che, disperata, si getta fra le braccia del Commissario. I bambini vengono poi liberati tutti tranne una, ma Betti si offre come ostaggio al posto di questa, viene portato via dai rapitori e poi gettato, bendato, dall’ auto in corsa, ma si salva con qualche escoriazione ed una lussazione ad una spalla; il dolore è, però, alleviato dalla visita di Luisa. Una seconda rapina, con le stesse modalità della prima, viene compiuta dagli stessi banditi, ma Betti intuisce il trucco e non si fa intimorire dalla minaccia di uccidere un ostaggio, in quanto sua vecchia conoscenza e complice dei banditi. Un mariuolo, Raffaele Cacace, interpretato da Toni Ucci, dedito a qualche truffa e poco più, dopo che viene salvato dal carcere da Betti ed al quale promette riconoscenza eterna, viene ingaggiato come autista da Jean Albertelli, il quale è in procinto di preparare qualcosa di grosso con alcuni pezzi grossi, i quali, però, sono piuttosto impazienti. Nel frattempo, un informatore di Arpino, Fabbri, viene spietatamente ucciso dai rapitori dello scuolabus, Torri, Luzzi e Rocchi ma non Mancuso, che già era stato da loro fatto fuori, bruciato insieme alla sua macchina. Torri e Luzzi vengono rintracciati e dal mercato ortofrutticolo di Milano fino ai Navigli scatta uno degli inseguimenti più avvincenti della storia del poliziottesco, con una Cinquecento che viene speronata e buttata in acqua, con Betti che, nonostante si trovi sulla corsia opposta, rischia la propria vita attraversando i binari con un treno in manovra in arrivo ed alla fine, sparando alla macchina dei due in fuga, riesce a fermarli, non risparmiando ad uno dei due una buona dose di sganassoni fuori e dentro al Commissariato, ma i due negano, allo sfinimento, di conoscere Albertelli. Il terzo rapitore, Rocchi, nel tentativo di scappare, va a sbattere con una macchina rubata contro un albero, morendo sul colpo, con Betti che, sotto i baffi, non nasconde la sua soddisfazione. Lo stesso Betti viene a sapere che Albertelli si trova a Genova ed allora si reca nel capoluogo ligure per cercare di incastrarlo, ma il delinquente ha pronta la trappola: gli manda incontro, all’ ingresso del club nautico, un tossico ormai fuori di testa, il quale gli spara, ma Betti evita il colpo e lo uccide, ma Albertelli si precipita fuori e la pistola sparisce, così il nostro Commissario viene messo in carcere dove, fra le altre cose, sfugge anche ad un tentativo di uccisione,organizzato dallo stesso Albertelli. Betti, anche in carcere, riceve la visita di Luisa e, poco dopo, esce ed insieme ad Arpino organizza un piano per incastrare, una volta per tutte, il bandito milanese, con l’ aiuto, anche del mariuolo Cacace. Albertelli viene investito, volontariamente, da una moto e ricoverato in ospedale dove perde totalmente la cognizione del tempo. Risvegliandosi, convinto che ormai sia il giorno in cui deve concludere i suoi sporchi traffici, dice a Cacace di avvisare i suoi “ amici “che dovrà ritardare la conclusione dell’ affare.
Nelle scene finali, al porto di Genova, vediamo due dei tre “ amici “ di Albertelli cadere sotto i colpi di Betti e di un agente, mentre il terzo, dopo il solito bellissimo inseguimento attraverso i vicoli di Genova riesce a scappare e, dopo aver fatto tendere una trappola ad Albertelli che, nel frattempo si era reso conto di essere stato fregato ed era scappato dall’ ospedale, lo uccide con una sventagliata di mitra, ma viene poi fermato all’ aeroporto. Intanto, Arpino, investito dalla macchina del terzo fuggiasco, resta paralizzato, con Betti che va a trovarlo in ospedale rassicurandolo che tornerà a camminare, mentre il commissario milanese gli raccomanda di pensare al proprio futuro. Betti, uscendo dall’ ospedale, sta per incontrare Luisa, ma in un fotogramma in bianco e nero lo si vede raggiunto da una sventagliata di mitra alle spalle ed il film così si conclude. Conclusione reale o immaginaria come fu in “ Roma violenta “?. Io, che sono per il lieto fine, propendo per la seconda ipotesi.
Con questo film, si chiude la trilogia del Commissario Betti. Anche quest’ ultima pellicola non ha niente da invidiare ai precedenti due film della trilogia, con azione, inseguimenti, sparatorie, morti cruente e quel pizzico di sentimento che era mancato nelle altre due con il finale che lascia l’ amaro in bocca, ma sarà stato vero o immaginario? Ad ogni buon modo, per gli amanti del genere, un gran bel vedere. Buona visione.